Ecco perché non sappiamo pianificare il nostro tempo in maniera corretta secondo gli esperti.
Sia nella nostra vita quotidiana sia in quella lavorativa ci capita di sottostimare il tempo necessario ad eseguire un compito. Alla fine della giornata, tra le lista delle cose da fare, molte attività risultano incompiute. Ma perché ciò accade?
Molti scienziati hanno cercato di dare una spiegazione all’incapacità di pianificare il nostro tempo.
A descrivere il fenomeno per la prima volta sono stati Daniel Kahneman e Amos Tversky, psicologici dell’economia e premi Nobel, nel 1979. Dopo diversi esperimenti, i due hanno osservato che le persone, sia in ambito professionale sia nel quotidiano, tendono a sottostimare il tempo necessario a completare un compito. Ciò accade anche quando si tratta di compiti che hanno già eseguito in precedenza. Hanno chiamato questo fenomeno “fallacia della pianificazione”.
Cosa c’è alla base del fenomeno?
Alla base vi è una sovrastima delle nostre capacità. Secondo Kahneman, a causare questa sovrastima è la selettività della memoria. Quando dobbiamo svolgere un compito, siamo concentrati sull’obiettivo finale, ma perdiamo di vista i dettagli. Se dobbiamo fare la spesa, usciamo di casa convinti che ci impiegheremo un’oretta. Ma perdiamo di vista il tempo speso nel traffico, per la ricerca del parcheggio e per la scelta dei prodotti da acquistare.
In più, tendiamo inconsapevolmente ad attribuire a fattori esterni gli eventuali contrattempi, per non sentirci responsabili. Nella realtà, però, quelle che consideriamo delle interferenze esterne sono conseguenze delle nostre scelte: il traffico dipende dalla strada che scegliamo di fare, il tempo in più speso al supermercato è dovuto al fatto che, mentre cerchiamo il sale, buttiamo l’occhio su altri prodotti non presenti sulla lista.
Esistono delle strategie per pianificare il nostro tempo in modo migliore?
Le strategie per pianificare il nostro tempo il maniera ottimale esistono, e sono mutuate dalla psicologia del lavoro.
Una strategia davvero efficace è ridurre del 20% il numero dei compiti che pensiamo di svolgere. Non è una strategia di facile attuazione, perché comporta la capacità di dire di “no”. Alla moglie, al collega, e anche a se stessi.
Una seconda tattica è dividere l’attività in sotto-compiti molto dettagliati, stimando il tempo necessario a ciascuno di essi separatamente. Ciò ci aiuterà a valutare con maggior precisione il tempo totale.
Utile è anche considerare tutti i possibili contrattempi che potremo incontrare nello svolgimento del compito. Giungeremo così non a una stima univoca del tempo, ma a una forbice temporale: se tutto va bene impiegheremo 3 ore, se ci sono problemi ce ne metteremo 5.
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