La superstizione a teatro Parte 2

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La superstizione a teatro

Proseguiamo la nostra carrellata di superstizioni e azioni scaramantiche che hanno trovato storicamente vasta diffusione nel mondo del Teatro, giungendo persino fino ai giorni nostri.

Con la differenza che, nel 21° secolo, non è più questione di crederci o non crederci, essere superstiziosi oppure no: ormai queste abitudini fanno talmente tanto parte del tessuto etico che vige tra i teatranti, che nessuno si sognerebbe mai di rompere la tradizione!

Fischiettare sul palco porta sfortuna.

Perché mai?

Una prima lettura potrebbe semplicemente derivare dal classico segno di disapprovazione del pubblico (almeno in Italia), eventualità questa da esorcizzare in ogni modo.

Ma c’è una seconda spiegazione che legherebbe il fischio ai tecnici di scena che un tempo venivano assoldati andando a pescare tra i marinai, soliti comunicare con dei codici fatti di fischi per manovrare cavi e vele.

Ed ecco che il fischio dell’attore poteva essere confuso con quello di uno dei tecnici e generare autentiche sciagure.

Oltre al fischio, il teatrante deve esimersi dal pronunciare la parola “corda”.

La diceria deriva dai tempi dell’Inquisizione, in cui peccatori di ogni genere (e tra questi anche i teatranti stessi, considerati meritevoli di sepoltura in terre sconsacrate) venivano condannati a impiccagione o alla cosiddetta “tortura della corda”.

In poche parole, venivano sollevati da terra con una corda a cui venivano legate le mani, fino a slogatura delle articolazioni.

Un’altra fonte di disgrazia è la caduta del copione dalle mani.

Una vera e propria iattura contro la quale fortunatamente esiste un infallibile metodo neutralizzante: sbattere per tre volte il copione a terra, nel punto esatto dell’impatto col terreno.

Importante!

Solo colui a cui è cascato il copione dalle mani è titolato ad eseguire la contromisura.

Infine, concludiamo con uno dei rari segni di buona sorte, in questo mondo di iatture e disgrazie in cui il teatrante rischia di incappare:

il chiodo storto.

Si narra che individuare un chiodo storto sul palco o dietro le quinte porti bene e sia benaugurante verso un ritorno in quello stesso teatro in un imprecisato futuro.

Non è chiaro se camerini e foyer rientrino nel campo d’esistenza di questa specie di benedizione.

Ad ogni modo, l’origine della tradizione risale alla fretta dell’attrezzista nel piantare chiodi per fissare le scenografie qualora lo spettacolo in questione sia molto atteso dal pubblico.

Simone Buffa

Tempo di lettura: 1’50”

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