11A partire dagli anni ’70 si è diffuso in tutto il mondo un fenomeno noto come “ teatro negli appartamenti ”, una pratica performativa indipendente nata e sviluppatasi come attività in contrapposizione ai canoni classici del teatro ufficiale.
Spariscono palcoscenici, niente sipario, addio botteghini.
Lo spettacolo diventa un happening quasi carbonaro per pochi intimi e tutto quello che conta è l’appartamento stesso:
- un arredamento antico,
- una libreria polverosa,
- un pianoforte a parete,
- un abat-jour accesa,
- degli incensi fumosi,
- alcuni quadri di un tal pittore che -si dice- diverrà famoso un giorno.
E….. molta, molta fantasia.
A volte l’appartamento appartiene ai performer stessi, che in cambio di una libera offerta propongono uno spettacolo itinerante tra le penombre e i misteri di stanze cupe, ma dannatamente cariche di energia.
Molte altre volte, invece, gli attori vengono ingaggiati da padroni di casa esuberanti, veri e propri mecenati dotati di uno spiccato gusto artistico suburbano, che hanno voglia di intrattenere i propri ospiti offrendo loro un’esperienza unica e decisamente intensa.
Quasi sempre le performance terminano con una cena, pubblico e artisti seduti l’uno accanto all’altro, magari in quella stessa sala da pranzo in cui fino a pochi minuti prima si era consumata -ad esempio- la follia delle donne tebane ne “Le Baccanti“ di Euripide.
In Italia la tradizione del teatro negli appartamenti vede in prima fila artisti come l’italo-argentino Silvio Benedetto, che da anni insieme a Silvia Lotti porta in scena testi originali, non senza spunti erotici, ornati con elementi tratti dalla tecnica jazz, dal tango, dalla scultura e dalla cultura popolare.
Ma c’è anche la poesia evocativa di Claudia D’Angelo, il classicismo intellettuale di Sandro Dieli (giunto sino ai salotti catalani), gli sketch raffinatamente grotteschi di Nike Pirrone, lo stand up comedy style di Claudio Morici.
Recentemente è sorto un sito che agevola l’incontro tra artisti e case ospitali:
https://teatroxcasa.it/
Ma a dire il vero è principalmente del passaparola che si nutre il teatro negli appartamenti, come nel più tipico dei fenomeni indie.
Un allestimento domestico, quasi clandestino, dove comico, kitsch ed impeto si mescolano in una percezione condivisa, un’atmosfera da cenacolo intellettuale.
Uno slancio vitale che come sempre parte dal basso; e la cosa, chissà perché, non ci stupisce affatto.
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