Quando andavo a scuola i compiti li facevo da solo. I miei genitori nemmeno li controllavano.
Lì facevo e basta e se erano fatti male o bene lo giudicava la maestra o il professore.
Esisteva un patto tacito con i miei: io dovevo andare a scuola e andare bene.
Niente bocciature, niente “rimandi” a settembre.
Se in qualche materia il primo quadrimestre era andato male andava recuperato senza se e senza ma.
Se capitava il caso in cui da solo non riuscivo a farcela, al massimo potevo chiedere ai miei di pagarmi delle ripetizioni.
Ma era il massimo dell’aiuto consentito.
I miei, due volte l’anno, venivano a scuola a parlare con i professori e si aspettavano belle notizie.
Se in matematica o scienze (i miei incubi scolastici più ricorrenti) avevo un’insufficienza, questa andava recuperata e questo era quanto.
LA SCUOLA ERA IL DOVERE E IL LAVORO DI OGNI STUDENTE
Andare a scuola era il mio lavoro e io lo facevo discretamente impegnandomi ma senza togliere tempo agli amici, ale feste e al tempo libro. Ai miei tempi non c’erano comitati di genitori (giusto un rappresentante nei consigli di lasse), non c’erano le chat dei compiti, né pagine Facebook dedicate alla classe.
I genitori non si conoscevano tra loro e non interagivano in alcun mod (anche perchè non c’erano nemmeno gli strmenti per farlo, a parte il telefono della Sip a casa, i padri e le madri non facevano i compiti con i figli o al posto loro e soprattutto non erano onnipresenti come oggi nella vita degli studenti e nell’attività di scuole e licei.
IL RISPETTO PER LA FIGURA DEGLI INSEGNANTI
Gli insegnanti potevano piacere o non piacere, essere più o meno bravi ma ti tenevi quelli che ti capitavano, come i cioccolatini di Forrest Gump, e le loro decisioni erano insindacabili come i brutti voti e le bocciature.
Oggi la famiglia degli studenti è sempre più coinvolta nella vita della scuola, forse troppo. La mole di compiti a casa che viene data agli studenti è in alcuni casi impressionante.
I comitati dei genitori intervengono un po su tutto e la rete, il web, non ha semplificato le cose anzi.
Per ammissione di alcuni di loro queste community on line a volte diventano inutili incubi.
I SOCIAL E LE COMMUNITY DEI GENITORI A SCUOLA
A guardare certe pagine sui social si ha l’impressione che a scuola vadano mamma o papà anziché i ragazzi.
La scuola sembra essere stata trasformata in una sorta di repubblica con tanto di parlamentini suddivisi in correnti.
E capita che i genitori litighino tra loro anche per i più futili motivi, che nascano simpatie e antipatie e che in queste relazioni pericolose vengano coinvolti anche gli insegnanti.
Se a questo si somma il degrado strutturale e anche morale, in cui versano molti istituti scolastici, viene fuori un quadro in cui, nelle situazioni estreme, il rapporto tra docenti e insegnanti diventa più che conflittuale che collaborativo, arrivando addirittura alle mani come dimostrano alcuni casi finiti sulle pagine dei giornali.
Ai miei tempi in qualsiasi circostanza tra me, studente, e il mio professore avevo torto io sempre e comunque.
Oggi per molti genitori la tutela, a priori, del figliolo o della figliola viene prima di tutto e a volte un brutto voto o peggio una bocciatura vengono visti come atti lesivi della personalità dei ragazzi o peggio come un’onta da vendicare.
L’ignoranza e la maleducazione fanno il resto tanto che è stata coniata la definizione di genitore bullo che al pari dei figli privi di educazione si lasciano andare a comportamenti decisamente discutibili.
IL PATTO TACITO TRA SCUOLA E FAMIGLIE OGGI VIOLATO
Un tempo una regola non scritta, un tacito patto voleva che anche in presenza di insegnanti ingiusti o peggio incapaci, si prendessero decisioni estreme come quella di cambiare classe o scuola.
Ma la rissa non era contemplata nel galateo scolastico.
Oggi invece, in questo regime di onnipresenza dei genitori nella vita scolastica dei ragazzi, si arriva anche alle mani come rappresaglia contro i docenti.
Stiamo toccando il fondo.
Forse ci vorrebbero genitori meno presenti nelle scuole, forse i ragazzi dovrebbero tornare a vivere come una loro responsabilità primaria la propria educazione scolastica visto che in finale sono loro i protagonisti di questa attività.
Forse la famiglia dovrebbe impegnarsi di più nell’educare i ragazzi anziché fargli i compiti per il giorno dopo.
In questo modo avremmo sinceramente meno genitori bulli, insegnanti meno stressati e figlioli più responsabili e meglio educati.
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