Cibo industriale o biologico:
Tutte le reti televisive, “all’ora che volge al desio”, trasmettono programmi in cui si parla di cibo e si suggeriscono ricette nuove e appetitose. Evidentemente il gradimento (del cibo) è alto.
Tutti abbiamo letto o visto Pinocchio. Una cosa accomuna i vari personaggi del racconto: sono perennemente affamati e sperano nel paese di Bengodi.
Forse non abbiamo notato questo particolare perché oggi viviamo proprio nel Bengodi: basta entrare in un supermercato o frequentare un mercato rionale.
Cosa che solo qualche decennio fa non era scontata. In realtà, siamo spettatori e protagonisti di una storia bellissima: più di due miliardi di persone sono uscite dalla fame e dalla carestia.
Purtroppo resta ancora circa un miliardo di esseri umani senza cibo, industriale o biologico, sufficiente.
Cibo industriale
Oggi il cibo industriale consente di avere cibo in abbondanza, utilizzando poca terra. In Italia, dal 1990 ad oggi, la superficie agricola totale è diminuita di circa 185 mila ettari annui, senza che ci sia stato un corrispondente calo di produzione.
Il prezzo che stiamo pagando è costituito dall’impiego sempre più massiccio dei diserbanti, usati per distruggere le erbe e impedirne la vegetazione, consentendo così di aumentare la resa delle colture.
Il glifosato è l’erbicida più utilizzato al mondo, classificato dall’EFSA, l’organismo per la sicurezza alimentare della Ue, tra le sostanze “probabilmente cancerogene”, ossia un agente la cui cancerogenità è confermata sugli animali ma non sull’uomo.
Come dire che è meno nocivo delle sigarette. La sua presenza nei cibi (sia pure in tracce) è ubiquitaria.
Lo troviamo in frutta e verdura, pasta, farine e farinacei, (soprattutto in quelli prodotti nei Paesi nordamericani, in cui le leggi sono più permissive), nella carne, nel latte e derivati, perfino nella birra.
A causa dei mangimi utilizzati negli allevamenti, questo erbicida si accumula nella carne degli animali e nei prodotti derivati di cui poi ci nutriamo.
Dunque l’allarme è massimo e l’ansia per quello che mangiamo abitualmente appare giustificata.
Cibo biologico
La soluzione potrebbe essere il cibo biologico, prodotto nel rispetto della salute e dell’ambiente in tutte le sue diverse fasi, escludendo il ricorso a pesticidi, diserbanti, anticrittogamici e insetticidi di sintesi, sostituendoli con concimi naturali (letame o compost organico) e a qualsiasi OGM.
In realtà, attualmente nessun Paese riesce a soddisfare i bisogni elementari dei propri cittadini usando le risorse in modo sostenibile.
E se tutti avessimo una qualità di vita paragonabile, dovremmo usare da 2 a 6 volte più risorse di quelle che possiamo permetterci.
Di più, dove si vive veramente di “biologico” si muore di fame: molti migranti arrivano nel mondo sviluppato proprio per sfuggire alla denutrizione.
Il cibo bio è diventato per molti un’ideologia: sembra più giusto, più salutare, più sostenibile, ma gli studi a riguardo sono ancora un po’ confusi e contrastanti.
In realtà è in gioco una filosofia di vita a cui difficilmente potremo o sapremo rinunciare. Sembra tanto la battaglia di Don Chisciotte contro i mulini a vento, scambiati per giganti enormi che sembrano avere cattive intenzioni.
Mentre Sancho Panza, il suo scudiero, lo avvisa che sono solo mulini con grandi pale. È l’eterna lotta, sempre attuale, tra sogno e vita.
Potremo anche vincere la battaglia contro il glifosato (o altre singole sostanze), ma potremo mai vincere la guerra globale?
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