Hakuna matata

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 “Hakuna matata”, frase utilizzata nel film “il re leone”, in swahili significa “nessun problema”.

In Kenya è normale vedere questa scritta sulle magliette turistiche insieme ad altre quali:

  • “asante sana” (grazie mille),
  • “jumbo” (salve),
  • “pole pole” (piano piano).

Tutto ciò fa parte dell’immagine di esotismo e di grande accoglienza del Kenya, considerata una delle mete tradizionali degli italiani

Nell’immaginario collettivo rappresenta lo stereotipo dell’Africa nera, quella dei Safari, degli animali selvaggi nel parco dell’Amboseli, dei Masai, dei Kikuyu, dei Samburu che noi crediamo seguano ancora schemi e costumi ancestrali.

Ho vissuto a Nairobi un intero anno ed ho avuto sufficiente tempo per formarmi invece una percezione piuttosto diversa di una realtà piena di innumerevoli difficoltà di carattere economico e sociale

Percezione costruita attraverso fatti gravissimi e molto frequenti:

Un ragazzo ucciso dalla Polizia con un colpo di pistola alla nuca, nel bel mezzo delle persone ferme alla stazione autobus antistante il centralissimo hotel Hilton, perché sospettato di aver rubato delle scarpe da ginnastica

Una ragazza stuprata nei giardini del centro, sempre da poliziotti, mentre si trovava in compagnia del fidanzato; un ragazzo a cui alcuni individui avevano deciso di staccare un braccio e che ho fatto in tempo a salvare.

Il ricordo più indelebile di Nairobi, però, per me rimane lo sfrecciare continuo dei minibus per il trasporto persone

Stipati di passeggeri all’inverosimile (era normale veder fuoriuscire parti del corpo dai finestrini), volavano a tutta velocità per guadagnare il maggior numero di biglietti; quell’abnorme velocità, gli pneumatici lisci al di là di ogni immaginazione, i freni assurdamente inefficienti costituivano gli ingredienti base di un cocktail fatale, mortifero.

Le notizie di incidenti, con decine di morti tra passeggeri, inconsapevoli ciclisti e pedoni, causati da questi minibus erano all’ordine del giorno; fu proprio in questo modo che il nostro direttore commerciale perse la vita: uno di quei minibus fuori controllo l’aveva travolto mentre si apprestava a entrare in macchina.

Tali pulmini venivano chiamati “matatu” : anche se l’etimologia non è la stessa di matata l’ho sempre vissuta come una emblematica coincidenza.

Mudir

Tempo di lettura: 1’15” 

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