La storia della Disco Music

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di Fabio Bandiera

Parlare oggi della Disco Music a tanti anni di distanza può sembrare anacronistico, ma l’esigenza di riavvolgere il nastro in maniera organica e strutturale era un’esigenza che andava soddisfatta colmando un vuoto editoriale che mai in passato si era accostato incisivamente ad una materia così vasta.

Siamo negli anni settanta con tutto il suo vissuto di portata storica, ed è qui che germogliano i semi di questo fenomeno di massa che segnerà uno dei passaggi cruciali della nostra storia musicale.

Una tappa di passaggio dall’infanzia all’adolescenza, un modo di essere e apparire, un modo per liberare sé stessi tra le luci stroboscopiche dei dancefloor.

Con quest’intento meritorio Andrea Bufalini e Giovanni Savastano ci raccontano quest’età dell’oro con un volume approfondito e ricchissimo di aneddoti e ricostruzioni storico-temporali.

Una vera e propria enciclopedia che ti prende per mano accompagnandoti nell’Afro-america del rhythm and blues, le cui radici saranno decisive, passando per la musica soul & funky dei sixties, fino a giungere alle successive contaminazioni elettroniche moroderiane.

Un fritto misto indagato ineccepibilmente in longitudine e latitudine con un occhio di riguardo alla nostra disco e alle sue evoluzioni.

Tra febbri del sabato sera e figli delle stelle.

Abbiamo avuto il piacere di incontrarli per discutere e analizzare con loro i temi salienti di questo voluminoso ed inesauribile tomo.

Partiamo dalle motivazioni che vi hanno spinto a pubblicare questo libro.

Quando è scattata la molla e l’esigenza di questo libro?

GIOVANNI SAVASTANO e ANDREA ANGELI BUFALINI (GS & AAB): L’esigenza è partita da due fattori:

La passione per questa musica, che ci accomuna da quando eravamo ragazzi.

E la constatazione che della Disco Music, nel nostro Paese, si è sempre parlato in modo superficiale, mettendo in evidenza solo gli aspetti ‘glamour’ che danno un’immagine parziale e falsata di una musica che ha invece radici e forme di grande spessore.

Abbiamo deciso che era arrivato il momento di renderle giustizia, riempiendo anche un vuoto editoriale, dato che in Italia c’è una overdose di pubblicazioni dedicate al Rock ed un oblio di fatto sulla Black Music in generale, Disco in primis.

2) La genesi: Come nasce la Disco Music? Qual è ritenuto il battesimo della Disco? Si parte sempre dalla musica nera, afroamericana?

GS & AAB: Sì, l’origine della Disco è essenzialmente Black, quindi afro-americana, tenendo però presente che, per la prima volta nella musica moderna, uno stesso genere musicale non è legato in maniera ferrea ad una zona geografica ma, sin dagli albori, si mostra trasversale a diverse culture:

All’inizio degli anni ’70, mentre in Africa si sviluppa un genere ritmico più robusto e solido denominato ‘Afro  Rock’ o ‘Afro Beat’, e nei ghetti delle metropoli USA il Funky e il Soul si mescolano nei primi ritmi Disco, anche in Europa i ‘dancing club’ e, da noi, le balere, si trasformano in luoghi dove prende corpo la nuova musica ritmata e sensuale.

Il ‘battesimo’ ufficiale della Disco, comunque, è il brano del 1973 “Soul Makossa” del grande sassofonista camerunense Manu Di Bango, scomparso recentemente a causa del Covid.

Nel libro spieghiamo dettagliatamente genesi e diffusione di questo pezzo e la sua importanza nell’ambito della club-culture.

3) Caratteristiche ritmiche della Disco, quali sono le sue coordinate musicali?

GS & AAB: In primis, un ritmo sostenuto ed incessante in 4/4, opera di innovativi batteristi come Earl Young e Hamilton Bohannon;

Ma anche un rivoluzionario uso del basso (alla Chic), oltre ad un uso pionieristico del Moog (Giorgio Moroder docet), quindi dell’elettronica applicata alla musica.

Infine, un innesto di archi e fiati (Barry White e Isaac Hayes) da fare invidia alle grandi orchestre jazz degli anni ’30-’40.

Ma un importantissimo ruolo lo hanno avuto le grandi voci di interpreti eccelsi: Donna Summer, Barry White, Gloria Gaynor, Amii Stewart, solo per citarne alcuni.

4) Un melting pot ricco di contaminazioni sociali, culturali e sonore, sono questi gli ingredienti della Disco?

GS & AAB: Sì, la Disco è il primo genere musicale che unisce in modo trasversale ceti sociali, razze, generazioni e individui con diversi orientamenti sessuali:

Tutti uniti sul dancefloor, terreno di divertimento, sensualità ed erotismo, ma anche di battaglie sociali:

Il movimento di liberazione degli omosessuali è praticamente nato in discoteca e nei club, così come i movimenti femministi e lesbici americani dei primi anni ’70.

Per non parlare, poi, dell’enorme salto sociale degli afro americani i quali, finalmente, con la Disco si prendono il mercato mainstream togliendo lo scettro al Rock bianco e, spesso, razzista e machista.

5) Le sue varie diramazioni e correnti. Quali sono stati i primi bacini di utenza e come si è diffusa la disco nelle varie ondate?

