La straordinaria mostra inaugurata di recente a Palazzo Barberini celebra per l’ennesima volta il talento unico di Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, quello di un genio che ha cambiato per sempre le sorti della storia della pittura.
Una esposizione che permetterà ai visitatori di ammirare capolavori che provengono dai più importanti e prestigiosi poli museali del pianeta riuniti eccezionalmente nella straordinaria cornice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica.
Caravaggio, un artista venuto dal Nord Italia che verso le fine del Cinquecento arrivò nella Città Eterna per dimostrare al mondo che era semplicemente il migliore riuscendoci pienamente nonostante un temperamento irascibile che rese il suo soggiorno romano breve, ma irripetibile.
Arrivato a Roma intorno al 1592 Caravaggio si ritrova una città scossa dagli eventi del XVI secolo, il Sacco di Roma del 1527 e il propagarsi della peste mettono a dura prova i fasti passati del Rinascimento.
A questo aggiungiamo il diffondersi virulento delle dottrine luterane che hanno scosso il cattolicesimo nelle fondamenta, costringendo nel 1545 Papa Paolo III Farnese a convocare il Concilio di Trento.
Si avvierà quella Controriforma che condannando gli eretici protestanti servirà per arginare la dilagante perdita di fedeli che a fine secolo stanno per accorrere in massa per l’imminente Giubileo del 1600. Il Merisi arriverà a Roma in questo pieno fermento sociale e religioso tra mille dubbi ed incertezze, ma forte di un talento consapevole e di una determinazione smisurata………..
ESORDI GIOVANILI…….ARRIVO A ROMA……….
Nato a Milano il 29 settembre 1571 da entrambei genitori provenienti da Caravaggio, paese della bergamasca occidentale, Michelangelo visse i primi anni a Milano falcidiata anch’essa dalla peste.
A tredici anni il primo apprendistato presso il pittore manierista lombardo Simone Peterzano che aveva assorbito in tutto e per tutto la lezione veneta del maestro per eccellenza, Tiziano Vecellio.
Quattro anni documentati in cui il giovane allievo avrà modo di apprendere in una delle botteghe più importanti di Milano la lezione degli artisti lombardo-veneti, con sana diligenza e qualche stravaganza comportamentale che delineerà il suo acceso e focoso temperamento.
Dal 1588 al 1596 le fonti sono incerte e nebulose, la lezione veneta è stata assimiliata e la prima documentazione romana del 1596 individua Caravaggio nella città eterna.
I primi contatti li ebbe col pittore siciliano Lorenzo Carli che aveva bottega in Via della Scrofa, comincia con ritratti tra immagini sacre e canestri di frutta nel tentativo di affrancarsi da una indigenza che lo costringeva ai margini.
Altri brevi sodalizi li ebbe con dua artisti discretamente affermati, Antiveduto Gramatica e quel Giuseppe Cesari, noto come Cavalier D’Arpino, che all’epoca era tra i maestri più affermati del tardo manierismo.
Rapporto che si interruppe dopo un periodo di malattia che lo costrinse ad un breve ricovero, ma che darà il via, nel 1597, alla prima importante produzione di opere che rimarranno nella storia:
Il Fanciullo con Canestro di Frutta e il suo autoritratto raffigurante il Bacchino Malato.
Il suo nome comincia a circolare negli ambienti romani, ma sarà il Cardinal Del Monte la figura decisiva che cambierà per sempre le sorti della sua parabola artistica………….
L’AMICO CARDINALE .. CAPOLAVORI ROMANI.. CARAVAGGISMO..
Dopo la rottura con Cavalier D’Arpino un insieme di contingenze e di figure di galantuomini ne presero a cuore le sorti, riconoscendone le doti al di fuori del comune.
Prospero Orsi e Costantino Spada, pittore manierista il primo e rigattiere il secondo, lo aiutarono a piazzare sul mercato alcuni suoi dipinti introducendolo negli ambienti eruditi delle famiglie più influenti dell’epoca.
