Gli effetti e le ripercussioni dovute alla Pandemia, a due anni di distanza da quel maledetto marzo 2020, hanno interessato diverse aree della socialità di base, per la cultura e l’intrattenimento è calato un sipario tetro che ha messo in ginocchio addetti e maestranze che di punto in bianco sono state travolte da una spaventosa incertezza culminata in molti casi con la perdita del proprio lavoro e della propria identità professionale.
La fine dello stato di emergenza che di fatto riaprirà il Paese è un segnale morale importante verso queste industrie che potranno riaprire i battenti senza timori di nuove chiusure, un segnale importante di fiducia e di speranza dopo le bare di Bergamo e la folle invasione dell’Ucraina.
Una delle attività della Capitale più amate e storicamente frequentate è di sicuro il mitico Tramjazz che da anni appassiona i romani grazie ad un mix straordinario capace di coniugare cibo, vino e jazz facendosi coccolare per le vie della Città Eterna.
L’appuntamento è a Porta Maggiore da li si sale a bordo del tram vettura Stanga del 1947 che fu collezione storica dell’Atac, luci soffuse, tavolini apparecchiati a lume di candela e i musicisti pronti a scaldare l’atmosfera.
Ogni sera uno show diverso, un cartellone ricchissimo di eventi che vanno programmati per tempo, e in men che non si dica il Tram comincia il suo percorso cittadino che prevede alcune soste, la prima di fronte alla Galleria di Arte Moderna dove prende forma e sostanza il concerto.
Davanti ai vostri occhi il percorso itinerante attraversa la Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, Piazza San Giovanni per poi raggiungere attraverso via Labicana la meraviglia dei Fori e dell’Anfiteatro Flavio.
Altra sosta davanti a sua maestà il Colosseo e riparte l’ultima parte del concerto che ci riporta a Piazza di Porta Maggiore costeggiando il Circo Massimo, l’Aventino e la Piramide Cestia, tra calici di vino tintinnanti e un dessert che sanciscono la fine di questa meravigliosa e magica avventura.
Un unicum, che vanta tanti maldestri tentativi di imitazione, ideato e concepito, in collaborazione con l’ATAC, dall’instancabile Nunzia Fiorini che ha reso questo format vincente e consolidato una delle attrazioni più qualitative, grazie all’altissimo livello dei musicisti coinvolti e del cibo servito in tavola, e raffinate dell’entertainment capitolino.
L’abbiamo incontrata per discutere con lei della complessa situazione attuale e delle prospettive di ripresa in questo particolare momento storico.
Nunzia buongiorno, partiamo dall’attualità. Conviviamo da due anni con questo maledetto virus, come avete gestito queste restrizioni e in che modo hanno influito sulla vostra normalità?
E’ stata veramente dura. Purtroppo abbiamo dovuto cancellare mesi di spettacoli.
Questo non solo è stato un danno per noi, ma è stato molto triste dover disdire tuti gli impegni presi con i musicisti e con il pubblico.
Anche la ripresa è stata lenta e penalizzante, la capienza del tram è stata ridotta da 38 posti a 18.
Far tornare i conti con così pochi spettatori è stato un lavoro difficilissimo che, solo grazie alle capacità manageriali di Rossella, che si occupa di tutta l’organizzazione, siamo riusciti, bene o male a sostenere.
Si intravedono spiragli di luce in fondo al tunnel? Il Green Pass vi ha aiutato ad andare avanti evitando ennesime chiusure forzate?
Siamo ancora penalizzati dalle restrizioni, certamente il green pass ci ha permesso perlomeno di riaprire e di andare avanti con un minimo di prospettiva a medio termine. E’ inutile fare previsioni, bisogna andare avanti giorno per giorno.
Come nasce il tram jazz? Qual è la genesi di questa meravigliosa idea?
Nel 2007, quando la linea tranviaria era ancora Trambus e non Atac, il nostro progetto iniziò su una piccola vettura storica del 1928.
La primissima idea era dedicata alla lirica, infatti l’iniziativa si chiamava Trambelcanto. Abbiamo realizzato bellissime serate esplorando il Belcanto e la musica Barocca.
Purtroppo questa vettura aveva bisogno di restauri ed stata dismessa.
Ora giace in un deposito Atac e non abbiamo perso la speranza che qualcuno, prima o poi, si occupi del restauro.
A questo punto Atac ci propone una vecchia vettura Stanga del 1947.
La vettura, non ci sembrava adatta al Belcanto, ma ci ha ispirati e trasportati verso il Jazz.
