Grande successo per Appresso alla Musica l’ennesimo format vincente, targato Rai5, in cui Renzo Arbore attinge a piene mani dagli archivi, sia della Rai che personali, per rimettere in onda alcune perle musicali provenienti in gran parte dal programma televisivo DOC.
Una trasmissione che ha scritto la storia della musica tra il 1987 e il 1989, dove su Raidue sono passati in rassegna, e rigorosamente dal vivo, i migliori artisti italiani e internazionali senza soluzione di continuità.
Un vanto assoluto per Mamma Rai che per una ventina di puntate ci ha permesso di rivivere i fasti di un tempo che fu, per custodire la memoria e non dimenticare.
La cultura è un patrimonio da estendere e condividere e Appresso alla musica assolve a pieno titolo il suo compito riavvolgendo il nastro e riportandoci alla Grande Bellezza di un trentennio che fu.
In studio, insieme a Renzo, il suo fido Gegè Telesforo che abbiamo avuto il piacere di intervistare.
Gegè buongiorno e ben trovato. Partiamo da questa ennesima chicca targata Rai5. Appresso alla musica nasce per l’esigenza di condividere uno sterminato archivio di un tempo che fu da tramandare ai più giovani che sembrano distanti anni luce da tutto questo?
Ci ha mosso in primis la grande richiesta di amici e appassionati di musica che ci hanno chiesto di riproporre DOC sulla Rai, cosa che non era stata mai fatto per problemi sui diritti di immagine degli artisti.
Erano contratti per un certo numero di performance limitato per cui abbiamo dovuto ricontattarli per farci concedere i diritti, cosa che ahimè non tutti ci hanno concesso, e poi abbiamo dovuto compiere un vero e proprio restauro sul materiale che era stato salvato su nastri.
Abbiamo sia digitalizzato che compiuto un lavoro di mastering audio sulle tracce.
Venti puntate sono solo l’inizio perché c’è ancora tantissima roba da mandare in onda, Renzo è pronto e con la Rai si troverà una soluzione per continuare a divulgare questi straordinari repertori.
Nel programma si rivedono delle perle di quel tempio musicale che fu DOC, trasmissione seguitissima che ebbe un grande successo. Quale fu il suo segreto vincente?
Il programma ebbe un grande successo in primis perché all’epoca c’era un gran fermento musicale, erano ancora in vita alcuni dei grandi maestri che alcuni generi li avevano inventati, da James Brown a Miles Davis giusto per capirci.
A loro si sono affiancati diversi giovani di talento che in quegli anni stavano per spiccare il volo, tra tutti cito la mia amica Dee Dee Bridgewater che arrivò a Doc a 35 anni quasi sconosciuta e sappiamo oggi che star è diventata, e una serie di grandissimi artisti italiani che hanno aderito a questo format impreziosendolo ancora di più.
Eravamo un team di appassionati e conoscitori di musica, dagli autori ai conduttori, ed è a tutt’oggi considerata una delle trasmissioni musicali più apprezzate nel mondo.
Il tutto rigorosamente dal vivo dove si alternavano sul palco ogni giorno diversi artisti e diverse band, un’impresa titanica che solo dei malati di musica come noi sono riusciti a portare a termine.
Perché fu così bruscamente chiusa solo dopo due anni?
E’ stato chiuso per vari motivi, i costi degli artisti erano di sicuro elevati e poi ci fu un cambio nella dirigenza Rai che chiese a Renzo un programma in seconda serata che facesse più entertainment che musica, diventò il Doc Club snaturandosi del tutto e non si riuscì a trovare un accordo per riportarlo alla sua natura originaria.
Trent’anni fa si andava in tv a suonare dal vivo e avere ospiti di livello così alto era possibile addirittura in una fascia non serale. Oggi quelle immagini sembrano trasmesse da una galassia lontana. Perché a tuo avviso oggi con tutti i mezzi multimediali a disposizione si è ridotto drasticamente il rapporto con la musica dal vivo in tv? Sembra un paradosso ma di fatto è così……
E’ assolutamente così, ci si nasconde sul fatto che la musica in Tv non faccia ascolti e invece non è a mio avviso affatto così.
Non ci sono dirigenti visionari e coraggiosi che credono nell’arte e nella musica pur essendo l’Italia un’eccellenza assoluta in qualsiasi campo culturale, ma non viene di fatto rappresentata svilendo la funzione del pubblico a pure merce chiamata a consumare un prodotto pre-confezionato.
Ecco che proliferano Talent show o trasmissioni in cui c’è sempre una competizione in atto, ma nella musica cari signori non vince sempre chi arriva primo, ma chi riesce ad emozionare di più perché i suoi valori vanno oltre qualsiasi barriera di tipo culturale e sociale.
La musica unisce, crea condivisione e bellezza e sono stra-convinto che se oggi facessi Doc in Rai avrebbe un successo strepitoso perché presenterei tutta una serie di artisti bravissimi che non sono quelli che oggi vengono propinati in tv.
In queste oltre 400 puntate in cui sul palco avete avuto i più grandi ospiti, c’è aneddoto particolare che vi viene in mente legato ai grossi calibri che siete riusciti a portare a Via Teulada?
La prima cosa che mi viene in mente è la semplicità con cui questi grandissimi artisti si sono approcciati al nostro programma.
Vivevano queste giornate di lavoro con una naturalezza sorprendente, non da star come qualcuno potrebbe immaginare.
C’era un’atmosfera molto easy nonostante i ritmi infernali di lavoro che ci investivano anche per quattordici ore al giorno.
Questa leggerezza traspare nel programma, Renzo e Ugo Porcelli erano dei timonieri fantastici, per cui non c’erano tensioni e, credimi, non ci è mai pesato lavorare così tanto.
