Chi comanda e chi lavora ai tempi del coronavirus?

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di Claudio Razeto

Lavoro, Governo, Ospedali. Chi comanda e chi lavora ai tempi del coronavirus?

“( I dirigenti nda) … Questa gente passa la vita a dare l’assalto ai pendii, sdrucciolevole e pieno di crepacci, nella speranza di arrivare alla vetta, o almeno vicino vicino, impara la segreta arte di servirsi delle scorciatoie, di perfezionare certe qualità, come il sapersi orientare in un labirinto, che anelano a sopravvivere e ottenere la promozione (…)”
Vance Packard, da Gli arrampicatori aziendali, Einaudi editore, 1964

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Vance_Packard

E’ arrivato il coronavirus e il mondo sta cambiando.

Questa crisi che il mondo sta vivendo potrebbe rivoluzionare, se non lo ha già fatto, equilibri, modi di pensare, ideologie, considerazioni politiche, l’intero modo di vedere la nostra società dalla politica alle organizzazioni aziendali.
E anche il modo di intendere il significato di

• gerarchia
• responsabilità 
• leadership

Concetti che coinvolgono ambiti che vanno dal lavoro di tutti i giorni alla politica.

Vance Packard, autore tra gli altri del celebre saggio I persuasori occulti, scrisse queste parole negli anni 60. Oltre mezzo secolo fa.

Tratteggiò la nascita del capitalismo, i suoi meccanismi, la trasformazione del mondo in ciò che è divenuto.
Dal dopoguerra fino ai giorni nostri.
Già all’epoca si andavano delineando i tratti caratteristici – i chiaro scuri – della vita nelle grandi aziende e nelle organizzazioni umane.

Della rivoluzione che queste avrebbero portato non solo nel lavoro ma nella vita di tutti noi.

Un tempo i valori che caratterizzavano un buon prestatore d’opera erano

  • fedeltà
  • onestà
  • serietà
  • rigore morale
  • acquiescenza e adattabilità
  • puntualità (forse prima di tutto)

Essere presenti fisicamente e soprattutto in orario sul luogo di lavoro era un obbligo quasi etico.
Col tempo le cose – almeno in parte e per molti professionisti – sono cambiate.

Chi comanda e chi lavora ai tempi del coronavirus?

Il coronavirus e il lavoro.

La crisi aperta dal virus globale ha oggi forzatamente e definitivamente “sdoganato” lo smartworking, il lavoro prestato dalla propria abitazione che elimina spostamenti, traffico e tanto smog.

E che il virus ha reso così attuale, trasformandolo in un nuovo stile di vita.

Forse valido anche per il dopo virus. Per il futuro.

https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/design_giardino/2020/03/11/smart-working-come-fare-lufficio-a-casa-senza-stress_959a3714-1e90-4321-9cef-d9b96093018e.html

Sono modelli nuovi che stanno già trasformando in maniera completamente diversa la giornata lavorativa di milioni di persone in tutto il pianeta.
Aumenta il distacco, giocoforza cresce l’isolamento, ma emergono nuovi valori professionali.
Secondo Daniel Goleman – già prima del Covid19 –  la nuova misura di eccellenza nel lavoro era data da qualità personali quali

  1. iniziativa
  2. empatia
  3. capacità di adattarsi
  4. essere persuasivi 

https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2018/11/07/lintelligenza-emotiva-e-la-nuova-competenza-per-il-successo_0e1fa415-cc94-47b3-b76a-22a9202f00ed.html

Questo nelle mansioni di lavoro basiche ma anche e soprattutto nelle cosiddette leadership.

https://it.wikipedia.org/wiki/Leadership

Si tratta di capacità decisamente UMANE.
Che prescindono da algoritmi e si integrano senza opporsi alle nuove possibilità aperte da elementi nuovi a valore aggiunto quali l’intelligenza artificialee le nuove tecnologie.
Al vertice c’è sempre l’uomo, i suoi valori ma non solo professionali Sono richiesti anche valori etici e morali.

Nella politica (dalla locale a quella internazionale) ci sono i leader. 
La classe detta dirigente.

Nelle aziende ci sono i manager, i dirigenti, lavoratori inseriti nel management, la gestione e talvolta nel cuore dell’impresa e dell’organizzazione.
I manager, col tempo – col superamento delle aziende strettamente padronali – sono diventati figure chiave che possono determinare il successo o il fallimento dell’azienda.

Da qui l’importanza date da molte aziende nel loro reclutamento, nella formazione e nella permanenza e conservazione dei migliori.