In seguito Atac ha restaurato una vettura, sempre Stanga del ’47, l’attuale “tram rosso”.
Abbiamo, si continuato con il jazz ma abbiamo aperto ad altri generi, il nostro calendario è diventato più vario ed adatto a tutti i generi di pubblico.
Diciamo quindi che sono sempre state le vetture stesse a condurci verso una scelta musicale.
Ogni sera uno show diverso, un modo per rendere questo format sempre diverso? Guardando la programmazione non si ascolta solo del buon jazz, ma l’offerta è molto variegata.
La risposta forse l’ho già data nella domanda precedente. Si, dalla vettura rossa in poi, ci siamo aperti a nuove esperienze.
La cifra che ci contraddistingue è sicuramente il livello artistico che teniamo sempre molto alto. Non potremmo fare altrimenti.
Se c’è una buona musica, anche chi non è un esperto, sicuramente se ne accorge. Il nostro primo concerto jazz è stato quello del grande clarinettista Bill Smith, si sono poi susseguiti i migliori musicisti della scena contemporanea
Buon cibo, ottimo vino e musica di qualità mentre ci si muove tra le meraviglie della Capitale. Questo si traduce in sold-out quasi perenni? E’ una scommessa che hai vinto in toto?
Sì, l’attenzione alla qualità del cibo è molto importante. Partiamo dalle materie prime che acquistiamo solo da piccoli produttori locali.
Per i vini ci affidiamo alle Cantine Cincinnato di Cori, hanno ottimi vini e sono una realtà Laziale, siamo sa sempre molto attenti a questi aspetti che legati indissolubilmente insieme costituiscono il valore aggiunto del Tramjazz.
I vostri utenti, quali sono le categorie che aderiscono maggiormente al Tramjazz? Italiani o anche stranieri? Gente adulta o fasce più giovani?
Il pubblico è molto vario. Sembrerebbe un prodotto turistico, in realtà non lo è, viene fruito anche dai Romani che scoprono la propria città in un lento viaggio notturno.
Abbiamo 50% romani 50% turisti italiani e stranieri. Siamo recensiti su diverse guide turistiche e TV straniere ci hanno dedicato servizi.
Oltre alle testate europee anche Cina, Giappone, Corea e Brasile.
Le vostre forme di sostentamento e Il vostro rapporto con Atac, è solo un patrocinio o c’è anche un supporto economico?
Tutti pensano che Atac sia un nostro sponsor, in realtà è il contrario.
Siamo noi gli sponsor di Atac.
Abbiamo creato un prodotto che da loro lustro e induce nei cittadini un pensiero positivo verso l’azienda dei trasporti. Abbiamo una grandissima rassegna stampa dove Atac è sempre citata.
Paghiamo ad Atac un consistente affitto per ogni uscita della vettura.
Come si può facilmente immaginare anche se il prezzo del biglietto può sembrare alto, tutta l’organizzazione è piuttosto costosa.
Comunque nelle 3 ore che si passano a bordo, oltre al bel viaggio in città, si assiste ad un concerto e si cena con vino senza limiti.
La vostra iniziativa parallela, il Ballad Caffè. Di cosa si tratta e che offerta propone?
Il Ballad era un posto bellissimo, covo di artisti, con tanta bella musica, concerti e jam session indimenticabili. Purtroppo non abbiamo retto ed ora è chiuso.
Chissà, forse in futuro si potrà riaprire, complicato prevederlo oggi viste le oggettive difficoltà che i posti al chiuso stanno continuando a vivere in questa fase.
Il futuro del Tramjazz, un format che si rinnova a prescindere ogni serata con proposte musicali nuove o dobbiamo aspettarci qualche sorpresa in futuro?
Credo che sicuramente vi potete aspettare nuove idee siamo creativi compulsivi per cui state certi che non ci siederemo mai sugli allori lavorando per migliorare ed adeguare il format alle continue e mutevoli esigenze del tempo.
Un invito a chi non ha mai partecipato ad una vostra serata. Lasciatevi andare e godetevi questo bellissimo viaggio………….perchè?
Perché dentro c’è Roma, il gusto, il sogno, la musica.
Tre ore di “non tempo” da godersi in compagnia, ma anche se ci si viene da soli ci si sente subito nel “posto giusto”, basta lasciarsi andare e farsi coccolare dallo scorrere di una serata unica nel suo genere.
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Foto tratta da: www.fragrancetour.com.