Ho mal di testa e quando ho mal di testa comincio a fare strani pensieri.
Sì, vengo assalito da pensieri strani e inquietanti, a tratti malsani.
È mattina, presto. Ed uno di questi uno di questi pensieri strani e inquietanti, a tratti malsani è di fiondarmi in cucina appena sveglio e urlare “Ok google, fammi ascoltare il meglio di Robert Johnson” mentre preparo il caffè.
Mamma, che mal di testa…
Perché Robert Johnson? Non saprei.
Mmh, forse perché -ora che ricordo- “Il meglio di Robert Johnson” era una di quelle musicassette che affollavano il vano porta oggetti della Fiat Tipo dei miei vecchi quand’ero ancora un pischello.
Sì, dev’essere per questo. Chissà perché m’è venuto in mente proprio Robert Johnson, però.
In quell’auto c’era una vera e propria collezione musicale, vecchie musicassette dei generi più disparati e degli artisti più distanti possibili.
Ricordo che avevamo “In questo mondo di ladri” di Antonello Venditti che andava a manetta sui viaggi lunghi. Tutto ce lo sentivamo. E pure il meglio dei Bee Gees. Così, a caso. Si saltava da un genere all’altro senza problemi. Fino al Festivalbar e al Cacao Meravigliao. Devo ammettere che specialmente a me piaceva Cacao Meravigliao, la richiedevo spesso. Avrò avuto 6 o 7 anni, che vi devo dire.
Poi ricordo ancora Zucchero, Beetles, Roberto Vecchioni, Jovanotti, Elton John, Gipsy Kings, Queen, Metallica, Cristina d’Avena, Ornella Vanoni, svariati Sanremo e uno Zecchino d’Oro.
Un aggregato di opere casuale che più casuale non si può.
Quand’ero piccolo ci capitava spesso di fare viaggi di qualche ora in macchina. Non c’erano grandi battaglie tra me, i miei e mio fratello circa la scelta della musica da ascoltare. Tra le svariate musicassette svettava senz’altro il meglio degli anni ’60 italiani.
Un mixone fatto in casa, pazientissima opera di montaggio audio con hi-fi a doppia piastra. Un classicone per l’epoca. Ogni compilation diceva molto sul carattere e la personalità di chi la componeva, a mio avviso.
Comunque sia, Io me la immagino quella povera cassetta “minestrone”, sapete. Quel nastro ormai logoro, consunto dalle innumerevoli riproduzioni per ore e ore. E ancora ore.
In ordine casuale: Bobby Solo, Dik Dik, Equipe 84, I Nomadi, Adriano Celentano, Jimmy Fontana, Mina, Battisti, Caterina Caselli. Pure Pavarotti è stato inghiottito in quel pot-pourri improbabile. E mi piace pensarlo come un outsider, Pavarotti, a cui viene concesso un posto d’onore nel “Best of” considerato definitivo in quella Fiat Tipo.
Robert Johnson, invece… sì, stava lì in mezzo, ma per qualche ragione non lo si ascoltava quasi mai. Non piaceva abbastanza, che vi devo dire. Ed è per questo che stamattina lo ascolto io, per restituirgli la giusta dignità che merita.
Vabbè, ormai il mio caffè è pronto. Magari con un buon caffè caldo il mal di testa va via e con esso i miei pensieri strani e inquietanti, a tratti malsani. Come quello di scriverci un pezzo, su tutto ciò.
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Pure by Roa https://soundcloud.com/roa_music1031
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