La sindrome dell’intestino permeabile è causato dal deterioramento della barriera intestinale che non riesce più a svolgere in maniera corretta la propria funzione protettiva.
La barriera, responsabile dell’assorbimento dei nutrienti, se danneggiata, può portare non solo a forte infiammazione ma anche a un’iper-reattività del sistema immunitario.
Quando si soffre di sindrome dell’intestino permeabile, le giunzioni (adesioni) che si trovano tra le cellule del tessuto che riveste l’interno dell’intestino si allentano, lasciando scorrere molecole che di norma non dovrebbero transitare.
Il ricercatore Alessio Fasano, dell’Università di Baltimora nel Maryland, ha condotto uno studio secondo il quale il principale responsabile della sindrome dell’intestino permeale è la zonulina, un ormone gastrointestinale che agisce proprio sulle cellule epiteliali della mucosa intestinale e che ha il compito di regolarizzare e controllare la permeabilità dell’organo.
Sindrome dell’intestino permeabile: Sintomi
I principali sintomi correlati all’intestino permeabile si possono associare a:
- dolori al basso ventre
- gonfiore all’addome
- disturbi intestinali (intestino irritabile, stitichezza o diarrea)
- intolleranze e/o allergie
- dermatiti
- ipotiroidismo
- dolori muscolari o articolari
- stanchezza cronica o, al contrario, iperattività.
Sindrome dell’intestino permeabile: Cause
Per quanto riguarda le cause, invece, fattori virali o batterici, gastroenteriti, infezioni da funghi (per esempio la candida albicans) provocate da terapie prolungate dovute all’assunzione di antibiotici e cortisonici, predisposizione genetica (in particolare la celiachia) sono tra i principali fattori scatenanti.
Inoltre concorrono a un’alterazione della flora batterica intestinale anche scorrette abitudini alimentari (carenze nutrizionali, diete troppo restrittive o iperproteiche), abuso di alcolici, inquinanti ambientali e stress.
Sindrome dell’intestino permeabile: Dieta
Per curare la sindrome dell’intestino permeabile, il primo approccio fondamentale consiste nella correzione della dieta, cercando di capire, grazie anche a specifici test e al consiglio del medico, se occorre ridurre o eliminare dalle nostre tavole determinate sostanze per riuscire almeno in parte a ripristinare la flora batterica intestinale e a riportare l’organismo in una condizione di equilibrio generale.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito a rapidi cambiamenti alimentari nella nostra società: additivi, coloranti, conservanti sono ormai presenti in moltissimi cibi, rendendoli spesso indigeribili e non idonei a nutrire l’intestino.
Per correggere la propria alimentazione è necessario innanzitutto:
- Introdurre alimenti ricchi di acidi grassi essenziali, come l’Omega 3 e l’Omega 6;
- concedere tra un pasto e l’altro un intervallo di tempo adeguato per permettere all’organismo di completare la digestione in modo corretto;
- preferire verdura e frutta fresche in particolare broccoli, asparagi, anguria, carciofo, yogurt, probiotici e pesce.
- Evitare o per lo meno limitare invece il consumo di cibi ricchi di grassi saturi (salsicce, salumi, pancetta, burro, formaggi, latte intero e tuorlo d’uovo), fritti, dolci, zuccheri, caffè e cioccolato;
- escludere prodotti confezionati e contenenti additivi;
- bere almeno due litri di acqua al giorno.
Inoltre resta sempre opportuno ridurre il consumo di alcolici.
Fonti:
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Foto tratta da: https://ilfattoalimentare.it/intestino-secondo-cervello.html