“Homo Googlis”, il libro che parla della nuova specie umana

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Nell’intervista di oggi abbiamo chiesto a Gianni Dell’Aiuto di cosa parla il suo libro, dedicato alla nuova specie e che ci riguarda un po’ tutti: l”Homo Googlis”…

Buongiorno da Maria Luisa Barbarulo, nello spazio Social di Men’s Life. Oggi ho il piacere di avere con noi l’avvocato Gianni dell’Aiuto. Buongiorno Gianni!

Buongiorno Maria Luisa, buongiorno a tutti coloro che ci stanno ascoltando.

E buongiorno infatti a tutti coloro che ci ascoltano e a tutti i nostri follower.

Ho inviato qui Gianni oggi non solo perché è un caro amico ma perché essendo avvocato ha scritto un libro che si chiama Homo Googlis e tratta un tema decisamente interessante. Pertanto Gianni lascio a te la parola. Che cosa vogliamo dire ai nostri utenti a riguardo?

Che tratta di tutti noi. Volenti o nolenti siamo un po’ tutti Homini Googlis. Viviamo quest’epoca della rivoluzione digitale esattamente nel modo opposto di come ha fatto l’Homo Sapiens, che è uscito dalle caverne per andare incontro ad una nuova vita, dalla Preistoria in poi. E noi come uomini Googlis ci facciamo consegnare a casa la rivoluzione digitale.

La Pandemia ha probabilmente ha solo anticipato i tempi ma ormai siamo persone a cui piacciono le comodità e le troviamo tutte sul nostro cellulare con un semplice click.

Non è un Homo Tecnologicus o un Homo Digitalis. Vorrebbe dire in questo caso avere un po’ di conseguenze, l’Homo Googlies è l’utente tipico distratto tipico della Rete.

Quello che le statistiche mi dicono fa oltre il 90% delle sue ricerche online, sulla pagina di Google e si ferma alla prima metà della prima pagina di Google. Con tutte le conseguenze che ciò ha portato nel cambio dei comportamenti anche con conseguenze piuttosto gravi, a cominciare dall’insorgere di malattie vere e proprie, patologie che non esistevano prima di internet e prima di Google.

Certo, ma non solo. Anche il fatto di essere condizionati da quei 4, 5 risultati, senza sapere che quei risultati possono essere sponsorizzati e non essere dei risultati “organici”.

Sono sponsorizzati, non sono organici!

Quei risultati che giungono è pubblicità mirata, che noi stessi abbiamo richiesto, nel momento in cui abbiamo iniziato ad usare il nostro cellulare.

Forse prima non ce ne rendevano conto che autorizzavamo a fare di tutto il possibile con i nostri dati, a cominciare dai “Like”, dai “click” dalle amicizie, dalle preferenze…

In realtà quando noi digitiamo una qualsiasi parola per la ricerca, si scatena un’asta fra tutti coloro che vogliono offrirci quel prodotto. Real Time Beating, si chiama.

Arriva come primo risultato della ricerca proprio quello che noi pensiamo sia il prodotto ideale. Invece è quello che è stato profilato esattamente su di noi. E perché tutto ciò? Diciamolo subito. Chi è l’Homo Googlis? E’ prima di tutto un bugiardo! Mi dispiace, ma lo dico prima di tutti di me, di te che sei una carissima amica, e poi di tutti quanti i nostri ascoltatori, perché ogni giorno tutti noi diciamo almeno due, tre volte, la stessa bugia: rispondiamo di si alla domanda se abbiamo letto, compreso e accettato le condizioni di contratto e di navigazione del sito.

E’ vero!

Ora, chi si è letto tutte quelle pagine di “legalese”? E lo dico da avvocato. Chi è senza peccato scagli il primo mouse!   

Hai assolutamente ragione. Io penso nessuno! Forse una persona su 7 miliardi! . Quel che mi stai dicendo, facendo il mio mestiere lo avevo compreso, in realtà è importante che noi comunichiamo ai nostri utenti che si stanno in qualche modo consegnando mani e piedi. Perché prima se non altro avevamo il diritto di spegnere il televisore, o di alzarci e di fare la qualunque mentre c’era la pubblicità, adesso la subiamo di continuo senza rendercene conto.

Quando ci dicevano su Facebook “Iscriviti, è gratuito e lo sarà sempre”, in realtà abbiamo pagato con i nostri dati personali.

Certo!

Ci sono delle sentenze che lo hanno stabilito, infatti adesso la prima pagina di Facebook non c’è più scritto “è gratuito”.

Certo!

E tutto ciò lo vediamo in tutti i siti quando siamo inondati di pubblicità. Ci tocca pagare, per avere le versioni “premium” per non avere la pubblicità.

Vero adesso c’è questa tendenza e comunque anche nelle versioni Premium ti profilano ugualmente.

Secondo te come possiamo difenderci come utenti?

(Sospira)

Ti guardo sconsolato!

Non possiamo difenderci, perché viviamo 24 ore connessi!

Non mi dite bugie, questa volta: qual è il primo gesto che facciamo al mattino appena svegli? Non è più andare in bagno, ma se ci andiamo ci andiamo con il cellulare e controlliamo le notizie, le notifiche, chi ci ha mandato il messaggio, i gruppi di WhatsApp che sono peggio delle pandemie.

Ci vuole consapevolezza, per noi, perché Internet è un’arma. Per Internet qualcuno è morto. Sono morti quei bambini per le sfide su Tik-Tok. Ma sono morti anche degli adulti, perché qualcuno ha rifiutato la chemioterapia perché voleva curarsi il cancro con limonate e clisteri di caffè. Sono tutte storie vere.

