Il variegato e caotico universo mediatico è innegabilmente sempre più frammentato e alla portata di click superficiali e informazioni fai da te ad uso e consumo di chi ne usufruisce.
Colpa anche della rete e della sua mancanza totale di filtri, ma la responsabilità più grande è sempre di chi decide di affidarcisi per approssimazione, rimanendo sulla superficie patinata, e a volte falsa, della news.
Premessa oggettiva e doverosa per parlare dell’informazione, quella buona, che fa dell’inchiesta e del reportage i propri punti di forza approfondendo argomenti e tematiche connessi sia al mondo globale che a quello strettamente nostrano.
Stiamo parlando di Presa Diretta, programma che anima, alternandosi con Report, i lunedì sera targati Raitre e che vede in Riccardo Iacona uno dei paladini instancabili a difesa di un giornalismo di qualità che vuole informare fornendo tutti gli strumenti utili all’utente per approfondire e farsi una propria opinione basata su fatti e ricostruzioni oggettive.
Cresciuto nelle grandi redazioni d’inchiesta Rai, da Barbato a Santoro, Iacona è sempre stato in prima linea, e senza mai risparmiarsi, alla ricerca della verità che le sue inchieste portano a galla con quel mix di alta professionalità e di profonda umanità, marchio distintivo sia dell’uomo che del giornalista.
Abbiamo avuto il grande piacere di incontrarlo al termine della prima ondata di Presa Diretta per discutere e condividere alcune riflessioni sullo stato dell’arte del nostro universo mediatico.
Riccardo buongiorno, partiamo dalla stagione appena conclusa di Presa Diretta. Tanti i temi e gli argomenti trattati, un segnale importante per il giornalismo di approfondimento e di inchiesta di qualità?
Ti ringrazio per il complimento e posso dirti che ogni volta per noi è una grande scommessa che ci fa alzare sempre più l’asticella alla ricerca di temi che tengano conto della complessità della realtà che stiamo vivendo, credo che l’obiettivo in questa prima parte di stagione sia stato raggiunto.
Un programma come il nostro in prima serata che verte su temi di non facilissima lettura è una sfida che accettiamo da sempre e che portiamo avanti col massimo impegno, un grande lavoro di squadra teso ad informare e a fornire informazioni a chi ha voglia di saperne di più.
Raitre è un baluardo estremo di un determinato tipo di informazione, una mosca bianca in un mondo confuso da un eccesso di sovra-informazione che alimenta nuovi analfabeti digitali? Presa Diretta e Report sono due programmi da salvaguardare e proteggere contro l’indifferenza e il silenzio?
Sicuramente Raitre è un canale aperto verso la realtà, l’unica che si autoproduce i suoi programmi scoprendo una finestra sul mondo che è connaturata alla sua identità.
Gli ascolti ripagano queste scelte editoriali per cui abbiamo il dovere verso il nostro pubblico di non fermarci e continuare su questa strada, siamo un servizio pubblico finanziato ancora in parte dal canone e abbiamo il compito di approfondire e informare nella maniera più oggettiva possibile cercando, con la qualità del nostro lavoro, di essere competitivi nei meandri delle centinaia di reti generaliste e satellitari mirate esclusivamente ad intrattenere il pubblico.
Come è iniziata la tua carriera da giornalista? Quali sono le figure di riferimento che ti hanno ispirato e che fungono tuttora da modello di riferimento?
Ho iniziato agli albori di Raitre alla fine degli anni ottanta, una rete in cerca di una sua identità e di vari autori, all’epoca ero aiuto regista e non ancora giornalista. Ho avuto la fortuna di incrociare sul mio cammino grandi professionisti come Andrea Barbato e Michele Santoro con i quali mi sono formato apprendendo le basi di quel tipo di giornalismo che, come dico spesso ai miei collaboratori, si acquisisce sul campo affinando nel tempo un proprio stile.
Dopo l’editto bulgaro che ha interrotto bruscamente la mia collaborazione con Michele son cambiate tante cose, ma l’esperienza di quella fantastica bottega formativa è rimasta e molti miei colleghi che venivano dalla mia stessa realtà sono riusciti come me a fare strada e a condurre trasmissioni loro.
I tuoi reportage sono emotivamente molto intensi e ti vedono spesso in azione in prima persona. E’ questo tuo modo così coinvolgente ad essere uno dei valori aggiunti del format Presa Diretta?
A mio avviso non esiste nessuna possibilità di parlare di certe tematiche se non incontri veramente la gente confrontandoti con loro, entrare dentro quei mondi e quelle realtà dal di dentro è il valore aggiunto di chi vuole ambire a fare un tipo di programma come il nostro, non esiste un’altra via. La componente emotiva e parte integrante di chi, come noi, crede in quello che fa, è una linfa imprescindibile che rende i nostri reportage più diretti ed efficaci.
La collaborazione per questi Instant Book del progetto Sottoinchiesta che ti vede all’opera con la casa editrice Dedalo? Piano di questa collana editoriale? Quali saranno I temi principali che tratterete in queste uscite periodiche?
