Le abitutini più forti? Quelle che non sappiamo di avere

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di Nicola Fratiglioni 

Abitudini: dietro a questa parola possono nascondersi significati molteplici e diversissimi.

Per qualcuno vuol dire totale assenza di fatica e di sforzo mentale per pensare a qualcosa di diverso rispetto a ciò che si è, per l’appunto, abituati a fare.

Per altri, al contrario, l’abitudine è una specie di encefalogramma piatto, sinonimo di assenza di vita, di vitalità, di energia.

Per molti altri ancora  è un comodo rifugio nel quale rigenerarsi nell’attesa di affrontare gli imprevisti e le sorprese del mondo esterno.

Abitudini: Minimo sforzo…massima resa

Ogni giorno mettiamo in atto azioni abitudinarie che significano “risparmio di energie celebrali”.

Sì perché il nostro cervello è una macchina efficiente, non necessariamente efficace.

Fra un’azione che gli faccia risparmiare energie ed una che gli faccia ottenere un risultato migliore ma più dispendiosa, il nostro cervello sceglie la prima opzione.

Senza dilungarsi in spiegazioni di biologia evolutiva, questa è una caratteristica di adattamento che dagli albori dell’umanità ha garantito la sopravvivenza e l’evoluzione del genere umano.

L’abitudine è proprio l’esempio di operazione a basso consumo energetico.

Abitudini profonde e limitanti

Tutto ciò sembra essere l’ennesima riprova del meraviglioso funzionamento della nostra mente e del nostro cervello:

Effettivamente lo è ma allo stesso tempo rischia di essere il nostro più grande freno.

La nostra abitudinarietà non si esprime solo in azioni ripetitive e quasi rituali ma anche in:

  • pensieri,
  • reazioni ed emozioni;
  • abitudini,

queste ultime, che non sappiamo neanche di avere e che hanno il potere di condizionarci, frenarci o limitarci.

Nuove abitudini

Le abitudini emotive (che creano veri e propri “sentieri neurali” nel nostro cervello), così come i pensieri abitudinari su di noi o sugli altri (che poi diventano convinzioni) sono talmente radicate che non ci accorgiamo quando le mettiamo in atto.

Il primo passo è quindi provare a chiedersi per esempio:

“quando sento qualcuno urlare”, io provo….. e penso ………e quindi agisco…….

Facendo questo, portiamo a galla i nostri “sentieri di pensiero” o “sentieri emozionali”.

Il secondo passo è decidere un finale alternativo che ci piace di più e pensare (o meglio scrivere:

Quando….., io provo……. e voglio pensare….. e questo mi porterà ad agire…..

Questo mio nuovo agire porterà queste conseguenze positive per me?

Lo sforzo non è indifferente, specialmente all’inizio, ma ha una parte molto gradevole

E’ necessario, perché la nuova abitudine sostituisca la vecchia, che vi premiate ogni volta che mettete in atto il nuovo “sentiero pensiero-emozione-azione”.

Un dolcetto, una pausa di 5 minuti, un messaggio ad un amico che non sentite da tanto:

Vale tutto, purché il vostro cervello associ la sensazione di piacere alla nuova abitudine.

Manca solo un ingrediente alla ricetta per una nuova abitudine: disciplina e costanza finché non vi accorgerete che la vecchia abitudine è ormai un ricordo sfumato……

Nicola Fratiglioni

Temo di lettura: 1’40”

www.nicolafratiglioni.com