‘Se un hater crea una notizia falsa, una fake news appunto, per colpire la reputazione altrui, la rete a volte fa sì che per la vittima di quella campagna di disinformazione e odio, non ci sia via di scampo e le conseguenze possono essere devastanti….’
Come ci si difende da questi attacchi?
Col proprio cervello, il ragionamento, la cultura.
Una società che non si informa è più esposta ai pericoli delle fake news, l’ignoranza fa abbassare gli scudi della consapevolezza e aiuta i passaparola del falso.
I mezzi per acquisire un’informazione più attendibile e affidabile esistono e non solo per gli addetti.
Se i giornalisti sono chiamati sempre di più ad una verifica dei fatti puntuale, il cosiddetto fact checking, anche gli utenti dei social devono sforzarsi di andare oltre la notizia, il titolo, la foto nuda e cruda, il video virale e soprattutto devono SEMPRE porsi delle domande.
Coltivare il dubbio e la voglia di capire e approfondire.
Leggere, di tutto dai giornali ai libri.
Attingere notizie non solo dal web e dalla televisione ma anche da tutti gli strumenti che oggi ci permettono di conoscere e imparare.
Oggi il 63% degli italiani usa internet per informarsi.
Il 58% degli utenti maturi usa gli smartphone e i telefonini.
Tra una foto di una cena tra amici, feste di compleanno, commenti di viaggio, molti di questi lettori senior, nati quando internet non c’era, si scambiano e postano commenti.
La piazza virtuale:
Anche sulle news e su questioni a volte delicate e importanti come:
- i vaccini,
- il bio testamento,
- la violenza sulle donne o sui minori,
- l’euro,
- la brexit,
- l’immigrazione,
- le scelte elettorali,
- il futuro della nostra società o il regime politico di un Paese.
- ………..
Una folla, scesa in massa in una immensa piazza virtuale che, per fortuna non sempre, fa presto a indignarsi, a puntare il dito, ad accusare, a processare tutto e tutti, in diretta web, a volte anche a torto.
Il generale americano Douglas Mac Arthur della coscienza ha detto: “È una battaglia vecchia come il tempo – il ruggito della folla da un lato e la voce della tua coscienza dall’altro”.
Questa considerazione non è mai stata tanto attuale.
Le cyber-risse:
L’emotività caricata su un server può generare mostri e le cyber-risse che si scatenano sui social ne sono una prova.
I fake fanno parte di queste dinamiche, ma sono anche l’amo a cui abboccano utenti che fanno fare traffico e soldi a qualcuno.
Non è più la falsa prima pagina del Male che girava sull’autobus e faceva sorridere.
Probabilmente i millenials, i giovani nativi digitali, forse, sono meno esposti a questi attacchi ma anche qui è questione di numeri.
Solo i più acculturati e sensibili sono in grado di difendersi. Chi non legge e non allarga le proprie conoscenze, chi non si vaccina è esposto agli attacchi più di altri, più indifeso e meno consapevole.
E’ fresca la notizia che Facebook, in questi giorni, ha annunciato che darà più spazio a contenuti personali e limiterà l’area news.
Il problema è soprattutto commerciale.
Il social network di Zuckerberg si basa sulle informazioni condivise dagli utenti e sulle loro scelte d’acquisto.
Davanti al fenomeno dilagante degli haters e dei fake, preferisce investire nella sua attività primaria piuttosto che nella caccia alle bufale news, più costosa, di difficile attuazione e scarsamente remunerativa.
Noi tutti, i cosiddetti utenti, siamo più indifesi ma come cittadini, persone, residenti di questa grande nave spaziale chiamata mondo, abbiamo il dovere di non arrenderci. Le armi le abbiamo.
Per resistere a fake e haters a volte basta un click, la pressione del dito sullo smartphone e cancellare, rimuovere, allontanare un bugiardo anonimo ed evitare di dare spazio alle bugie e alle mistificazioni.
La questione riguarda tutti. Una frase attribuita a George Orwell, lo stesso del Grande fratello (non il reality ma quello del libro) in 1984 dice: “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”. Forse questo concetto dal sapore antico non è mai stato tanto attuale e reale.
Tanto che in Italia si è addirittura pensato ad una Commissione governativa anticrimine incaricata di dare la caccia ai fake. Una proposta che non ha mancato di sollevare giuste obiezioni e critiche.
Se fosse esercitata dai governi questa azione repressiva non sarebbe così diversa dall’antica censura così cara ai regimi in cui la libertà di stampa e di espressione sono fortemente ostacolate.
Ma il problema resta. Evitare la diffusione di bufale e news false soprattutto su temi delicati e sensibili, combattere una sorta di ignoranza congenita dilagante ed evitare che il criterio di selezione tra ciò che è documentato, serio e vicino alla verità, sia regolato semplicemente dai like degli utenti.
Se la nostra società, libera, laica, moderna e democratica, vuole crescere veramente deve imporsi questa sfida.
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