Purtroppo si!

Umberto Eco quando disse che i Social hanno dato la possibilità di parola a legioni di imbecilli, si è fermato a metà. Oggi queste legioni di imbecilli hanno più mezzi di Rupert Murdoch, perché possono usare tutti i Social possibili, diffondere il loro verbo, a persone, che dicono “Io intanto condivido, non si sa mai!”.

Stiamo usando un’arma senza le istruzioni per l’uso e senza una licenza di porto d’armi.

Chiaro! Infatti, forse sarebbe opportuno che nelle scuole ci fosse proprio una materia per imparare a cercare nella Rete, anche per imparare a gestire le informazioni che andiamo fornendo, Perché ormai è diventata una necessità. Anche perché se noi che siamo di un’altra generazione, soprattuto quando si parla di essere “nativi digitali”, come nel nostro caso “Immigrati digitali” è chiaro che noi veniamo con un’altra preparazione, e quindi magari qualche domanda in più ce la facciamo. Ma chi è nato dopo il 2000 probabilmente tante domande non se le fa perché non ha gli strumenti per potersele fare.

Non ha gli strumenti e la consapevolezza. Pensa oggi raccontare Cappuccetto rosso e Hansel e Gretel ad un bambino di 5, 6 anni. A metà penso che mi interrompa e dire “Ma perché non può chiamare mamma e papà con il cellulare?”.

Esatto!

Perché non si rendono conto che esisteva una realtà senza cellulari, senza troppi canali televisivi, e ora connessi h24 si corrono determinati rischi. Nelle ricerche che ho fatto per il libro, esistono chat dove si può entrare per parlare con assoluti sconosciuti e alla domanda “Quanti anni hai?”, “24!” ti rispondo “Sei vecchio, che cosa ci fai qui!”.

Quindi dobbiamo badare anche a questo cose dei nostri figli e dei nostri nipoti. Al tipo di frequentazioni che hanno attraverso i loro canali Social. Che possono essere un’arma a loro danno.

Chi c’è dall’altra parte dello schermo?

Non lo sai…

In questo momento tu ed io abbiamo la faccia. Se ci fosse un anonimo, posso dire di essere un bambino di 12 anni e invece sono il vecchio di 80 e rotti.

Questo è vero.

Qualche tempo fa mi hai detto una frase molto interessante, a proposito della rivoluzione resa possibile da Google.

30 e passa secoli per l’Homo Sapiens e Google è del 1997, 98 e poi è arrivato Facebook che ci ha insegnato un nuovo modo di connetterci. In meno di 25 anni ci siamo trasformati in Homini Googlis. Per carità, è una comodità per tutti noi, se la sappiamo usare bene, ma hanno cambiato l’umanità.

Sicuramente, hanno cambiato tutti quanti noi.

A Madre Natura sono occorsi millenni, a loro 25 anni. E’ vero che hanno lavorato su un terreno fertile di persone come noi, che volevamo la velocità, la comodità, il tutto pronto. Però siamo arrivati, ne parlo nel libro, alle conseguenze di prendere per oro colato il primo risultato della ricerca. Una volta si diceva “Lei non sa chi sono io!”. Adesso la risposta è “Si informi in Rete!”.

Una cosa che noi stiamo sempre più riscontrando, affiancando con l’altro portale, femminile, VediamociChiara, con la casse medica, è che sempre più spesso i medici si sentono dire “Allora, io ho questo! Ho guardato su Internet ed ho scoperto di avere questo”. Senza avere la minima consapevolezza di quel che uno realmente ha (sintomatologia, caratteristiche…). E questo, dal punto di vista della salute è un danno gigantesco.

E non lo dire a noi, che quando arrivano negli studi degli avvocati, che dopo che gli ho spiegato che la sua causa è improponibile. “No avvocato, su Google ho letto che…”.

Ormai siamo tutti avvocati, dottori, architetti, ingegneri…

Io li definisco i tuttologi del web.

E nel libro, prendendo spunto dal Manzoni, per chi ricorda il personaggi di Don Ferrante che voleva pontificare su tutto. Ma definisco l’Homo Googlis in maniera feroce, qualcuno mi ha detto che è corretta, ma lo chiamo “Il quinto a briscola”. Quel gioco dove si gioca in 4 dove 4 persone si sfidano. Ma nel bar c’era sempre, quello in piedi, che non giocava, vedeva le carte degli altri, e alla fine dava la sua opinione non richiesta.

Certo!

Dove possiamo trovare “Homo Googlies”?

Nelle librerie. Edizioni Efesto. Ringrazio Alfredo Catalfo, l’editore che ha creduto in me. Sol suo sito e online, si trova tranquillamente.

Troverete qui sotto l’indirizzo del sito dove è possibile acquistare questo libro.

Gianni io ti ringrazio a nome della comunità di Men’s Life.

Per queste piccole informative che ci hai dato, spero di rivederti presto su questi schermi e magari anche dal vivo. Speriamo!

Ti aspettiamo online!

Grazie Maria Luisa e grazie a chi ha avuto la pazienza di ascoltarmi, e grazie ancora di più a chi comprerà e leggerà il libro.

Ciao a tutti! Buon venerdì!

Grazie!

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Redazione di Men’s Life

Take Home Message – “Homo Googlis”, il libro che parla della nuova specie umana
Nell’intervista di oggi abbiamo chiesto a Gianni Dell’Aiuto di cosa parla il suo libro, dedicato alla nuova specie e che ci riguarda un po’ tutti: l”Homo Googlis”…

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Ultimo aggiornamento: 26 marzo 2021

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