A proposito di disastri ambientali

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di Alberto Aiuto

Dal 17 maggio siamo sommersi contemporaneamente dai fiumi esondati dai propri alvei naturali e da fiumi di parole (come cantavano i Jalisse nel lontano 1997).

C’è chi sostiene lo scarso impegno del governo nel contrastare il cambiamento climatico in atto (con azioni di protesta eclatanti), chi invece incolpa la mancata gestione del territorio: il nostro endemico immobilismo ci condanna da sempre ad attendere inermi “l’evitabile”.

In ogni caso il responsabile finale dei disastri ambientali è sempre l’uomo.

Vediamo di fare ordine.

Disastro ambientale e cambiamento climatico

Innanzitutto, dobbiamo renderci conto che il nostro impatto sul pianeta non può essere trascurato.

ll cambiamento climatico è riconducibile (anche) a diverse attività di origine umana di cui la più importante è l’aumento della produzione di anidride carbonica (CO2), un gas ad effetto serra, che provoca l’aumento della temperatura globale.

Andrebbero inoltre considerati anche fenomeni climatici periodici (ogni 5 anni circa) come El Niño/la Niña che comportano il riscaldamento/raffreddamento della superficie del mare al largo delle coste del Perù e dell’Ecuador.

Queste variazioni provocano conseguenze meteorologiche molto intense, prima nelle zone circostanti e poi su scala planetaria.

Manifestare contro il governo nazionale di non impegnarsi abbastanza è quanto meno pretestuoso.

Il matematico e meteorologo Edward Lorenz, nel 1972, propose la teoria del cosiddetto “effetto farfalla” (il minimo battito d’ali di una farfalla in Brasile è in grado di provocare un tornado in Texas e ad alterare il corso del clima).

In altri termini si accorse che il sistema meteorologico del nostro pianeta è un sistema altamente complesso per il quale ad ogni azione corrisponde una reazione ovvero un disordine-ordinato.

Oltretutto, in Asia si continua ad consumare il carbone. Anzi, il numero delle centrali a carbone in costruzione in Cina nel 2021 è aumentato del 50%.

Se anche in Italia azzerassimo le scarse emissioni di CO2, la importeremmo dal resto del mondo.

Per una legge fisica, i gas tendono ad occupare tutto lo spazio a disposizione, e assumono la forma del contenitore che lo contiene, riempiendolo.

In pratica, le nostre azioni virtuose servirebbe solo a dare il buon esempio.

Disastro ambientale e gestione del territorio

Una delle prime inondazioni di cui abbiamo memoria avvenne quando il Tevere in piena trascinò la cesta con Romolo e Remo, fino al Velabro, punto in cui vennero trovati dalla lupa, cambiando la storia del mondo occidentale.

Dall’antichità ad oggi, a Roma si sono verificate 132 inondazioni del Tevere: dal 1501 al 1870 si hanno il maggior numero di inondazioni, di cui 47 catastrofiche.

Solo la costruzione degli argini oltre 100 anni fa nel tratto urbano del fiume e di alcuni sbarramenti a monte ha permesso di liberare Roma dalla costante minaccia di essere inondata.

Nel maggio 1636, a Ravenna, le acque superarono i due metri d’altezza raggiungendo i secondi piani delle abitazioni dopo lo straripamento di due fiumi.

Nei decenni successivi, il governo pontificio che amministrava queste terre avviò un grande piano di interventi idraulici quali la deviazione e la riunificazione delle acque dei due fiumi e la creazione di un canale che congiunse la città al mare Adriatico.

Per farla breve, Machiavelli, nel 1514, ne “Il Principe” descrisse l’azione “di questi fiumi rovinosi, che quando si adirano allagano i piani, rovinano gli albori e gli edifizi”, e di come sia buona regola prepararsi al peggio quando ancora questo non è lì a bussare alla porta.

Non può forse un buon ingegnere progettare argini e ripari in modo che l’impeto delle acque non sia così “dannoso o licenzioso”, come sarebbe al momento della piena, se si è trascurato qualsiasi accorgimento?

Nulla di nuovo sotto il sole. “Tutto ciò che l’uomo ha imparato dalla storia, è che dalla storia l’uomo non ha imparato niente!” (Hegel)

Il Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche del CNR ha evidenziato come nel XX secolo si siano verificate in Italia oltre 21.000 frane e oltre 7.000 inondazioni, in oltre 30.000 località, per le quali si è fatto poco o niente.

Insomma sarà pure colpa del clima “impazzito”, ma per scongiurare i disastri meteorologici occorre restare sempre con i piedi per terra: gli enormi danni in Emilia Romagna sono dovuti, in particolare, ad una cattiva gestione del suolo.

La riforestazione delle montagne, il rinforzo degli argini dei fiumi, lo sgombero dei materiali accumulati nei letti, le casse di espansione) hanno bisogno di programmazione, di tempo e di costanza, senza dare lustro a chi la esegue.

Perciò non si fanno: la politica e amministrazioni locali ne sono responsabili.

Per approfondire il tema, consiglio la lettura del libro “Sustainable Energy – without the hot air” (“Energia sostenibile, senza aria fritta”) di David MacKay, fisico dell’Università di Cambridge (responsabile del piano energetico britannico).

Alberto Aiuto

Tempo di lettura: 2’20”

Credits:
Jack Murphy. (2018, June 22). Electric – 10 Minute Countdown [Video]. YouTube. https://www.youtube.com/watch?v=KAHKP313P2I

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