Destra e Sinistra: Il pasticcio Italiano
Prendete una campagna elettorale senza programmi, senza un enunciato serio sul dove si vorrebbe andare e perché. Una serie di partiti litigiosi e in perenne lotta tra loro.
Raramente capaci di un ragionamento comune e distaccati dal Paese, lontani dai suoi problemi più cocenti anche quando sono sotto gli occhi di tutti.
Un governo delle istituzioni che da il meglio di sé, spesso ma non sempre, soprattutto a livello locale.
Reso più burocratico che efficiente man mano che esso viene centralizzato.
E poi un nuovo movimento che si pone come contrario a tutto il sistema con l’obiettivo di sovvertirlo e travolgerlo, promettendo misure nuove e rivoluzionarie.
Mettete insieme questi ingredienti e avrete… il pasticcio italiano.
Non era mai capitato, nella storia della Repubblica italiana, che le istituzioni democratiche di destra e sinistra si ritrovassero in un’empasse come quella che stiamo vivendo.
I partiti vincitori e quelli sconfitti si sono ritrovati, a diverse settimane dal voto espresso dagli italiani, in uno stallo politico senza precedenti, bloccati, incapaci di esprimere un governo che guidi il Paese, abbarbicati sulle proprie posizioni fatte di veti e di diktat.
L’Italia con il voto del 4 marzo ha espresso fondamentalmente un disagio che tocca tutti i cittadini.
Una sensazione di impotenza davanti ad una politica bloccata davanti a problemi sociali ed economici che prima o poi andranno affrontati.
LA NOVITA’ DEL VOTO DEL 4 MARZO
La grande novità di questo voto si è concretizzata proprio nel voto espresso il 4 marzo, che di questo disagio è la conseguenza diretta. Il centrodestra insieme ha vinto, è vero, ma i singoli partiti che lo compongono, da soli, non avrebbero retto all’assalto dei grillini.
Di fatto, i due vincitori numerici da un lato e morali, dall’altro, della tornata elettorale, Movimento 5Stelle e Lega, non esprimono quello che per decenni è stato l’indirizzo che ha guidato gli italiani davanti alle urne:
La scelta scottante tra destra e sinistra.
Per molto tempo nel nostro paese scegliere quest’area di appartenenza è stato un po’ come tifare una squadra di calcio, o si era di destra o di sinistra, senza se e senza ma, individuando in una i fascisti conservatori, nell’altra i comunisti progressisti.
I partiti come Forza Italia, Fratelli d’Italia e in parte, ma solo in parte, la Lega, hanno ereditato le posizioni che un tempo erano della destra storica, quella di Almirante e del Movimento sociale dei Liberali e dei Repubblicani.
Il Pd, e le sue derivate, hanno ereditato ciò che è rimasto del vecchio PCI, il partito comunista di Togliatti e Berlinguer lasciando orfana l’estrema sinistra che oggi non si riconosce nelle sedi e nei simboli dei partiti tradizionali.
Oggi che questi blocchi ideologici sono stati livellati il vecchio modo di intendere la politica sta cambiando e libera voti a destra e a sinistra legati più alla contingenza e al momento storico quotidiano, che ad un’appartenenza storica e politica dichiarata.
LA FINE DELLA DESTRA E DELLA SINISTRA COME CENTRO DI APPARTENENZA
Da qui lo stallo, il blocco. Da un lato i 5Stelle che per la natura stessa del loro movimento, per il fatto di essere nati come risposta a una protesta e dovendo dare dei riscontri concreti al Paese, devono governare subito e mostrare quello che sono realmente capaci di fare. Dall’altro i vecchi partiti che devono rinnovarsi pena la loro estinzione.
Del sistema passato la Lega, che ha guadagnato di più in termini percentuali, ma non assoluti, sembra essere il più adatto, sempre secondo gli elettori, al nuovo corso.
Di contro il PD il cui crollo i termini di consenso, rappresenta ciò che gli italiani hanno visto nella politica di governo della sinistra. Quel PD che deve reinventarsi per non lasciare orfana la massa di elettori che fino a poco tempo fa l’hanno votato ma che rischia di trovarsi limitato nei confini ormai angusti del concetto di sinistra.
La destra e la sinistra insomma rischiano di non avere più il significato che esprimevano nel passato.
Gli elettori del futuro potrebbero divenire fluidi e ondivaghi.
Un po’ come accade in altre democrazie moderne come la Francia, la Gran Bretagna e la Germania.
L’italiano potrebbe iniziare a votare basandosi essenzialmente sui programmi, sui candidati e sugli obiettivi che una forza politica propone ed immagina per il Paese.
Credo che questo fenomeno, che sembra stia prendendo corpo in Italia, potrebbe giovare alla democrazia nazionale.
A patto però, che la politica sappia capire che un nuovo corso è in movimento e che, indipendentemente, dal colore dei partiti, dalla destra o dalla sinistra, bisogna fare e fare bene per far ripartire un paese bello, pieno di risorse e di possibilità qual è l’Italia.
Tempo di lettura: 1’50”