I leader, ma anche i loro staff, possono determinare il fallimento o la riuscita di un sistema, di un Paese, dal raggiungimento dei risultati aziendali a quelli superiori del benessere collettivo.

Anche quando, purtroppo succede, al superamento di grandi crisi epocali. Come quella attuale.

Si tratta della cosiddetta CLASSE DIRIGENTE, figure fondamentali che rappresentano “l’insieme delle persone che esercitano un ruolo determinante nella vita politica, economica e sociale di un paese” (Enc. Treccani). 

I suoi esponenti possono fare grandi cose ma anche procurare grandi danni.
La storia è piena di idee geniali cancellate da un colpo di penna di qualche “illuminato” alto dirigente.

A volte arbitrariamente. Senza una ragione logica.

Chi comanda e chi lavora ai tempi del coronavirus?

Come nel nostro Sistema sanitario nazionale.

Un Servizio pubblico, forse il più importante, che ha resistito strenuamente, nonostante una serie di micidiali attacchi da parte di governi, partiti politici, dirigenze “illuminate”.
Sono bastati pochi decenni votati ai “tagli” di bilancio e all’austerity imposta, per mettere quasi in ginocchio la Sanità italiana.

https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2019/06/11/gimbe-ssn-a-pezzi.-tagliati-28-miliardi-in-10-anni_7cad26b6-4420-4236-8fad-0e2dab4d803f.html

Per fortuna non del tutto. Quello che è rimasto ha retto. O almeno ci sta provando.

Persino nelle Università.
La falsa convinzione di un eccesso di iscrizioni di studenti nelle facoltà di medicina ci ha privato, oggi che sarebbero disperatamente utili, di nuovi medici e specialisti.

https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/vita_da_medico/2019/08/29/ho-sconfitto-il-numero-chiuso-e-la-malattia-oggi-sono-un-medico_6c87e476-11ef-48a5-9d67-b06840fe420a.html

Come dimostrano gli “arruolamenti” di volontari infermieri di questi giorni.

E poi la gestione dei finanziamenti dedicati alla salute dei cittadini.

Oggi insufficienti per affrontare la crisi e costantemente in cerca di finanziamenti supplementari.

Dalle raccolte di fondi (dalla Protezione civile agli Ospedali) che nonostante le tasse non bastano mai.

Oggi vengono chiamati eroi delle figure professionali richiamate nell’emergenza come in una guerra che si rischia di perdere.

Si dà valore a ricercatori capaci, per aver ottenuto grandi risultati (vedi l’isolamento del virus realizzata in Italia) fino a ieri assunti con irrisori contratti a progetto.
Negli anni è prevalso l’interesse corporativo, il nepotismo, gli egoismi di singoli dirigenti alcuni nominati “per grazia ricevuta”. I baroni della medicina. I centri a pagamento.
Grazie alla politica più deteriore.

Cosa sarà di questi “eroi” richiamati in prima linea una volta passata la crisi?

Saranno costretti ancora a emigrare in Germania o in Olanda?

In molti casi la Sanità pubblica è stata occupata e anche in maniera scadente.

I medici messi a margine. I manager “politici”, premiati e promossi.
La Sanità con le ASL, è stata riconsiderata come un’azienda.

Trasformati i pazienti in clienti. Ridotti i posti letto. Appaltati a cooperative esterne le assunzioni di infermieri. Allargato le maglie della privatizzazione.
Con l’intra moenia è stata inserita una vera e propria gestione a pagamento e privatistica nelle strutture ospedaliere pubbliche. Che protegge solo chi è assicurato o chi può pagare.

Saltando liste di attesa e spingendo i “clienti-pazienti” verso strutture di eccellenza.

Lasciando gli altri ad aspettare anche mesi per la diagnostica e cure anche per malattie gravi e mortali come i tumori.
Le Regioni, con politiche diverse, hanno creato Sanità diversificate e territorialmente divise in aree di eccellenza e in zone deficitarie. Distribuite da Nord a Sud.

A disposizione, tutte, anche di chi evade le tasse come di chi le paga mantenendo nosocomi e ambulatori a costante rischio di chiusura.

Oggi, col coronavirus, queste politiche hanno mostrato il loro lato peggiore.
Poteva andare diversamente se ci fosse stato un piano, un progetto che non fosse solo quello di ottenere consenso. O fare cassa. O distribuire incarichi.
Forse si sarebbero salvate più vite.
Non avremmo assistito al balletto della carenza di guanti e mascherine.
Avremmo garantito più sicurezza nelle città come negli ospedali.
L’informatizzazione dei dati avrebbe reso più rapida la prevenzione.