GS & AAB: La Disco si affaccia sulla scena intorno al 1972/73 in modo underground e sperimentale nei circuiti metropolitani più ghettizzati (neri, portoricani, omosessuali), per poi esplodere tra il ’74 e ’75 grazie all’entrata nelle classifiche  mondiali di tre nomi imprescindibili:

Gloria Gaynor con la sua cover di “Never Can Say Goodbye” dei Jackson.

Poi Barry White con le sue grandi produzioni orchestrali (“Love’s Theme” tra tutte) e, non ultima, Donna Summer che, con la suite erotico-sensuale “Love To Love You Baby”, fa fare il salto ‘mainstream’ alla Disco.

Poi, nel 1977, con la Febbre del Sabato Sera, i Bee Gees e John Travolta, arriva il momento del massimo successo che lascia il posto, dopo un paio di anni, al parziale e temporaneo declino della musica da dancefloor.

6) L’Italia: quali sono stati i canali con cui è giunta nel nostro Paese? E come si è evoluta tra i 70 e gli 80?

GS & AAB: L’Italia, come scrive Gloria Gaynor nella prefazione al nostro libro, negli anni ’70 è l’unico Paese in cui si costruiscono discoteche ex novo, appositamente per la nuova musica in circolazione:

Esempio tra tutti la pionieristica Baia degli Angeli a Gabicce, aperta nel 1975, ben due anni prima dello Studio 54 a New York.

I Dee Jay, le radio e TV libere, poi, hanno dato un grande impulso alla Disco, passando brani ‘proibiti’ che in Rai non avevano facile accesso.

Infine, alcuni nostri artisti hanno dimostrato lungimiranza, incidendo prodotti nostrani in Disco-style: le prime in assoluto sono state Marcella Bella con “Nessuno Mai” e Raffaella Carrà con “Rumore”, entrambe uscite nel 1974.

Anche Lucio Battisti ha dichiarato, e dimostrato ampiamente (“da “Ancora Tu” fino a “Una Giornata Uggiosa”), il suo amore per la nuova musica ballabile.

Poi, Alan Sorrenti e i Fratelli La Bionda hanno lanciato la Disco Music all’italiana in tutto il mondo, gettando i semi di quella che, dal ’79 in poi, verrà denominata Italo Disco ed esportata a livello internazionale da formazioni come gli Easy Going e i Change.

7) Il libro si focalizza sul periodo 1974-1980. Qual è oggi il lascito della Disco a distanza di 40 anni?

GS & AAB: La Disco non è mai finita, nonostante i suoi detrattori ce l’abbiano messa tutta per buttarla giù dal trono:

Si è solo evoluta in Dance, EDM, House, Techno, fino ad identificarsi con tutto il dna della musica Pop.

Artisti come Kylie Minogue, Dua Lipa, Bruno Mars, i Daft Punk, portano avanti il Verbo Disco.

8) Se ti chiedo di descrivermi la Disco con un pezzo, quale ti viene in mente, e perché?

GS: “Mac Arthur Park Suite” di Donna Summer, che copre tutta la quarta facciata del suo album doppio “Live And More” uscito nel 1978:

Un capolavoro di musicalità, arrangiamenti (Greg Mathieson) e, soprattutto, di ineguagliabile vocalità.

AAB: E’ una domanda da un milione di dollari! A parte qualsiasi brano della discografia “moroderiana” di Donna Summer, sceglierei “The Bull” di The Mike Theodore Orchestra, brano esplosivo e lussureggiante per ritmo e melodia, proprio come la disco!  

9) Per esempio: Tony Manero, i Bee Gess e Giorgio Moroder, pezzi di storia e di immaginario collettivo. I tuoi anni vissuti sui dancefloor, cosa ti ha dato la disco nel tuo vissuto? Quali e quanti ricordi di quegli anni?

GS: Ti racconto un episodio personale, per rendere l’idea:

Quando uscì in Italia la “Febbre del Sabato Sera”, il 13 marzo del ’78, vietato ai minori di 14 anni, avevo compiuto proprio quell’età da pochi giorni.

Non mi parve vero e ne approfittai alla grande: quell’anno lo vidi ben 9 volte, in momenti diversi e con amici differenti.

La “febbre” mi aveva decisamente colpito!

AAB: La disco mi ha fatto avvicinare alla musica in modo autonomo ed entusiastico.

Un amore adolescenziale immediato che porto ancora con me da adulto:

Quei ritmi travolgenti , stracolmi di una varietà di strumenti, arricchiti da voci (soprattutto black) incredibili sono stati per me la miccia di quello che da passione è diventato negli anni un lavoro.

E’ infatti grazie ai dischi (in vinile!) di Donna Summer, Isaac Hayes, Stevie Wonder, Van McCoy (tanto per citare qualche nome) se ho mollato la professione forense a favore dello scrivere di musica! 

Un mio ricordo?

Estate 1977 , avevo 13 anni e con gli amici gettonavo in continuazione al juke box dello stabilimento balneare “I Feel Love” di Donna Summer.

Beh, molti ci criticavano perché pensavano che fosse musica solo “per marziani”.

Eppure di lì’ a poco  il rivoluzionario brano sarebbe balzato in cima alle Hit Parade mondiali diventando l’emblema della scena elettronica contemporanea!

Fabio Bandiera

Tempo di lettura: 1’50”

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