Nel testo di Filosofia che utilizzavo al liceo scientifico, l’autore scherzosamente riportava il seguente detto: “la filosofia è quella cosa con la quale e senza la quale il mondo rimane tale e quale”.
In effetti, durante quel periodo di studio, a tutti noi studenti capitava spesso di concludere che l’ultimo filosofo appena studiato avesse ragione; riconoscevamo sempre in quei ragionamenti, una logica apprezzabile.
Ma potevano tutti aver ragione?
L’unica possibilità di determinare la verità sta nella ricerca di un metodo che renda oggettiva … la soggettività della propria valutazione.
Prendiamo il caso di Aristotele sulla caduta dei gravi: ipotizzando che tutti gli oggetti siano composti da una miscela delle quattro sostanze terra, acqua, aria e fuoco, egli sostiene che, una volta lasciati liberi, essi si dirigano verso il luogo naturale della sostanza che prevale; inoltre dichiara che, se due sassi cadono nell’aria e uno pesa il doppio dell’altro, quello più pesante arriva a toccare il suolo decisamente prima dell’altro.
Galileo Galilei, nel dialogo “Discorsi e dimostrazioni matematiche” (1638) contesta la posizione di Aristotele dicendo fra l’altro che tale spiegazione genera contraddizioni al suo interno, cioè prevede una cosa e il contrario di essa: infatti, se prendiamo due oggetti, uno leggero e uno pesante e li uniamo insieme otterremmo un terzo grave che (secondo Aristotele) cade in un tempo intermedio rispetto ai due visti separatamente; in realtà, questo terzo oggetto è più pesante di entrambi tanto che dovrebbe cadere in un tempo inferiore a quello dell’oggetto più pesante; da qui la contraddizione interna: la teoria di Aristotele prevede due velocità diverse per lo stesso oggetto.
Due ragionamenti, due conclusioni diverse: chi ha ragione?
Galileo riuscì a ideare un esperimento specifico, facendo cadere una sfera lungo un piano inclinato estrapolando i risultati in analogia alla caduta libera: fissato un tratto di lunghezza assegnata misurò il tempo impiegato dalla sfera a percorrerlo mediante un ingegnoso orologio ad acqua (maggiore la quantità di liquido raccolta, maggiore il tempo di caduta); attraverso queste misurazioni egli poté scoprire la semplice relazione matematica tra la lunghezza del tratto percorso e il tempo impiegato a percorrerlo:
“per una sfera che parte da ferma, la distanza (S) percorsa su un piano inclinato è direttamente proporzionale al quadrato del tempo (t) impiegato a percorrerla; con una formula matematica si ha: S=k∙t2“.
Le risultanze matematiche non solo dimostrarono fondata l’osservazione di Galileo ma suggerirono che il moto del grave è rappresentabile mediante una velocità variabile nel tempo, cioè una accelerazione.
Il solo ragionamento filosofico, senza matematica, non è più sufficiente.
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Foto tratta da: https://cultura.biografieonline.it/auguste-rodin-il-pensatore/