“Sono salvo per miracolo” è la frase che quasi sempre pronuncia chi è scampato a qualche calamità.
Nel nostro immaginario, il Miracolo è legato un fatto eccezionale e difficilmente spiegabile.
In genere però trascuriamo che ne esiste almeno un altro, che diamo per scontato (pur avendo le stesse caratteristiche), forse perché è comune a circa 7 miliardi di persone.
Mi riferisco al miracolo della Vita, reso possibile dalla evoluzione degli esseri viventi, sotto la sapiente regia di Madre Natura.
Noi siamo vivi perché i nostri organi lavorano sia da soli che in sintonia con gli altri, e se qualcuno non partecipa, la vita finisce.
Ora, come l’edificio si costruisce dalle fondamenta, analogamente, gli umani esistono perché sviluppano da subito due capacità basilari:
- la possibilità di neutralizzare le sostanze pericolose;
- la possibilità di interagire con l’ambiente, adottando comportamenti adeguati alle condizioni esterne.
Alla nascita il neonato viene in contatto con le sostanze più varie (da cui viene protetto per circa due mesi dalle difese di base trasmesse dalla mamma)
Poi comincia a sviluppare i propri anticorpi o linfociti specifici.
L’organo deputato a questa indispensabile difesa è il timo, che ha il compito di:
- “decidere” se gli agenti esterni con cui veniamo in contatto sono patogeni o no;
- produrre gli eventuali anticorpi e ricordarli, pronto a stimolarne la rapida ed abbondante produzione, in caso di bisogno.
Non per niente il timo raggiunge le sue massime dimensioni nella pubertà, e diminuisce di volume nell’età adulta, pur non atrofizzandosi del tutto.
È come se dopo aver valutato in gioventù tutte le sostanze estranee (e aver prodotto i rimedi necessari), in assenza di lavoro, si mettesse in stato di riposo vigile: non si sa mai ci fosse necessità.
L’Homo sapiens è un animale sociale.
Siamo dunque programmati per comprendere situazioni ambientali e significati delle azioni degli altri e interagire con i loro sentimenti e pensieri.
Questo è avvenuto gradatamente con l’evoluzione del cervello umano: la parte più primitiva, tipica dei rettili, regola gli istinti primari e le funzioni vitali (come il controllo del ritmo cardiaco e respiratorio), essenziali per la sopravvivenza.
Successivamente nei mammiferi si è sviluppato il sistema limbico, coinvolto nell’elaborazione delle emozioni, infine nei primati si è aggiunta la corteccia cerebrale, sede delle funzioni cognitive e razionali.
L’amigdala fa parte del sistema limbico,
e valuta le emozioni basiche (collera, paura, felicità, amore, sorpresa, disgusto o tristezza), le confronta con situazioni che abbiamo vissuto e ci “consiglia”, a volte “impone”, la risposta.
È come un velocista pronto a scattare allo sparo dello “starter”: in certe situazioni non c’è tempo per riflettere per cui in genere bastano risposte “grossolane” (primum vivere, deinde philosophari, twittavano gli antichi qualche secolo fa):
nel dubbio che un bastone possa essere un serpente, meglio scappare …. poi si vedrà.
L’amigdala è dunque in grado di ricordare impressioni e ricordi emozionali,
anche di quelli di cui non abbiamo consapevolezza (una scena dell’infanzia, la perdita di una persona, l’attimo in cui abbiamo avuto paura), vissuti fin dal primo vagito: quindi tutte le situazioni piacevoli e/o spiacevoli faranno parte integrante del nostro bagaglio emozionale, influenzando così il nostro carattere, difficile da modificare: “sono fatto così, che ci posso fare?”
É molto importante sottolineare che, a differenza del resto del cervello, non impara dagli errori o resiste strenuamente al cambiamento.
La nostra sopravvivenza dipende quindi da due ghiandole ugualmente importanti, il timo e l’amigdala, che ricordano quanto ci succede fin dalla nascita, l’uno in senso immunologico, l’altra in senso emotivo. E poi si dice che “Non si vive di ricordi”.
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Foto tratta da: https://lasperanzailcuoredellavitadiraffaellafrese.wordpress.com/2016/02/16/la-vita-e-un-miracolo-ogni-giorno/