L’ITALIA ESCLUSA DAI MONDIALI E GLI ITALIANI ORFANI DELL’EVENTO

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INIZIANO I MONDIALI : L’ITALIA NON CI SARA’

Quest’anno l’Italia non parteciperà ai Mondiali di Calcio.

Russia 2018 non vedrà i colori azzurri e gli italiani saranno privati anche di quella consolazione che spesso faceva dimenticare tutto, dalle crisi economiche alla disoccupazione.

Non accadeva da 60 anni, dai mondiali di Svezia del 1958 ai quali non partecipammo per una sconfitta cocente.

All’epoca ci buttò fuori l’Irlanda del Nord dopo un 2 a 1 clamoroso.

All’Italia bastava non perdere e invece…. Nella storia del calcio era successo solo un’altra volta, quando fummo esclusi dai mondiali in Uruguay del 1930.

Svedese è stata la causa dell’esclusione da Russia 2018, con le lacrime di Gigi Buffon, giocatore simbolo dell’undici azzurro, subito dopo il catastrofico 0 a 0 a San Siro contro il team di Andersson, che andrà a giocare in Russia al posto nostro.

Un dramma nazionale, una débacle che segna la fine della gestione Ventura, CT insapore e incolore, incapace di trascinare El Shaarawy, Chiellini, Immobile e compagni verso un obiettivo, la qualificazione, che sembrava rappresentare il minimo sindacale.

I MONDIALI UN EVENTO STORICO PER GLI ITALIANI

“Era l’anno dei Mondiali, quelli del ’66, la regina di Inghilterra era Pelè”, così cantava Antonello Venditti nella sua celebre Giulio Cesare quasi a sottolineare il ruolo storico che questo evento ha da sempre rappresentato per tutti noi, anche per quelli che di calcio ne masticano poco.

La Nazionale ha sempre avuto, nell’immaginario collettivo, un ruolo particolare, quasi imprescindibile, un colore, l’Azzurro, capace di unire tutti indistintamente.

L’atmosfera con il televisore acceso, una birra, anche agli orari più improbabili imposti dal fuso orario, l’evento atteso tutto il giorno tanto che a una certa ora, almeno mezz’ora prima del fischio d’inizio, le città si svuotavano.

“C’è la partita!!!!”,

una frase capace di spostare riunioni, disdire appuntamenti, annullare persino Consigli di amministrazione.

Quando poi questo non era possibile c’era sempre una radiolina, una televisione oggi uno smartphone, per avere in diretta la notizia fatidica e attesa;

“Goool ! Hanno segnato”.

Il fascino della partita all’ora di cena, a casa, soli in salotto o con un gruppetto di amici selezionati, o al pub sotto casa per fare più casino.

“Stasera gioca l’Italia non me la voglio perdere”,

la frase di rito. Pochi e rari i dissidenti, la maggioranza seduta intorno alla televisione in trepida attesa del calcio d’inizio dopo il religioso ascolto delle formazioni.

I commentatori tv preferiti e quelli meno popolari.

La tensione, le imprecazioni, i commenti all’indirizzo dell’azzurro che sbagliava la punizione, il passaggio da gol.

La tensione crescente fino all’urlo liberatorio, fantozziano, belluino, capace di scuotere gli androni di interi condomini, una scossa tellurica trasmessa anche a chi era per strada, in ritardo, e stava cercando di arrivare a casa per vedere la partita.

“Gooooool”, un urlo, una preghiera, un mantra cosmico.

E anche chi non c’era, riceveva la notizia dal sapore totalizzante e univoco: “Hanno segnato!”, il segnale che l’Italia c’era ancora una volta, quell’Italia che ti faceva anche soffrire ma che quando ci si metteva dimostrava che, nonostante tutto, almeno nel calcio, noi si aveva ancora qualcosa da dire, anche quando non tornavamo con la Coppa del Mondo a casa.

E quando invece l’impresa riusciva il mondo, per un giorno almeno, a tutti gli italiani il mondo sembrava migliore.

Non ti risolveva i problemi, non scacciava i guai, ma almeno ti permetteva per un po’ di stare meglio perché eravamo: “Campioni del mondo ! Campioni del mondo! Campioni del mondo!”.

RUSSIA 2018 NOI NON CI SAREMO

Tutto questo, nell’anno del Signore 2018, non ci sarà. Certo i mondiali inizieranno come sempre.

Il 14 giugno l’evento prenderà il via anche senza di noi.

Le tv a pagamento e quelle free trasmetteranno partite ed eventi. Passeranno le interviste ai campioni, giocherà il meglio del football mondiale. Alla fine l’occhio, giocoforza, cadrà sullo schermo di casa e su quelle squadre troppo forti e celebrate per essere ignorate.

Ci toccherà vedere la Germania di Low, l’eterna nemica, campione in carica, difendere il titolo.

La Spagna dei superuomini reduci dalla Champion fare i suoi numeri.

La Francia di Dechamps, l’Argentina, la Colombia, il Belgio e le altre fino alla finale del 15 luglio allo stadio Luzniki di Mosca.

Ma noi non ci saremo.

Niente inno nazionale con la mano sul cuore, niente tricolore fuori dalle finestre, pronte ad essere sventolate sulle piazze e per le strade ad ogni vittoria.

Niente atmosfera da bar sport in ufficio con i colleghi trasformati in CT impegnati ad elaborare schemi di gioco e strategie.

Niente di niente, nemmeno la speranza di qualificarci e passare magari tra i primi tre.

Solo un po’ di malinconia in questa estate così diversa, in questo paese che cerca sempre un futuro e che stavolta dovrà accontentarsi di sognarlo almeno per la prossima edizione.

Speriamo la lezione ci serva, speriamo che il calcio italiano, come tante altre cose di questo nostro Paese, impari dai suoi errori e che la prossima volta ci siano anche i nostri a darci la chance di esserci e gridare a squarciagola, con le lacrime agli occhi e la bandiera in mano: “Forza Italiaaaa”.

Claudio Razeto

Tempo di lettura : 1’30”

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