Difendere il posto di lavoro o il lavoro?

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Durante le trattative sindacali, il tema dello straordinario risultava essere sempre pretestuoso.

Tutti erano pienamente a conoscenza che le ore di straordinario costituivano un importante ingresso economico per il lavoratore e che lo stesso non vi avrebbe rinunciato facilmente.

Quell’argomento serviva quindi a porre l’Azienda in difetto per poi spuntare qualche risultato in termini di avanzamento di categoria o in termini di aumento di organico.

Durante i miei dieci anni di relazioni industriali l’esperienza è sempre stata la stessa:

Il gioco delle parti disegnava il ruolo di colui (il Sindacato) che cercava di mettere in mora l’Azienda per dimostrare che avrebbe potuto ottenere un incremento nel numero dei lavoratori o quantomeno aumenti salariali.

Dalla parte apparentemente opposta c’erano i rappresentanti dell’Azienda con i loro personali obiettivi di carriera che manifestavano apertamente di non accettare certe richieste, per poi proseguire cedendo nella forma meno dolorosa.

Il tutto fino alla successiva capziosa richiesta di incontro.

Mi sono sempre chiesto per quale strano motivo tutti insieme non si lavorasse per ottenere la migliore organizzazione, quella in cui il numero tecnicamente corretto di lavoratori (ci sono calcoli precisi per questo) garantisse il raggiungimento dei risultati nel rispetto della migliore efficienza.

Ciò perché l’organizzazione più efficace ed efficiente è quella che determina il migliore svolgimento del lavoro e quindi ne massimizza la redditività.

La presenza di rimuneratività costituisce l’unica giustificazione che il lavoro continui nel tempo e che i lavoratori coinvolti vi terminino il loro ciclo produttivo venendo adeguatamente sostituiti dalle nuove generazioni.

La difesa del lavoro produttivo determina, come logica e diretta conseguenza, la difesa delle risorse che vi operano.

Al contrario quando si difende un lavoro improduttivo in maniera ostinata si DEVE essere consapevoli che quel lavoro e gli stessi lavoratori vengono finanziati a fondo perduto.

Quando il lavoro risulti improduttivo è necessario agire come nei confronti del malato: bisogna curarlo e, se possibile, risanarlo; non limitarsi a osservare bovinamente il progredire della malattia.

Il grande equivoco sta nel fatto che non bisogna difendere il posto di lavoro bensì il lavoro !

Mudir

Tempo di lettura: 1’30”

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