La vita in quarantena al tempo del Coronavirus:
Svegliarsi una domenica mattina di marzo.
Dopo una settimana di lavoro.
Approfittare del silenzio.
Godermi questa pace come uno stato mentale.
Quella luce che entra dalla finestra in cucina e che sa di belle giornate.
Il gatto mi fa compagnia. Mi segue mentre mi faccio un caffè.
Mi siedo sul divano. Dormono tutti. Solo silenzio.
La vita in quarantena al tempo del Coronavirus:
Ho sognato che c’era un’emergenza. Che stavamo chiusi in casa.
La gente girava per strada con le mascherine.
C’era un virus e un’emergenza mondiale.
Ho sognato. Un sogno così strano. Ma era un sogno.
Forse la serie tv che sto seguendo mi ha impressionato.
Prossima volta una bella commedia all’italiana.
Mia moglie si è addormentata sul divano. Io ho retto fino a tardi.
Un serial apocalittico. Bello ma un po’ angosciante.
Intanto il caffè è pronto, un goccio di latte, due biscotti . Come piace a me.
Un anticipo della colazione della domenica che faremo poi tutti insieme quando il resto della famiglia sarà sveglio. Ma ancora dormono tutti.
Io, il gatto che fa le fusa e una tazza di caffè caldo sul divano.
La vita in quarantena al tempo del Coronavirus:
È domenica. Una bella domenica di marzo.
Mentre faccio colazione di solito accendo la televisione.
Volume audio al minimo per non svegliare nessuno.
Gli smartphone silenziati. Ancora non è il momento di connettersi col mondo.
Tutti dormono ancora.
Per mio figlio non c’è pericolo. Nemmeno una bomba lo butterebbe giù dal letto.
Mia figlia ha preso da me di solito si alza un po’ prima.
Mia moglie la sveglierò io. Come sempre nei fine settimana.
Una tazzina di caffè a letto, un bacio, abbracciati sotto le coperte ancora calde del sonno della notte. Come piace a lei.
E poi domenica in famiglia. Una bella domenica, insieme.
Con i ragazzi. Magari al parco.
Vanno ancora a scuola ma crescono in fretta.
Troppo. Ce li ritroveremo grandi senza nemmeno accorgercene.
Dovremmo pensarci di più, noi genitori.
Sempre troppo presi dalla routine, dal lavoro, dagli impegni.
Ancora ci seguono in viaggio, ma arriverà il momento delle vacanze da soli, dello studio e del lavoro. Li “perderemo” un pò, per poi ritrovarli, come sta accadendo a noi con i nostri di genitori.
La vita in quarantena al tempo del Coronavirus:
E renderci conto che i momenti belli, insieme, andrebbero protetti e vissuti più che si può.
Più tardi chiamo i miei. Per sentire come va e come stanno.
Oggi è domenica e tutto per un po’ si ferma.
Una pausa dalla vita. Un tempo tutto nostro da riempire di cose belle come questo piccolo anticipo di colazione prima che si sveglino tutti.
Buono il caffè la mattina. Con questa luce, col sole, la casa sembra dipinta.
Mia moglie è brava a scegliere cosa rende un ambiente più caldo, accogliente.
I potpourri di fiori secchi, le tende, i quadri.
I tanti oggetti della nostra vita insieme. La mia collezione di cianfrusaglie raccolte nei viaggi che abbiamo fatto insieme.
E poi i libri. Tanti. Troppi dice lei. Ma io non ci rinuncio.
Accendo la tv.
Un tg, quello delle 7. L’annuncio che scorre.
Coronavirus, codiv-19, pandemia
Emergenza in tutto il Paese. Quarantena.
“Coronavirus state a casa” dice lo speaker.
Non spostatevi.
Lavatevi le mani.
Indossate le mascherine. I guanti.
Evitate gli assembramenti.
Non era un brutto sogno.
La vita in quarantena al tempo del Coronavirus:
Era tutto vero. Assurdo ma vero. Una follia. Un serial tv.
