Siamo figli delle stelle, la nostra vera dimora è l’Universo infinito e tutte le sue galassie. Siamo l’essenza dei pianeti, degli astri, degli sconvolgimenti cosmici. Siamo stati generati da esplosioni stellari, le supernove, e concepiti da una pioggia di meteoriti.
Così, con la grazia dell’esattezza degli eventi, è rappresentato il vero miracolo della nostra esistenza, violento e inesorabile nella composizione degli elementi. Divino nella sua dogmatica imperscrutabilità, scientifico nell’irrefrenabile ricerca della scoperta.
Le nostre origini sono talmente lontane e dimenticate che non basteranno millenni per svelarne tutti segreti.
Eppure l’Universo non ha mai smesso di inviarci i suoi segnali di vita che le civiltà hanno assimilato e trasformato in leggende.
Nella mitologia egizia, dall’oceano primordiale espressione del caos, emerse una collina sulla quale il dio creatore Atum, personificazione della sostanza di cui era fatto il mondo, generò se stesso e dall’unione con la sua stessa ombra nacquero l’aria (Shu) e l’umido (Tefnut), i quali a loro volta crearono la terra (Geb) e il cielo (Nut).
«Io sono Atum, il creatore dei primi dei. / Io sono colui che diede alla luce Shu. / Io sono il grande lui-lei. / Io sono colui che fece ciò che mi parve buono. / Io presi posto nello spazio del mio volere. / Mio è lo spazio di coloro che si muovono.»
A Eliopoli, sulla collina primigenia, dove cadevano i primi raggi del sole nascente, fu eretto il tempio nel quale fu venerata la sacra pietra conica che, secondo alcune teorie, non era altro che un meteorite composto di siderite, metallo di colore giallo-bruno, caduto sulla terra in epoca preistorica.
È dal cielo che arrivano le risposte al nostro anelito di vita, dallo spazio infinito che sembra fisso e immutabile, ma che in realtà è pulsante e generatore.
Bennu, l’asteroide traghettatore di vita, che vaga all’interno del Sistema Solare da almeno 100 milioni di anni, e che adesso ruota intorno al sole, è ricco di silicati idratati e di magnetite, elementi che per formarsi devono entrare in contatto con l’acqua liquida.
Gli asteroidi e le comete sono i residui del processo di formazione del Sistema Solare e quello che gli scienziati vogliono capire e se siano stati proprio loro ad aver contribuito alla nascita della vita sul nostro pianeta.
Per questo la Nasa ha inviato una sonda, la Osiris-Rex, che dopo quattro anni ha abbordato l’asteroide prelevandone un campione. Si cercano tracce di molecole organiche, catene di carbonio legate a idrogeno e ossigeno ad esempio, segnali inconfutabili di vita elementare. Eppure non c’è vita senza la morte.
Pur essendo molto improbabile una collisione con la terra, fin dalla sua scoperta nel 1999 Bennu è stato inserito nella lista degli asteroidi potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta. Lo scontro sprigionerebbe una energia cinetica pari a 1200 megatoni. Solo per avere un’idea l’energia generata dalla bomba atomica sganciata su Hiroshima fu di 0,015 megatoni.
Secondo i calcoli, tra il 2175 e il 2196, le probabilità di impatto non superano lo 0,037%, ossia abbiamo il 99,96% delle probabilità di salvarci. Un bel sospiro di sollievo, per adesso.
È sulla pietra conica, l’asteroide caduto dal cielo in epoca preistorica, che gli Egiziani credevano vivesse il Benu, l’uccello mitologico consacrato al dio Sole (Ra), simbolo della vita dopo la morte. In epoca più recente, durante il Nuovo Regno, venne identificato con l’airone cenerino, manifestazione di Osiride dio dell’agricoltura, ma anche della morte e dell’oltretomba, il cui riapparire appollaiato sulle piccole isole di pietra del Nilo, dopo la periodica inondazione fecondatrice della terra, preannunciava la nuova stagione di ricchezza e di buoni raccolti.
Post fata resurgo (“risorgo dopo la morte”).
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