Un chilo e mezzo di cellule nervose, 4 miliardi di anni di evoluzione. Il nostro cervello porta ancora stratificata dentro di se la storia della vita. Istinti, emozioni, strutture arcaiche e recenti si intrecciano e si sovrappongono e determinano il nostro comportamento. (Piero Angela, La macchina per pensare)
Nei vertebrati, il cervello è l’organo più complesso del corpo.
Contiene infatti tra i 15 e i 33 trilioni di neuroni interconnessi e, oltre a essere la centrale operativa della coscienza individuale e delle decisioni inconsapevoli, esercita un controllo centralizzato sull’intero organismo.
Per capire come mai sentimento e ragione entrino in conflitto tanto facilmente, bisogna considerare il modo in cui si è evoluto il cervello umano, che con il suo chilo e mezzo di cellule e umori nervosi ha dimensioni circa triple rispetto a quello dei primati non umani, ossia dei nostri cugini più prossimi dal punto di vista filogenetico.
Nell’arco di milioni di anni di evoluzione, il cervello ha sviluppato i suoi centri superiori elaborando e perfezionando le aree inferiori, più antiche.
In qualche modo, la crescita del cervello nell’embrione umano ripercorre a grandi linee questa traiettoria evolutiva.
Dunque, schematicamente, possiamo distinguere tre formazioni anatomiche, disposte a cipolla: il cervello Rettiliano, il cervello Mammifero (sistema limbico) e la neocorteccia.
Il primo corrisponde al cervello dei rettili, il più antico (si è evoluto più di 500 milioni di anni fa), sede degli istinti primari e di funzioni vitali come per esempio il controllo del ritmo cardiaco e respiratorio;
Il secondo (comparso da 300 a 200 milioni di anni fa) corrisponde al cervello dei mammiferi, specie di quelli più antichi, coinvolto nell’elaborazione delle emozioni (questo spiega molti comportamenti “quasi umani” degli animali);
Il terzo, più recente (comparso circa 100 milioni di anni fa), è esclusivo dei primati ed è sede di tutte le funzioni cognitive e razionali.
In pratica, il nostro cervello contiene al piano di sotto un animale.
Grazie al cervello rettiliano prendiamo molte decisioni inconsapevoli con l’intento di soddisfare i nostri bisogni più elementari;
Senza dimenticare la partecipazione anche di strutture proprie del sistema limbico (come la ghiandola amigdala).
Inoltre, negli umani, le decisioni istintive ed emotive sono largamente influenzate dalla neocorteccia: in pratica abbiamo due menti, una che pensa, l’altra che sente.
Nella maggior parte dei casi, queste due menti operano in grande armonia e le loro modalità di conoscenza, così diverse, si integrano reciprocamente per guidarci nella realtà.
Se però, a causa delle nostre esperienze passate, avviene un vero “colpo di stato” da parte di uno dei tre, che tende a soffocare gli altri, si possono manifestare molte malattie psicosomatiche, a cui tentiamo di ovviare ricorrendo a farmaci ansiolitici, antidepressivi, antiacidi o alla psicoterapia con lo scopo di acquisire consapevolezza e armonizzare le parti inespresse o ipertrofiche.
Questo organo (uno e trino) influenza dunque tutti i nostri comportamenti.
Da persone che vivono nel XXI secolo pensiamo di prendere le nostre decisioni razionalmente, ma, a dispetto dei computer (e dell’intelligenza artificiale), in realtà (fortunatamente) “la razza umana è piena di passione”, come ci suggerì, 30 anni fa, il prof. Keating, nel film “L’attimo fuggente”: dunque spesso ragioniamo con la pancia.
Non per niente da qualche anno è cambiato anche il modo di fare pubblicità e (attenzione) di fare politica.
Entrambe ormai tendono a rivolgersi al cervello rettiliano, con tutto quello che comporta. Ma questa è un’altra storia.
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