I fratelli Giustiniani, la famiglia Mattei e il Cardinal Del Monte, tutti grandi collezionisti e ammirati dalla sua arte, iniziarono a risollevarlo dalla sua precarietà sostenendo le sue opere.
Il Cardinal del Monte, in particolare, rimase folgorato dalla sua pittura e decise di assumerlo al suo servizio per donargli quella stabilità che Caravaggio da sempre anelava, assicurandosi i suoi servigi per tre lunghi anni in cui arriveranno le prime importanti commesse a cavallo del Giubileo.
Nel 1599 arriva la prestigiosissima decorazione della Cappella Contarelli presso la Chiesa di San Luigi dei Francesi, due tele enormi relative alla vocazione e al martirio di San Matteo che il nostro eseguì in un anno lasciando tutti a bocca aperta.
Un successo enorme che aprì le porte ad una serie di prestigiosi incarichi, sia pubblici che privati, che Caravaggio porterà avanti con una coerenza stilistica che diventerà scuola.
Una pittura mai vista prima frutto di una vita vissuta tra i piani bassi della scala sociale, li dove la puzza delle taverne e il brusìo brulicante dei bordelli mettono a repentaglio il senso stesso della vita.
La decorazione della Cappella Cerasi presso la Chiesa di Santa Maria del Popolo segnerà un’ulteriore svolta presso l’elitè romana, altre due meravigliose tele sulla Conversione di San Paolo e la Crocifissione di San Pietro nelle quali si esprimeranno a tutto tondo i canoni estetici del suo irredimibile genio.
Le opere di Caravaggio sono visibili a tutti all’interno delle Chiese, il suo messaggio resterà universale segnando per sempre la Roma del Seicento pronta ad esplodere nel suo imminente e sfrenato Barocco……..
UN TEMPERAMENTO SFRENATO…….LA FINE…….LA FUGA…….
Alla fine del XVI secolo il Merisi ha vinto la sua scommessa con la storia, la sua pittura audace e sfrontata è al centro di un dibattito di seguaci ed estimatori che, dopo un iniziale scetticismo, si convertono ai suoi nuovi canoni estetici e religiosi.
Una pittura che testimonia la variegata umanità rappresentando la nuda e cruda realtà del suo tempo, soggetti poco aulici squarciati da una luce naturale usata come riflettore per esprimere quel senso voluto di realtà che prescinde qualunque forma di idealizzazione.
Una padronanza pittorica che si perfeziona negli anni, Caravaggio non usa disegni preparatori e vede quello che dipinge utilizzando come modelli fanciulli di strada e prostitute a cui conferisce quel senso drammaturgico sotto forma di luci ed ombre che il nostro orienta e utilizza in modo efficace e innovativo.
La gloria romana, però, è destinata a svanire molto presto a causa di un temperamento instabile dovuto ad un’indole collerica e per nulla avvezza al compromesso.
La sua vitalità furiosa lo vedrà protagonista di continue e ripetute risse, tra taverne e bordelli, e di numerosi guai con la giustizia che lo costringeranno, a seguito dell’omicidio di Ranuccio Tommasoni, nel 1606 ad abbandonare la città eterna.
Anni difficili e spericolati, tra fughe continue e protettori pronti a sostenerlo, tra Napoli, Malta e la Sicilia, in attesa di un perdono papale che resterà a lungo una chimera.
Continuerà incessantemente e dipingere opere sempre più drammatiche, autoritraendosi anche come cadavere eccellente, fino al 1610 dove morirà a Porto Sant’Ercole per cause ancora difficili da accertare, dopo un raggiunto perdono papale a lungo agognato.
Quel che è certo è che questo ragazzo talentuoso, sia col pennello che con la spada, continua dopo oltre quattro secoli ad attrarre milioni di turisti da tutto il mondo.
Turisti bramosi di confrontarsi col mondo impetuoso della sua arte rivoluzionaria……….
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