Inaugurata a Roma presso il Museo Storico della Fanteria la mostra Impressionisti l’Alba della Modernità, aperta al pubblico dal 30 marzo al 28 luglio.
Un’esposizione che celebra in grande stile i centocinquant’anni dalla nascita di un movimento in grado di rivoluzionare il mondo della pittura moderna.
Oltre duecento opere di oltre sessanta artisti esposti come un filo conduttore unico ed organico, una rassegna che indaga a trecentosessanta gradi la portata eccezionale che da metà Ottocento che ebbe in Parigi il suo fulcro artistico e spirituale.
La curatela è affidata alla mani sapienti di Vincenzo Sanfo, storico e mecenate dell’arte contemporanea, che si è avvalso della collaborazione di Vittorio Sgarbi.
Un progetto straordinario che dialoga direttamente con l’incedere della Storia alle prese con novità epocali che influiranno sensibilmente anche nel modo di concepire l’arte.
La Rivoluzione Industriale, la nascita della Fotografia, del cinema e dell’elettricità tracceranno un nuovo inevitabile corso.
Gli artisti dell’epoca nelle loro periodiche expo ai Salon parigini tradurranno queste novità in una nuova forma pittorica che prediligerà il tocco e l’impressione piuttosto che i canoni accademici del disegno.
Dipinti, disegni, acquerelli, sculture, ceramiche e incisioni a cui si accompagnano lettere, fotografie, abiti e oggetti che testimoniano efficacemente La peculiarità di quel periodo unico ed irripetibile…………..
Impressionisti l’Alba della Modernità: DA INGRES A L’ECOLE DE BARBIZON
Tre le sezioni tematiche in cui si suddivide il percorso espositivo, nella prima siamo nella metà dell’Ottocento caratterizzato dalla titanica figura di Ingres, pittore aulico ed esponente di quel Neoclassicismo che aveva caratterizzato, con le sue opere equilibrate e simmetriche, pur conciliando la sua classicità col neo-gusto romantico.
Anello di congiunzione ideale con la contemporanea Scuola di Barbizon che a partire dalla metà dell’Ottocento radunò intorno a questa cittadina nei pressi della foresta di Fontainbleu un manipolo di artisti animati da uno spirito comune.
Artisti del calibro di Millet, Corot e Rousseau partendo dal paesaggio circostante perseguirono quella autentica ispirazione sincera in grado di coniugare il loro ideale romantico, ispirato dalla natura circostante, dando voce a raffigurazioni campestri e scene rurali animati da contadini e gente di umile estrazione.
Un movimento che si consolidò negli anni partecipando nel 1848 all’Esposizione Universale di Parigi con oltre trecento opere, degno tributo al coraggio e all’audacia di questi artisti che con il loro spirito di osservazione analitico non smisero mai di inseguire e catturare i contrasti di luce e le variazioni cromatiche del paesaggio nel suo divenire temporale.
I prodromi dell’Impressionismo abitano di sicuro da queste parti, pittori come Millet e Corot vissero e morirono a Barbizon inseguendo il loro ideale di pittura, una pittura radicalmente nuova in grado di cambiare l’universo delle arti traghettandolo verso la modernità…………….
Impressionisti l’Alba della Modernità: IMPRESSIONISMO
Monet, Manes, Degas, Pizarro, Renoir, Corbet, Toulouse-Latrec, Cezanne, Van Gogh e Picasso, artisti imprescindibili e vere e proprie icone trasversali di questo Movimento , l’impressionismo che avrà l’indiscusso merito di imprimere uno slancio vitale dinamico al passo con l’evolversi di un mondo in pieno fermento e mutazione.
Siamo nel 1874 e questi artisti riuniti sotto l’egida della Società Anonima degli Artisti, Pittori, Scultori e Incisori si riuniscono in una mostra collettiva presso lo studio del fotografo Nadar in Boulevard des Capucines inconsapevoli della rivoluzione in atto che si sta per compiere.
Scioccarono il pubblico, lo indignarono, lo scossero a tal punto da lasciare il segno, i critici ne riconobbero la portata innovativa cogliendo la loro intenzione primaria, quella descrivere sulle loro tele una visione delle immagini che non poteva più essere relegata al puro racconto.
La Parigi di fine Ottocento, figlia della Belle Epoque e dei grandi progressi industriali sarà il leit motiv che accompagnerà questa esperienza straordinaria che troverà le sue forma di espressione non solo nella pittura.
Questa mostra ha il pregio di approfondire e porre un doveroso accento sulla ricerca che gli impressionisti dedicarono al disegno, alle incisioni e alle tecniche di stampa che dilagavano in quegli anni grazie alla scoperta della fotografia.
Queste tecniche e questi nuovi linguaggi affascinarono gli artisti spingendoli alla ricerca di forme meno obsolete, più innovative e sperimentali che si tradurranno in varie correnti e declinazioni ricche di innovazioni formali.
Un movimento che solo in quell’unità di luogo e di tempo, la Parigi borghese e socialmente positivista dell’ultimo quarto di secolo, riuscirà ad imprimere una svolta ad un’epoca non paragonabile alle precedenti ed impossibilitata a specchiarsi nel passato.
Questo è il merito indiscusso che ebbero questi geni delle arti, quello di lasciare un segno indelebile che traspare, nonostante tentativi spesso inflazionati e commerciali, intatto e tangibile dopo oltre centocinquant’anni quale specchio multiforme di un punto di non ritorno………….
Impressionisti l’Alba della Modernità: L’EREDITA’ DELL’IMPRESSIONISMO
La portata dell’Impressionismo si propagherà come uno tsunami fino al Novecento, un vento di costante cambiamento che avrà impatti dirompenti e trasversali.
Il tratto rapido ed essenziale e l’utilizzo della pittura en-plein-air basati sul contatto con il paesaggio e la natura sarà un vero e proprio marchio di fabbrica duraturo nel tempo.
Le tematiche inusuali, provocatorie ed innovative si succederanno senza soluzione di continuità, un vento di libertà e modernità che ci accompagna ancora oggi.
Un’eredità che gli impressionisti sono riusciti a trasmettere svincolandosi dalla staticità della visione in forza di quella emozione primordiale ed estetica non accademica.
La forza rivoluzionaria impressionista sarà quella di saper disporsi verso il futuro, sia mentalmente che visivamente, con tutto il suo fermento di promesse, illusioni e un carico ideologico che raccoglierà diverse testimonianze nelle Avanguardie del Novecento.
L’eccesso parossistico estremista impresso dagli artisti dei movimenti di inizio secolo si tradurrà in un azzardo anti-borghese col quale prendere le distanze fuggendo da qualsivoglia questione intellettuale.
Una sorta di tradimento inevitabile che chiude questa parabola straordinaria destinata a rimanere storicamente imprescindibile e artisticamente irripetibile.
Questa rassegna ha il merito filologico e didattico di tracciare uno spaccato organico e documentale, contestualizzando un’epoca della quale si è spesso abusato e straparlato senza la dovuta cognizione di causa.
Un motivo più che valido per andarla a visitare e per scoprire un nuovo spazio museale, il Museo della Fanteria, che si affaccia per la prima volta tra i palcoscenici d’eccezione dell’arte espositiva capitolina.
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