Piove governo ladro…si diceva una volta.
Pare che l’espressione sia nata nel 1861 da una vignetta del giornale Il Pasquino che attribuiva la colpa della pioggia al potere costituito.
Oggi grazie anche a condizioni meteo sempre più tropicali e rovinose, non sembra sia cambiato granché.
Arriva l’autunno, sul Paese piove, ed è subito emergenza.
Violenti temporali hanno colpito il Sud Italia con conseguenze rovinose e addirittura tragiche.
In Calabria è morta una mamma che viaggiava in auto con i suoi due bambini, travolta dalle acque e dai detriti di un torrente.
Persino un ponte è crollato.
Il governatore della Regione ha chiesto al Governo lo stato di calamità naturale.
E anche in Sicilia e Puglia non è andata meglio.
Le strade centrali di:
- Catania
- Bari
- Taranto
sono state completamente allagate, oltre ai pantani si sono susseguiti frane e smottamenti.
Automobili abbandonate nelle strade divenute fiumi in piena e Vigili del fuoco costretti a intervenire per cercare di mettere in salvo le persone rimaste bloccate dall’acqua.
Il giorno dopo si fa la conta dei danni, dei morti e dei dispersi.
Una tragica routine in questo Paese che sembra sempre privo di difese davanti ad eventi naturali ripetuti e prevedibili.
Nel momento dell’emergenza viene celebrata e sottolineata regolarmente l’abnegazione e il valore di:
- Vigili del fuoco,
- volontari della Protezione Civile,
- uomini delle forze dell’ordine
che fanno l’impossibile per portare aiuto e soccorso.
Per diversi giorni i media, tv, giornali e web, si concentrano su queste sciagure naturali, interrogandosi sui rimedi, fornendo soluzioni con i pareri di scienziati, esperti, urbanisti, ingegneri, e si ha quasi l’impressione che si sia capito esattamente come fare a difendersi, come attrezzare le nostre città, come prevenire tali calamità.
Si imputa la responsabilità alla cattiva manutenzione di canali e corsi d’acqua, all’abusivismo edilizio, alla scarsità dei controlli, all’azione spesso nefasta dell’uomo sull’ambiente in cui vive e alla mancanza di cura verso il territorio.
Ci si ripromette di intervenire, nei casi più gravi come i terremoti, si istituiscono commissioni speciali e piani di intervento ma poi tutto quello che ci si era ripromesso di fare sia a livello di Governo che di enti locali, sembra quasi sparire come una grande bolla di chiacchiere e buone intenzioni.
Col passare dei giorni ci si dimentica quasi di quello che è accaduto quasi fossimo tutti rassegnati a qualcosa di inevitabile come la pioggia, il maltempo, le frane, le valanghe in montagna, gli incendi nei boschi.
Regolarmente gli stessi eventi si ripetono, la gente muore e niente cambia.
Eppure ci sono paesi che convivono da anni con eventi rovinosi come i terremoti per esempio, affidando alla prevenzione un ruolo fondamentale.
Da noi non è così.
C’è stato un evento tragico che risulta essere emblematico in questo senso, si chiama Rigopiano.
Nei giorni in cui mezza Italia era letteralmente paralizzata dalla neve, in Abruzzo, una regione che con le nevicate convive da sempre, un albergo veniva travolto da una gigantesca valanga.
La tragedia fu dovuta alla mancanza di uno spazzaneve capace di ripulire le strade di accesso all’hotel e permettere al personale e agli ospiti della struttura di allontanarsi dalla zona sulla quale incombeva questa terribile minaccia.
Lo spazzaneve non arrivò mai, mezza montagna rovinò su Rigopiano e molte persone morirono seppellite dai detriti, dagli alberi spezzati, dalle pietre e dalla neve.
Anche il blocco delle comunicazioni sulle linee telefoniche fu causa di quella tragedia.
I telefonini, unico mezzo con cui fu dato l’allarme, andarono in tilt e gli aiuti arrivarono e furono coordinati con difficoltà e ritardi.
Una volta le località di montagna erano collegate tra loro via radio ma oggi quei mezzi di comunicazione, che avrebbero forse permesso di rendere meno tragico l bilancio di quegli eventi, non si usano più.
Ci furono i soccorsi “eroici”, ci furono dei superstiti miracolosamente estratti dal cumulo di macerie, tra questi alcuni bambini.
Tutta l’attenzione rimase fissa su quella piccola località per settimane come in una tragica routine mediatica.
Passate le settimane e i mesi si smise di parlarne.
L’attenzione fu attratta da altro.
A Sarno e Quindici, nel Salernitano, nel maggio del 1998, una frana di fango causata da un’alluvione, provocò il distacco di due milioni di metri cubi di detriti dalla montagna e la morte di 160 persone.
Fatti del genere si sono ripetuti tragicamente e purtroppo si ripetono e si ripeteranno ancora.
Ad evento avvenuto si cercano i responsabili e anche la magistratura fa lentamente il suo corso cercando i colpevoli e comminando condanne.
Ma il problema di un Paese come il nostro messo regolarmente in ginocchio dal maltempo o dalle calamità naturali rimane.
In mancanza di una vera ed efficace politica del territorio su scala nazionale, si può fare ben poco se non ripetere il vecchio e consolidato motto:
“Piove governo ladro !”.
Tempo di lettura: 2’00”