Una questione di rispetto

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di Gaetano Buompane

Sono un uomo. Ecco fatto, l’ho detto. Credo, anzi no, sono convinto che in un momento storico così caotico dichiarare la propria identità sia una forma di rispetto verso il prossimo. Perché occorre essere moderni e realistici ed affermare una volta per tutte che al giorno d’oggi l’essere uomo non è più l’unica alternativa all’essere donna. Se non la pensate così siete dei retrogradi, altroché. Qualcuno dirà, e che sciocchezze sono mai queste, non siamo forse tutti esseri umani? E no, è proprio qui che sta l’inghippo, perché professare l’uguaglianza è come negare la diversità. E allora giù critiche e insulti da tutte le parti. Al contrario, riconoscere la diversità significa accettare l’altrui identità. L’essere solo umani, diciamocela tutta, sembra sia diventato noioso, fa sbadigliare. In questa nostra epoca scellerata nessuno vuole rinunciare al diritto di potersi scegliere in santa pace la propria identità. Ci mancherebbe altro. Al diavolo tabù, moralismi, prediche da vecchi tromboni. C’è gente che ci ha rimesso le penne per difendere il diritto di esistere secondo la propria natura. Ci sono tanti di quei generi e sottogeneri che ormai si è addirittura perso il conto. E poi, vogliamo parlare di quei giapponesi che si chiudono in casa sbarrando porte e finestre per vivere una vita completamente virtuale incarnandosi nei propri avatar? Vai a dire a quelli che siamo tutti esseri umani. La loro ambizione è proprio quella di essere il contrario e l’identità se la sono costruita a pennello. E quando fra mille anni gli androidi acquisteranno un barlume di coscienza non vorranno forse intraprendere il percorso inverso e diventare umani? E guardate che mille anni non è poi tutto questo tempo. D’altro canto è anche vero che per evitare situazioni imbarazzanti sapere con certezza con chi stiamo interagendo sta diventando una vera e propria necessità. Tanto più che in questa convulsa epoca digitale le identità possono essere cambiate, nascoste, cancellate e fatte rinascere sotto mentite spoglie in un generale e compiacente malcostume di giocare a rimpiattino senza sentirsi in dovere di avvertire. Una società civile ha l’obbligo di garantire al cittadino la libertà di esprimersi col proprio essere, ma anche di tutelare quelle persone che obiettivamente, pur sforzandosi, non riescono a stare al passo coi tempi. L’altro giorno mia mamma è capitata casualmente su un video del rapper e influencer 1727Wrldstar e lo ha malauguratamente condiviso coi suoi contatti. Un’amica del gruppo della canasta è morta d’infarto.

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