Sono già usciti alcuni volumi su temi attualissimi come le Criptovalute, l’Elettrico che nel 2035 dovrebbe entrare in vigore al posto dei motori endo-termici, e sugli effetti del riscaldamento globale incentrato sull’ importanza e la conservazione degli oceani.
Anche il tema della plastica sarà oggetto di approfondimento, un tema importante e non rinviabile su cui bisogna fare di più visti i danni enormi che sta creando ai nostri ecosistemi.
Torneremo anche sul famigerato nucleare legittimato come possibile dalla UE per arrivare entro il 2050 ad emissioni zero e oggetto di nuove ipotesi al vaglio anche nel nostro Paese.
Una collana che condensa nero su bianco i temi a noi più cari con quell’intento didattico che è cruciale per capire meglio le sfide non rimandabili che dovremo affrontare a breve.
Il rapporto del giornalismo di inchiesta e di chi va alla ricerca di verità spesso scomode è un cammino irto di ostacoli in un Paese come il nostro dove i potenti di sicuro non vi vedono di buon occhio? Per capirci, quanto siete fastidiosi?
Non credo che fastidiosi sia l’aggettivo giusto, direi invece che siamo qualche volta puntuti e spero anche necessari per tutti indipendentemente da come la si pensi. Vogliamo credere che in un mondo dove di informazione ne arriva tanta, forse troppa, il nostro modo di approfondire possa essere oggettivamente utile.
Poi può capitare che su alcuni argomenti ti possa arrivare la querela che è fisiologicamente connessa alla nostra radicalità, ma l’obiettivo principale e togliere il veleno dall’acqua dei pozzi, dove per veleno intendo la propaganda e le false ricostruzioni a uso e consumo di chi le produce.
Questo veleno è letale perché provoca disaffezione che si traduce in una sfiducia nella classe politica con urne deserte e mancanza di partecipazione attiva.
La vostra libertà nella gestione dei temi e delle modalità operative delle inchieste da mandare in onda, avete carta bianca in tutto e per tutto? La Rai si comporta da servizio pubblico tutelandovi e difendendovi senza intromettersi sui contenuti?
La nostra libertà è stata ed è sempre assoluta, la gente fa fatica a crederci perché pensa che la Rai sia un covo di serpi comandato in toto dalla politica.
L’autonomia redazionale è uno dei principi fondanti di Presa Diretta, ovviamente c’è un confronto e una collaborazione con chi sta sopra di noi, il Direttore dell’Approfondimento, col quale si condividono i temi proposti e verificando prima della messa in onda eventuali criticità da affinare.
Onori ed oneri sono totalmente a nostro carico, per fortuna viviamo in un Paese dove non esiste la censura ex post per cui abbiamo possibilità di alzare sempre di più il gradino del dicibile in nome di una democrazia che va sempre difesa e salvaguardata da qualunque ingerenza dittatoriale.
Il mondo globale dei social e l’aumento esponenziale delle fake news, un male a cui dobbiamo rassegnarci o è possibile mettere un argine a questo fiume in piena di disinformazione?
A livello legislativo la questione è assai complessa, ma il problema principale credo sia quello di moltiplicare l’informazione buona che deve essere un argine al proliferare di questo mare indistinto di informazione ad uso e consumo di chi la utilizza.
La formazione e la scuola hanno il dovere di educare un’opinione pubblica più consapevole e meno alla mercè di fonti totalmente parziali e spesso infondate.
E’ un argomento che tocca soprattutto le giovani generazioni che sono di fatto più fragili e vulnerabili, un problema trasversale e culturale su cui bisognerà lavorare senza perdere ulteriormente tempo.
Hai girato tantissimi posti, spesso in zone di guerra. Un’immagine o un ricordo che ti viene in mente come un flash che porti dentro di te?
Senza dubbio i campi di grano non raccolti in Ucraina, queste grandi pianure battute dal vento che muovevano le spighe nelle quali ti perdi a vista d’occhio, illuminate da un cielo blu che sfocia su questo giallo accecante del grano che sta li fermo, immobile.
Un’immagine bella e desolante di questa assurda guerra che ho vissuto in prima persona percependo il dramma che questo popolo sta vivendo, perché non utilizzare il grano che può sfamare milioni di persone ti certifica che non esistono guerre giuste, ma solo distruzione totale dell’umanità e noi di Presa Diretta continueremo ad occuparcene e a parlarne sperando che arrivi presto la pace.
Quando tornerete in onda? Su quali reportage siete attualmente all’opera?
Torneremo ai primi di settembre con altre otto puntate, ci occuperemo di migrazione, di auto elettriche e di tanti temi che sono sull’agenda politica sia italiana che globale, sempre col nostro stile, sempre a modo nostro.
Foto tratta da: https://www.tuttalativu.it/presadiretta-2023-primo-appuntamento-su-rai3-condotto-da-riccardo-iacona/