Notre Dame in fiamme, Parigi e i cervelli sconnessi sui social

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di Claudio Razeto

Connettere il cervello prima di parlare. Riflettere e poi dare voce ai nostri pensieri.

Comunicare agli altri un concetto compiuto e non la prima cosa che capita.

Semplici regole di vita, così semplici da essere quasi scontate. Banali.

Eppure in questi tempi di web e di iper-comunicazione, non è sempre così.

Un post su Facebook pubblicato in tempo reale:

“La cattedrale di Notre Dame sta bruciando. Non so se è un bene o un male”.

Il messaggio è evidenziato in colori arcobaleno.

Lo rileggo più volte per essere sicuro di aver messo gli occhiali, di non aver letto male.

Notre Dame brucia, le immagini drammatiche arrivano in diretta da Parigi.

Non ci sono notizie su eventuali vittime, feriti. Il fuoco sta divorando uno dei simboli della Francia, soggetto di dipinti, studiato in interi libri di storia dell’arte insomma un capolavoro d’architettura dell’intera umanità. E un cervello sul pianeta sta ponendo al pubblico di uno dei social più utilizzati nel pianeta un enigmatico interrogativo: “Notre Dame brucia, non so se è un bene o un male”.

Cosa ci può essere di buono in una cosa del genere?

Quale perverso ragionamento può portare a porsi una questione del genere?

Forse la persona che ha pensato di condividere una simile domanda a Parigi non è mai stata, non ha mai visitato Notre Dame.

Forse l’ha visitata riportando un’impressione negativa magari bocciando su Tripadvisor albergo e ristoranti. Un peccato perché non solo Notre Dame ma anche Parigi meritano non solo un viaggio ma perfino una o magari più periodi di lunga permanenza.

A Parigi, mentre Notre Dame bruciava, migliaia di persone si sono raccolte in preghiera.

Un’immagine trasmessa in tutto il mondo mostrava la croce, all’interno della chiesa che brillava intatta mentre dall’alto, attraverso il tetto crollato di Notre Dame , si intravedeva un rogo infernale. Sembrava quasi che quella croce cristiana, sopravvissuta al disastro, fermasse le fiamme rosse e vivide del male.

Ho avuto la stessa sensazione a Roma, durante i funerali solenni a San Pietro, di Papa Giovanni Paolo II, Karol Woytila, quando il vento a iniziato a sfogliare le pagine della Bibbia lasciata aperta sul feretro del Santo Padre. Quasi fossero mosse dalla mano di Dio.

E così il fulmine stagliato contro il cielo della Città eterna, contro la cupola di San Pietro in un cielo livido, il giorno in cui venne data al mondo la notizia delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, Papa Raztzinger, lasciando sgomenta l’intera Cristianità.

Roma come Parigi.

La Francia in molti momenti della storia dell’occidente è stata il faro che ha illuminato il pensiero e la cultura di tutta l’Europa. Il paese di Giovanna d’Arco, la giovinetta guerriera, il luogo

Di nascita dell’Enciclopedia, della pedagogia di Montesquieu, dell’opposizione quasi urlata da Emile Zòla col suo Je accuse, unica voce a difesa di un ufficiale condannato e mandato ai lavori forzati alla Cayenna solo perché ebreo.

Le note e la voce di Edith Piaf quando canta “Je ne regrette rien”, io non rimpiango nulla.

I romanzi di Victor Hugo, Fleubert e De Maupassant. Cosette e Jean Valjean, Madame Bovary, Bel Amì.

Marguerite Yourcenar e le sue Memorie di Adriano.

Fino a Camus che scrisse, “Siate ragionevoli, chiedete l’impossibile”.

Amo Parigi, più di tante altre città europee.

Sui tavolini della Rive Gauche o di Saint Michelle, puoi sederti, sorseggiare un Calvados o un Pernod, e guardare la vita che ti scorre davanti e intorno avvolgendoti in un’atmosfera unica.

Montparnasse, la cattedrale del Sacre Coeur, Saint Germain de Pres, i grand Boulevard, les Champse Elysee, il Pantheon, Les Invalides con la tomba di Napoleone Bonaparte, la Tour Eiffel.

Il museo del Quay d’Orsay, a mio avviso più toccante del Louvre.

I soffitti altissimi, la luce che scende dall’alto, a illuminare i quadri e le sculture, ma anche le Petit Palais dai contenuti altrettanto preziosi.

A Notre Dame entrare e sentire una messa cantata come nel medio Evo, procura un brivido anche a chi non crede.

Ogni angolo di questa bellissima città nasconde un pezzetto di storia, un segreto, un frammento del passato. Le piccole librerie, i bistrot, i venditori di giornali, stampe e riviste antiche con i loro banchi lungo la Senna, i ponti sul fiume e l’Ilé de la Cité.

Grandi monumenti e piccoli luoghi preziosi come la casa di Victor Hugo a place de Vosges.

Al cimitero di Montparnasse c’è la tomba della cantante Dalida, la statua che la ricorda sembra impegnata in un ultimo disperato assolo. A Pere Lachese le tombe di Jim Morrison, il cantante dei Doors dove i suoi fan lasciano pacchetti di sigarette e bottiglie di birra. Ma anche la lapide che ricorda Yves Montand e Simone Signoret, insieme a migliaia di personaggi di ogni genere, militari, ingegneri, inventori, esploratori, politici e massoni.

Persino i nomi delle fermate del Metrò parisienne raccontano storie e battaglie come Sebastopol e Bir-Hakeim, Wagram.

Visitare Parigi richiede un piccolo dizionario enciclopedico per collegare ogni luogo alla storia che rievoca.

E Notre Dame è sempre stata parte di questa poesia, di questo racconto fatto di strade, palazzi, case, musei. Le zone più vive e pulsanti come il quartiere Latino e quelle riscoperte come Marais.

Se poi si ha la fortuna di viverla in una casa private ospite di amici o alloggiati in un breve soggiorno in appartamento, l’esperienza può diventare ancora più bella e significativa.

Le case con quei piccoli abbaini, la finestra affacciata verso la città magari da Montparnasse, una bottiglia di rosè, una baguette fresca, formaggio, affettati, patè …è un brindisi all’esistenza.

Un brindisi che ho avuto la fortuna di fare fissando nell’anima uno dei momenti belli della mia vita.

Se tutto questo o anche solo un frammento, bruciasse inghiottito dalle fiamme, come nella notte di Notre Dame, sarebbe un male terribile, non solo per chi vive a Parigi ma per tutta l’umanità.

Su questo non ci sono dubbi.

Facebook, col suo mondo virtuale, contiene anche momenti di black out cerebrale come quello di chi si poneva l’interrogativo delirante su Notre Dame che bruciava.

Ma ci sono anche milioni di foto, pensieri, frammenti di esistenza che Notre Dame, Parigi e le grandi bellezze di questa città, che hanno alimentato fin dalla nascita le pagine dei social.

Senza Facebook, Instagram, Pinterest & co. potremmo anche sopravvivere. E nemmeno male come il passato ha dimostrato.

Ma senza le bellezze vere e tangibili del mondo che ci circonda, come Notre Dame, la vita dell’intera umanità non sarebbe più la stessa.

E tutti perderemmo un pezzo importante non solo della nostra civiltà ma perfino della nostra umanità.

Claudio Razeto

Tempo di lettura: 2’00”

Foto tratta da: https://www.ilpost.it/2019/04/16/incendio-notre-dame-parigi-in-breve/

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