Momenti intensi quelli che sta vivendo la ginnastica azzurra alle prese con le varie kermesse internazionali, tra l’oro delle farfalle ritmiche e gli exploit individuali di Sofia Raffaeli ai recenti mondiali di settembre a Sofia, e il magro bottino raccolto a Liverpool chiuso con nessuna medaglia all’attivo.
Colpa degli specialisti che hanno reso sotto le aspettative e anche di assenze importanti che hanno influito non poco sui risultati sia individuali che a squadre.
Tra le assenti di lusso c’era anche Vanessa Ferrari, la nostra ginnasta più longeva e rappresentativa che con le sue imprese ha riscritto la storia di questa disciplina regalandoci tantissime soddisfazioni.
Undici medaglie europee, cinque iridate e il fantastico oro nel corpo libero di Tokyo 2021 ci danno la portata di questa eterna ragazzina di trentadue anni che, dopo quattro olimpiadi, continua con grinta ed entusiasmo ad allenarsi per i prossimi obiettivi.
Un infortunio al piede sinistro l’ha costretta al quarto intervento, ma l’obiettivo è tornare più forte di prima per competere nel 2023.
L’abbiamo raggiunta per condividere alcune riflessioni sul mondo della ginnastica italiana 2.0 alle prese con denunce da parte di diverse atlete, spesso ragazzine, che stanno dichiarando abusi e soprusi subiti che di certo non giovano al movimento della ginnastica in generale.
Vanessa partiamo da questa edizione dei mondiali appena conclusi a Liverpool. Zero medaglie, ma tante assenze e comunque atleti giovani di grande prospettiva in chiave Olimpica. La tua opinione? Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
Direi che in questo momento, nel quale il panorama mondiale non è al top per vari aspetti, sicuramente le aspettative prima della partenza erano differenti, penso che puntassero sicuramente più in alto.
Poi la gara è a gara ed hanno pagato degli errori di troppo. Sicuramente senza errori avrebbero avuto delle ottime possibilità di successo.
Le tue condizioni di salute e i vari step che dovrai affrontare per tornare al top in attività? Quanto ancora dovremo aspettarti per rivederti in gara?
Diciamo che non sto forzando il rientro perché sarebbe controproducente, ho sempre detto che non escludo nulla, penso però che dopo quello che hanno passato i miei piedi non posso permettermi di affrettare le cose.
Certamente l’intervento fatto è per provare a risolvere un problema e cercare la miglior condizione per scegliere il percorso migliore.
I tuoi inizi, gli anni giovanili in cui hai approcciato questa disciplina. Come ci sei arrivata? Hai subito pensato di essere ginnasta a questi livelli così alti o è stato un processo graduale?
Si inizia per gioco, poi crescendo si passa in categorie sempre più selezionate fino a che diventa una scelta di vita. La ginnastica rispetto ad altri sport richiede molto allenamento, fin da bambini.
Dall’età di 9 anni dedicavo praticamente l’intera giornata a questo sport.
Facevo allenamento sia al mattino che al pomeriggio e alla sera la scuola, quindi ci sono molto impegno e tanti sacrifici da parte mia e della mia famiglia, per poter perseguire questa strada.
Nel 2006 ti sei laureata campionessa del mondo, a soli sedici anni, e a diciassette campionessa europea nel corpo libero. Dopo oltre dieci anni arriva l’argento olimpico a Tokyo. Nel mezzo alcuni infortuni e altrettanti ritorni ad altissimo livello. I segreti di questa tua straordinaria longevità?
Diciamo che la longevità è frutto di tanti fattori, parte tutto dalla testa, dalla capacità di crearsi degli obiettivi e rimanere sempre focalizzati.
Poi si passa dalla dedizione, tutto gira intorno a questi obiettivi e ci si dedica a 360 gradi.
Infine il lavoro e la gestione del lavoro, bisogna essere in grado di gestirlo al meglio soprattutto con il passare del tempo, quando il fisico cambia e con esso devono variare anche i ritmi per avere sempre un risultato ottimale da ogni allenamento.
Fai parte del Gruppo Sportivo dell’Esercito. Questi gruppi sportivi militari svolgono da sempre un ruolo straordinario per permettere ad atleti di vertice come voi di potersi allenare e competere in totale serenità. Senza di loro sarebbe molto più complicato fare attività sportiva a questi livelli?
Io faccio parte del Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito dal 2009, da quando avevo 19 anni.
In questi anni è stato fondamentale il sostegno quotidiano dell’Esercito, grazie al personale specializzato e alle infrastrutture del Centro Sportivo, e questo mi ha permesso di raggiungere molti obiettivi nel corso della mia carriera.
Hai partecipato ad innumerevoli kermesse internazionali, con diversi podi al tuo attivo. C’è una gara o un traguardo su tutti che ti è rimasto dentro più di ogni altro? E Una delusione che non riesci proprio a mandar giù?
Sicuramente i miei successi più grandi e indimenticabili sono la vittoria del Mondiale nel 2006 e l’argento olimpico a Tokyo, però ogni mio traguardo è arrivato dopo momenti difficili, infortuni e delusioni, quindi in realtà tengo a tutti i miei successi.
Per quanto riguarda le delusioni sicuramente il terzo posto pari merito alle Olimpiadi di Londra, nelle quali per un cavillo regolamentare sono stata classificata quarta, non penso che potrà mai andar giù.
Sicuramente sono andata oltre ed ho scritto tante altre belle pagine, ma se penso alla delusione più grande penso proprio a questo, perché ritengo che non sia stato un esito giusto.
Cosa senti di dire a tante giovanissime ragazze che vorrebbero praticare questo sport che stanno facendo i tuoi stessi numerosi sacrifici?
Penso che ognuno debba crearsi degli obiettivi nella vita ed essere disposto a sacrifici per inseguirli, disposto a lavorare duramente, ma sempre tenendo presente che la nostra testa e il nostro corpo sono la priorità, quindi alzare sempre gradualmente l’asticella preservando e difendendo noi stessi.
Proiettiamoci sul tuo 2023, qual è il tuo planning e quali sono gli eventi clou della stagione con tanto di pass olimpico in palio? Parigi è il tuo obiettivo finale? Noi speriamo ovviamente che la tua carriera prosegua ben oltre…………
Come ho detto sto cercando di trovare una condizione che mi permetta di lavorare in serenità, senza dolori ai tendini d’Achille.
Per le prossime Olimpiadi, se la squadra ottiene la qualifica, non esistono altri percorsi individuali, a differenza di Tokyo.
Quindi se i piedi me lo permetteranno cercherò di farmi trovare pronta e al servizio della squadra, con degli esercizi che possano contribuire ad un risultato.
Foto tratta da: www.ilgiornaleditalia.it