di Fabio Bandiera
Le grandi incognite e le altalenanti incertezze che da due anni a questa parte ci hanno cambiato profondamente la vita si riflettono e riverberano in tutti gli aspetti del nostro esistere quotidiano.
Un prezzo altissimo che stiamo pagando tra lampi di normalità e una ciclica paura che riemerge al nascere di nuove mutazioni di questo maledetto e subdolo virus.
Realtà complessa per noi umani, ma non meno difficile per il mondo animale che trova nel Bioparco di Roma una delle massime espressioni di complessità e diversità.
Diretto dal 2018 dal Professor Francesco Petretti, il giardino zoologico romano lotta da sempre per sopravvivere rinnovandosi continuamente con nuove specie e attrazioni per coinvolgere a trecento sessanta gradi l’universo articolato delle diverse esigenze dei visitatori.
Pacchetti mirati ad attrarre le famiglie che, anche i questi due anni difficili, non hanno mai mancato di dare il loro sostegno accorrendo appena possibile in massa per ridare nuova linfa ad una struttura il cui valore intrinseco è palese e inestimabile.
Il sessantunenne biologo romano ricopre da quasi quattro anni l’incarico di Presidente che condivide con il mondo universitario in cui insegna Biologia della Conservazione a Perugia e Wildlife Management a Camerino, un uomo di scienza impegnato costantemente verso la tutela e la divulgazione del rispetto per la Biodiversità.
Scrittore di oltre trenta libri, direttore di documentari di storia naturale e storico autore e conduttore di Geo & Geo, Petretti svolge con piglio e competenza il suo ruolo con una passione incondizionata verso il paradiso faunistico, sempre pronto a nuove sfide da portare avanti con la fierezza e l’autorevolezza che lo contraddistingue.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo per discutere gli scenari imminenti e futuri legati a questo meraviglioso patrimonio naturale che risponde al nome di Bioparco.
Presidente buongiorno, partiamo dall’anno appena concluso. Oltre quattrocentomila visitatori in un anno particolarmente complesso. Un bel risultato e un vero miracolo?
Non vi è dubbio che i numeri dello scorso anno ci hanno confortato, siamo riusciti a riaprire con tutti i vincoli e i protocolli di legge e, nonostante la cronica assenza di turisti, sono molto contento che sia i romani che i laziali in generale abbiano aderito con slancio a tutte le nostre offerte e pacchetti promozionali venendoci a fare visita in massa.
Un risultato non scontato che ci rende fieri ripagandoci di tutti i sacrifici che giocoforza abbiamo dovuto affrontare tra mille incertezze e mille difficoltà.
Proiettiamoci verso l’anno che è appena cominciato. Obiettivi a breve-medio termine legati anche al PNNR, vi vedono coinvolti in prima linea? Una grande occasione da non perdere per migliorare la qualità dell’offerta?
Assolutamente si, la nostra politica è assimilabile a quella delle brave casalinghe che nei momenti di magra turistica, soprattutto nei mesi invernali, approfittano per sistemare mettendo in atto tutta una serie di interventi e di lavori di manutenzione per riaprire nei mesi clou, sostanzialmente primaverili, per offrire sempre un servizio all’altezza del nostro mandato.
In tal senso stiamo elaborando progetti ad ampio spettro che possano rientrare nel PNNR perché il Bioparco ha il grande privilegio di coniugare scienza e intrattenimento a cui si unisce la salvaguardia e la gestione delle specie da noi ospitate.
Ci stiamo lavorando nella consapevolezza che è una grande opportunità che non deve essere sprecata.
Lei è al timone della struttura da ottobre 2018, sono stati di sicuro anni non facili da gestire. Qual è lo stato di salute del Bioparco a tre anni dal suo insediamento?
E’ innegabile e sotto gli occhi di tutti quello che sta succedendo, sono stati periodi difficili col mare in tempesta, ma posso dire che non ne siamo usciti con le ossa rotte affrontando da vera Arca di Noè questa pandemia che ci ha però anche dimostrato l’attaccamento dei romani che sentono questo patrimonio come qualcosa che gli appartiene.
Al Bioparco ci vanno tutti, dai nonni ai nipoti e questa trasversalità unita al rispetto e alla tutela degli animali sono stati la linfa vitale che ci ha permesso di rimanere a galla pur navigando a vista.
Oggi siamo più forti e consapevoli dell’importanza del nostro ruolo, un malato che nonostante una lunga convalescenza guarda a testa alta al futuro.
Oltre mille animali appartenenti a circa centocinquanta specie, tra mammiferi anfibi e rettili, un impegno gravoso anche a livello finanziario. Quali sono le vostre fonti di sostentamento?
Certo le spese non mancano a cominciare da quelle relative alle esigenze primarie degli animali e alle relative cure, talvolta complesse e onerose.