E un piano anti-Covid condiviso e più veloce per tutti.

Magari senza conflitti tra Stato, Regioni e altri enti locali.

L’affidamento di incarichi a dirigenti competenti e non solo politicamente appoggiati avrebbe dotato strutture e staff di menti più illuminate, capaci di affrontare non solo routine e gestione ordinaria ma anche emergenze come queste.
Come il collasso del sito dell’Inps, attaccato dagli hacker.

Chi comanda e chi lavora ai tempi del coronavirus?

Simboli di una debaclé solo italiana? No.

In effetti c’è da consolarsi. Per altri versi noi italiani non siamo i peggiori. Paesi come gli USA, la Gran Bretagna stanno mostrando tutti i loro limiti più deteriori. Dalla Sanità solo per paganti (che condanna a morte chi non ha una polizza) a quelle prive di strutture adeguate.

Dalla politica di Trump della negazione della crisi – per poi ritrovarcisi dentro con migliaia di ammalati – a tentativi estemporanei, come quello dell’immunità di gregge all’inglese, firmata Boris Jhonson, entrambe miseramente fallite col salire del numero dei decessi.

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2020/04/04/coronavirus-il-punto-nel-mondo_a2770590-0aa7-4d72-a307-b7afe4d54b58.html

La grande crisi farà capire al mondo che

  • una buona leadership, una dirigenza capace di fare l’interesse della collettività e non solo di elité “multimilionarie” è un obbligo non solo morale ma anche politico?
  • è meglio investire nei vaccini che nel Viagra?
  • non sono inutili aziende defiscalizzate con sede nei paradisi fiscali (inglesi e olandesi) a fare la ricchezza di un Paese?
  • servono competenze e organizzazioni internazionali scientifiche.

La capacità di unirci solidalmente davanti a problemi che superano i confini nazionali.

Capiremo finalmente? Impareremo questa grande lezione?

E’ una rivoluzione che passa attraverso un vero stravolgimento di valori condivisi.

La differenza la faranno anche le persone.

I nuovi valori professionali, le nuove caratteristiche dirigenziali, indicate da autori come Goleman sono oggi fondamentali. Le aziende grandi e piccole, saranno chiamate a un vero new deal.

E così la politica.
Servono grandi manager e grandi politici che altro non sono che i manager della nostra società civile. Del nostro mondo.
Servono idee geniali. Servono modi nuovi di intendere le nostre organizzazioni sociali, umane.
Lontano da egocentrismi inutili e ormai anacronistici.
Come quelli professati dai “profeti” dell’egoismo, della chiusura, dei muri, dei nazionalismi superati dalla storia.
Se il vaccino per il coronavirus, se la soluzione ai cambiamenti climatici, se il superamento di inutili guerre per risorse e profitti, verranno raggiunti sarà perché l’unione delle menti migliori saranno in grado di conseguirli.

Non sulla base dello slogan “uno vale uno”. Ma con la forza di menti preparate capaci di impegnarsi per risolvere le grandi questioni che ci minacciano.
Menti valide, preparate, capaci di guidare aziende, paesi, organizzazioni attraverso crisi così devastanti.
Anche contro diffuse opinioni comuni. Al di là del consenso “facile”, del plauso delle piazze o delle masse, persino del favore propri dipendenti.
Lontano da interessi strettamente personali.
Strade più difficili ma che a volte vanno necessariamente percorse.
Ascoltare tutti, circondarsi di collaboratori e staff validi, coltivare le eccellenze, ma poi decidere anche da soli, se si è al comando. Questo distingue i leader veri.

Capaci di far crescere elementi validi e se il caso allontanare quelli inadeguati.

C’è chi sostiene che la scelta di conferire un determinato incarico solleva il diretto interessato da ogni responsabilità sulla scelta. Se l’organizzazione – il proprio capo, l’azienda persino lo Stato –   decide che si è adatti a quell’incarico, non importa se si posseggono o no i titoli o le competenze.

La scelta solleva da responsabilità personali.

Di contro basta un capo o un dirigente schierato “contro” per rovinare anche la più promettente delle carriere. O il potere del Consiglio di amministrazione o del management o dell’amministratore delegato. La forza dell’elettorato o delle coalizioni di Governo.

Magari con motivazioni alimentate da manovre, amicizie, cordate, o anche solo simpatie e antipatie.

A volte è solo il caso.

Ottenuto l’incarico può andare tutto liscio e ci si ritrova a “dirigere” l’apparato in tempi sereni.

Oppure, se si è sfortunati, durante crisi epocali come quella che stiamo vivendo.