Le notizie si accavallano sulla maggior parte dei canali.
Per un attimo ho immaginato fosse tutto un brutto sogno.
Come se il cervello avesse cancellato tutto. Per superare l’enormità di quello che ci sta capitando.
Come se metterlo in un angolino potesse bastare a risolvere il problema.
Invece non è un sogno. È tutto vero.
Purtroppo. È tutto maledettamente vero.
E realizzo che sono giorni che io e la mia famiglia siamo chiusi nel nostro appartamento.
Non vado in ufficio ma continuo a fare il mio lavoro da casa.
Usciamo a turno, io e mia moglie, a fare la spesa “bardati” come in un film di fantascienza.
Lascio la busta con le provviste ai vicini, troppo anziani per uscire.
La città è un deserto. E non perché è domenica.
Non è ferragosto.
C’è il Coronavirus e per tutti è #iorestoacasa
Passerà. Ma ora tutto questo fa paura.
Mi metto la mascherina. I guanti. È assurdo ma ci vuole prudenza.
Porto il caffè a mia moglie.
Mi guarda come se potessi risolvere tutto, proteggere tutti.
Sta per piangere. La stringo forte. In fretta, trattenendo il respiro.
Come se li avessimo chiamati telepaticamente, arrivano i ragazzi.
Persino il gatto si accoccola sul letto.
Tutti insieme nel lettone come quando erano proprio piccoli.
Solo che non ci tocchiamo. Assurdo no?
Anche se siamo chiusi in casa da una settimana !
Anche se prendiamo tutte le precauzioni.
Siamo una famiglia e stiamo comunque insieme.
Uniti. E siamo forti. Forti abbastanza per superare questo periodo.
Per vivere l’emergenza. Perché ci vogliamo bene.
Mai come adesso me ne sto rendendo conto.
La nostra vita sembrava così normale fino a pochi giorni fa.
Ora mi sembra bellissima. E la rivorrei indietro con tutte le sue menate e seccature.
Ora mi rendo conto che le cose per cui ci arrabbiavamo, erano sciocchezze.
Che le cose importanti c’erano tutte. Ma non ce ne rendevamo conto.
Che non c’era bisogno di chissà che cosa per rendere l’esistenza bella da vivere.
Ora che non si può più fare finta di niente. Ora che la pandemia è esplosa.
Le notizie dei morti, dei cimiteri pieni, dei malati, del mondo che lentamente scivola in questo delirio virale.
Stiamo vivendo un terribile periodo storico. Di quelli che non dimenticheremo mai più.
Ma passerà. L’uomo vince sempre. Lo farà anche stavolta.
Anche se sarà a un prezzo pesante.
Stare a casa con la mia famiglia, evitare rischi per noi e gli altri è l’unico modo.
Senza panico né isterie. Proteggerci.
Me lo ripeto mentre guardo i miei figli, mia moglie.
Persino il gatto.
Quanto vi amo. E penso che rivoglio indietro le nostre vite. Il nostro mondo normale.
Ma per riuscire a riaverlo dobbiamo fare dei sacrifici.
Ora bisogna combattere. E questa guerra si combatte così.
Altre generazioni hanno passato di peggio.
Fuori c’è il sole. Questa la cosa più assurda.
Tutto sembra cosi maledettamente normale
Facciamo colazione in cucina. Mia figlia ha messo un po’ di musica.
Mia moglie già pensa a cosa fare per pranzo. Alla fine siamo italiani.
C’è quello che serve in frigo.
Magari apro una bottiglia di vino buono a pranzo. Anzi senza magari.
In fondo è sempre domenica.
Come dice un mio amico “la vita è troppo bella per bere vino cattivo”.
La vita è troppo bella per arrenderci a un maledetto virus che alla fine sarà sconfitto.
E magari ci farà apprezzare di più le nostre esistenze, che pur sembrando così normali – ce ne stiamo rendendo conto – sono la cosa più bella che abbiamo.