Nelle puntante ci sono anche doverose finestre all’Orchestra italiana di Renzo che ha girato in lungo e in largo il mondo tramandando la grande tradizione della musica napoletana. Quanto è importante questo rapporto con le radici e le tradizioni popolari nel discorso musicale? Esperienza come quella di Renzo potranno avere un seguito o saranno tendenzialmente destinate a sparire?
Ti ringrazio per avermi inserito a pieno titolo nel progetto dell’Orchestra Italiana pur non essendone un membro effettivo.
Detto questo e lasciando a Renzo i meriti di questa incredibile avventura, è innegabile che i loro concerti in giro per il mondo, sempre all’insegna del sold out, hanno fatto impazzire un pubblico smisurato rielaborando e riarraggiando i pezzi, tropicalizzando ritmicamente i classici napoletani.
Queste rivisitazioni musicali hanno permesso di rivivere la storia della musica napoletana e dispiace veramente che Renzo per motivi anagrafici abbia dovuto rinunciare ad impegni futuri con l’orchestra.
Forse non sai però che esistono almeno una quindicina di band orchestrali che clonano quella di Renzo eseguendo gli stessi brani e le stesse scalette con gli arrangiamenti dell’Orchestra Italiana.
Questo ti da la portata del fenomeno e dei meriti che Renzo ha avuto nel divulgare questo tipo di sound e dispiace davvero che una certa critica partenopea musicale in malafede non gli riconosca quanto dovuto solo perché è di Foggia e non napoletano.
Il vostro rapporto, se dovessi definirlo? Chi sono Gegè e Renzo? Un padre e un figlio? Due fratelli? Due amici accomunati da una grande passione?
Siamo due amici che pur essendo di due generazioni diverse hanno le stesse passioni, appartengono alla stessa terra, hanno la stessa mentalità.
Credo di aver vissuto più anni con lui che con mio padre e a volte mi sono sentito più padre di Renzo che viceversa, ci siamo scambiati spesso i ruoli con la sincerità che ci ha sempre contraddistinto senza alcun timore reverenziale.
Abbiamo avuto anche confronti accesi, perché ognuno di noi ha la sua personalità, ma la stima e il rispetto, e quella intima complicità che ci lega non sono mai venuti meno
Nel programma c’è anche tantissima Italia, da Dalla a Mimì, da Paoli a Pinuccio. Tutti pronti a salire su un palco e a mettersi in gioco scherzando e condividendo con voi dei bellissimi momenti. Sono troppo nostalgico se penso a quanto oggi questo patrimonio si stia gradualmente assottigliando visto lo scenario attuale della musica nostrana?
Non hai ovviamente tutti i torti, ma dobbiamo essere positivi, io credo e spero che ci sia ancora qualcuno che creda nel fare arte e spettacolo al di la dei consensi e del successo a tutti i costi. I ragazzi devono tornare a comprendere la bellezza, a scoprire ed essere educati alla curiosità, cosa che oggi manca a mio avviso alle giovani generazioni.
Si vive di stereotipi e di omologazione di massa, invece e l’incontro con le diversità che crea arte e fermento e può successivamente diventare tendenza.
Ci vorrà del tempo, ma ci vuole qualcuno che dia il là e che generi quella scintilla che pian piano si accende stimolando un qualcosa che oggi sembra alquanto sopito.
Ci spieghi cos’è lo Scat? Dove nasce e con quali finalità? C’è qualcuno oggi in Italia che lo utilizza?
Per scat si intende l’improvvisazione vocale nel mondo del jazz, una tecnica che si attiva sillabando parole senza senso.
E’ una forma che è connaturata all’esistenza dell’uomo, e può avere differenti approcci a seconda dei pattern e dei groove generati dal tipo di musica con cui questo sillabare si intona e va a braccetto.
Un’arte complicata che si basa sulla preparazione musicale e dalle statistiche si evince che per ogni improvvisatore scat esistente esistono circa seicento sassofonisti tenori, una proporzione pazzesca che ti da la portata della sua complessità.
Continuerete da veri reduci a parlare e divulgare materiali inediti anche in forma e modalità diverse? E’ una battaglia che tu e Renzo porterete ancora avanti nel tempo?
Tutto questo sterminato materiale è proprietà della Rai e credo che sarà divulgato solo attraverso le sue piattaforme, da Raiplay o Raiplay Sound, per cui non ci sarà giustamente nessun altro modo per diffondere momenti che appartengono esclusivamente a chi li ha prodotti.
Si potrebbe allargare l’orizzonte ad altre produzioni Rai del passato che hanno proposto grande musica, per esempio un programma come Sostiene Bollani potrebbe essere ripreso e rimesso in onda così come abbiamo fatto con Doc.
Torniamo sulla Terra, prossimi tuoi progetti ? A cosa sta lavorando oggi Gegè Telesforo? Qual è il tuo planning prossimo futuro? Ti piace ancora esibirti dal vivo?
Ho ripreso finalmente a fare concerti in giro con grande soddisfazione, sto lavorando attualmente ad un progetto discografico con una nuova band con cui andremo in tour a partire dai primi di dicembre per poi avere libero sfogo durante il periodo estivo.
Sto valutando anche un ritorno in radio, cosa che mi è sempre piaciuta perché è più nelle mie corde rispetto alla tv, e poi vediamo se ci sarà un seguito al discorso iniziato con Appresso alla Musica.
Di certo non ci si annoia e dopo due anni di pandemia finalmente la musica ha ripreso il suo posto come fattore aggregante e socialmente indispensabile.
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Foto tratta da: https://spettacoli.tiscali.it/musica/articoli/Gege-Telesforo-perche-la-musica-fa-paura-a-tv-Arbore-Ne-stiamo-combinando/