Chi sta governando e “dirigendo” oggi, in tempi in cui persino andare in ufficio è diventato pericoloso per il contagio, non sta vivendo momenti facili. 

E questo a tutti i livelli.

Chi non è chiamato solo a lavorare da casa o a vivere isolato e senza contatti deve metterci veramente del suo. A tutti i livelli.

Chi deve lavorare “per forza” e per missione – dagli infermieri ai dottori, dai commessi dei supermercati, ai braccianti ma anche gli agenti di polizia, i carabinieri, i militari, gli addetti ai pubblici servizi e tanti altri – dovrà cercare comunque di far bene il proprio mestiere. A tutti i livelli.

Anche quelli che non vogliono sentire chiamarsi eroi perché stanno cercando di fare semplicemente il proprio lavoro.

Nessuno li invidia.

Molti politici – prima costantemente in vetrina e sotto i riflettori per dire cosa fare e non fare- in questi giorni difficili sono spariti. Compariranno nuovamente, appena la crisi sarà passata per tornare a dispensare “buoni consigli”. 

In tempi normali molti manager, dirigenti, manager, leader, i più abili e scaltri soprattutto, combattono spesso per un valore che vale la loro stessa sopravvivenza: la conservazione.
Anche a scapito dei colleghi, dipendenti e collaboratori, più validi, preparati, capaci.

Portatori anche dei nuovi valori professionali che dovrebbero caratterizzare le classi dirigenti e i lavoratori del futuro.

In tempi normali non sempre, chi si fa avanti con la forza delle proprie idee, anche geniali, è premiato. Chi si espone, rischia e se ci mette onestamente la faccia rischia ancora di più.

Le crisi invece richiamano le menti più audaci e gli elementi più attivi.

Risorse umane costrette o spinte a osare incalzate dagli eventi.

Richiamate in prima linea perché fondamentali e necessarie. Fino a definirli “eroi”.

Fortunati quei dirigenti che, a volte loro malgrado, hanno staff preparati, capaci all’altezza della situazione.

Steve Jobs ha detto: “Non ha senso assumere gente in gamba e poi dire loro cosa devono fare, noi assumiamo gente in gamba così che loro ci dicano cosa fare”.

“I dirigenti più capaci hanno la straordinaria capacità di assumere persone più intelligenti di loro per spingerli verso modi di ragionare diversi (…)”.

Oggi si potrebbe dire la stessa cosa, per risolvere problemi grandi anche come il CORONAVIRUS.

Un buon capo, sia che diriga una multinazionale che una piccola ditta, avrà bisogno di collaboratori in gamba che spesso faranno la sua fortuna.

O lo aiuteranno nei momenti più duri.

E così anche un buon leader politico, un buon manager, un buon dirigente sanitario, un buon primario di ospedale. Tanto per restare in tema.
Supportarli, spronarli, dare loro i giusti strumenti, i più idonei al raggiungimento dei risultati è un dovere verso la propria professionalità e quella degli altri.

Queste figure, debitamente selezionate e motivate, saranno quelle che poi incontreranno chi del loro servizio sarà l’oggetto.

Un cittadino, un cliente, un fornitore. Persino un paziente.

Come quelli che oggi hanno bisogno di cure da parte non di “eroi” ma di professionisti capaci, motivati tanto quanto la difficile situazione richiede.

Saranno persone come queste a dare il meglio, avendo cura degli interessi della propria azienda, organizzazione, governo, Paese, con dedizione, proattività, capacità e competenza e mettendo i valori coltivati al servizio degli altri. Come la situazione richiede.

Anche per chi oggi, da casa, continua a fare del proprio meglio per aziende e imprese che rischiano di essere travolte da questa crisi epocale. Se avranno avuto una buona formazione non sarà questa situazione a fermarli. Non basterà nemmeno l’isolamento a impedire di fare del proprio meglio possono e come tutti siamo chiamati a fare.

Incontrare nella propria vita professionale dei buoni dirigenti, dei buoni leader è un grande valore.

C’è sempre da imparare.

Come dai buoni professori, i tutor, i mentori che a volte sono apparsi nella nostra vita. Illuminandola.
Scambiare qualcosa, in ogni esperienza di vita, arricchisce e aiuta.

Dà valore a chi guida e a chi è guidato.

Anche di questi tempi.
Anche quando non dobbiamo timbrare un cartellino. O solo alzarci dal letto, farci un caffè, accendere il pc, sederci nel tinello di casa. E metterci a lavorare.

Claudio Razeto

Tempo di lettura: 2’45”

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