Abbiamo uno staff all’altezza costituito di giovani laureati, che si occupano dei numerosi aspetti gestionali di cui siamo orgogliosi sia per la dedizione che per la competenza. Noi ci finanziamo per due terzi con i proventi interni della biglietteria, dei souvenir e della ristorazione, mentre il restante terzo ci viene erogato da Roma Capitale che ci sostiene storicamente nel nostro sopravvivere quotidiano.
Per fare un esempio recente abbiamo dovuto operare le due cucciole di leone nate nel 2020, una delle due purtroppo non ce l’ha fatta per una rara malattia congenita, ma per fortuna la sua sorellina è stata operata e salvata e restituita ai suoi genitori.
Come hanno affrontato gli animali la fase più dura del primo lockdown? Hanno percepito la mancanza improvvisa di visitatori?
Per la nostra fauna il pubblico è una componente familiare ed imprescindibile. I nostri rumori, i nostri colori e perfino i nostri odori sono parte integrante del loro vivere a contatto con l’essere umano e di punto in bianco anche per loro è calato il sipario con un silenzio inaspettato, è subentrata una solitudine alla quale ogni specie ha reagito a modo suo.
Le giraffe alzavano il loro collo alla ricerca di qualche essere vivente, gli orsi si avvicinavano al vetro in cerca di una presenza che è mancata nella fase più acuta per 79 giorni che sono corrisposti nel 2020 ai mesi di marzo, aprile e maggio dove di solito facciamo gli incassi più alti dell’anno.
Devo anche ringraziare i Comune di Roma per il supporto decisivo che ci ha fornito in quella fase erogando dei contributi straordinari basilari per la nostra sussistenza e sopravvivenza.
Questa solidarietà, che abbiamo potuto anche testare a livello europeo, ci ha reso consapevoli di non essere soli dandoci ancora più energia e coraggio per andare avanti.
La sicurezza è stato uno dei vostri cavali di battaglia nel momento della prima riapertura. Siete riusciti a coniugare il contingentamento degli ingressi senza stravolgere la fruibilità della visita?
Siamo stati tra i primi a riaprire nel mese di giugno 2020, molte attività erano ancora chiuse e noi ci siamo sentiti un po’ tra i pionieri di questo nuovo ordine delle cose fungendo da punto di riferimento per lo sviluppo e l’adozione dei protocolli sanitari post-pandemia.
E’ stato meraviglioso rivedere la famiglie di nuovo tra noi e toccare con mano questa ritrovata pseudo-normalità pur nel rispetto della sicurezza e della tutela della salute pubblica.
La gente ha risposto ed apprezzato il nostro sforzo comportandosi con un grande senso civico, rendendosi perfettamente conto che il comportamento di ognuno di noi avrebbe inciso sulla collettività.
C’è un a specie che vi manca e sulla quale state lavorando per averla presto al Bioparco? Avete in mente ristrutturazioni o interventi mirati a modificare l’attuale assetto?
Tra gli interventi strutturali che abbiamo in mente c’è di sicuro una serra tropicale in cui vorremmo racchiudere dentro un nostro edificio attualmente non utilizzato una ingente quantità di piante di varie tipologie perché il nostro parco ne è ricco e sarebbe logisticamente ottimale racchiuderle in un unico grande contenitore.
Per quanto riguarda le specie animali stiamo lavorando per avere presto con noi il Gipeto, il cosiddetto avvoltoio degli agnelli, un rapace molto raro in Europa mentre se parliamo di Africa ci piacerebbe avere presto con noi il Rinoceronte Nero che è alle prese con uno spietato bracconaggio che ne sta drasticamente riducendo gli esemplari.
La sua opera di studioso, scrittore e divulgatore. Geo & Geo e Wild Italy sono due fiori all’occhiello del pacchetto culturale di mamma Rai.
Queste sono le mie attività principali delle quali mi occupo da sempre e che continuerò a portare avanti nel tempo, il mandato al Bioparco posso considerarlo una parentesi che scadrà prima o poi, perché mi sento un divulgatore che ha speso i suoi studi e le sue conoscenze per metterle a disposizione della collettività.
La Rai, da servizio pubblico qual è, ci dà la possibilità di investire risorse sulla scienza e sulla conoscenza che noi utilizziamo per fare informazione su temi importanti legati alla biodiversità e al rispetto della natura, temi sempre più cruciali e attuali.
Chiudiamo con un messaggio rivolto soprattutto alle fasce più giovani. Accorrete al Bioparco in sicurezza col vaccino?
Assolutamente sì, questa è una sfida che si può vincere se siamo tutti coesi dalla stessa parte.
Ora c’è l’opportunità di vaccinare anche i più piccoli ed è importante in questa fase mettere anche loro in sicurezza perché l’ultima variante sta contagiando anche la fascia tra i cinque e gli undici anni.
Avere tutto il nucleo familiare col ciclo vaccinale completo è uno strumento in più che va nella direzione giusta, venite a trovarci tenendo presente che sapremo sempre gestire gli spazi e gli accessi nel modo più corretto ed esemplare.
Vuoi saperne di più guarda questo video
Tempo di lettura: 3’30”