I fatti di Bardonecchia, dove una squadra di Gendarmi francesi ha praticamente sconfinato in Italia armi alla mano, per eseguire un’operazione di polizia è l’ennesima spallata che il governo di Parigi sferra al nostro.
Pochi giorni prima una donna nigeriana, già ammalata incinta e successivamente deceduta, fermata dalla polizia francese, era stata lasciata priva di ogni assistenza sanitaria e riportata a Bardonecchia senza tanti complimenti.
Questa la cronaca.
Eppure interessi economici, revanchismo e nazionalismo caratterizzano da tempo l’atteggiamento che l’Eliseo ha nei confronti di Roma, un’arroganza francese che si aggiunge a quella mai sopita a livello calcistico
LA DISCUTIBILE GUERRA DI LIBIA DEL 2011
Il precedente più grave è scoppiato nel 2011 quando il governo guidato da Nicolas Sarkozy, all’epoca Presidente della Repubblica francese, decise di trascinare gli alleati occidentali, Italia compresa nella guerra contro la Libia, con l’appoggio degli Usa di Obama.
Al vertice di Parigi Berlusconi cercò di impedire l’attacco ma inutilmente.
La motivazione del conflitto:
i risultati di un’inchiesta dell’Onu per presunti crimini contro l’umanità in Libia commessi dal dittatore Gheddafi durante le sommosse scoppiate in Libia nei giorni della cosiddetta “primavera araba”.
C’era il forte sospetto, in Italia, che l’operazione fosse una copertura e che la guerra servisse solo a far guadagnare i soldi del petrolio libico a società transalpine a danno di quelle italiane, già presenti nel Paese nordafricano.
Ma la guerra scoppiò ugualmente e finì col tracollo della Libia, la morte di Gheddafi e l’inizio degli sbarchi in massa dei migranti sui barconi sulle coste del nostro meridione.
INTERESSI ECONOMICI NAZIONALI O QUESTIONI PRIVATE ?
Oggi si scopre che forse non furono solo gli interessi energetici francesi a causare la guerra di Libia del 2011.
Gheddafi, secondo l’inchiesta condotta dalle autorità giudiziarie francesi, avrebbe finanziato la campagna elettorale che portò Sarkozy all’Eliseo con 20 milioni di euro.
Ad accusarlo, oggi, il braccio destro del defunto dittatore libico, .
Il presidente e il dittatore si sarebbero conosciuti nel 2005 quando Sarkozy era Ministro dell’interno e stava preparando la sua corsa all’Eliseo.
Se fosse vero, come credono i magistrati inquirenti francesi, la guerra che ha causato la totale destabilizzazione dell’area del Mediterraneo era basata su un fake e Parigi e il suo Presidente ne furono i volontari esecutori compresa probabilmente la morte dell’ex amico dittatore Gheddafi colpevole, sia del fatto di non aver collaborato con i francesi nell’acquisizione di contratti petroliferi, che di essere, forse, un pericoloso testimone di accusa.
LA DESTABILIZZAZIONE IN LIBIA E GLI EFFETTI NEL MEDITERRANEO
Gheddafi è stato un terribile dittatore; ma la sua morte e il crollo del suo regime hanno causato una fortissima destabilizzazione di tutta l’area, tanto che per un certo periodo persino l’Isis ha cercato di insediarsi, fortunatamente sconfitta, a poche centinaia di chilometri dai nostri confini.
Con la Libia crollata e tornata a dividersi in tribù, il business dei barconi carichi di migranti è letteralmente decollato e a farne le spese è stata soprattutto l’Italia.
Oggi il nuovo Presidente francese, Macron ha affermato che sicuramente l’Italia, nella questione migranti, è stata lasciata sola dall’Europa anche se ha riconfermato l’intenzione di respingere alle frontiere quelli che considera migranti economici, praticamente l’80% di quelli che sbarcano sulle nostre coste.
Come a dire la Francia procura il danno e l’Italia paga il conto con l’aggiunta dell’arroganza che fa arrivare poliziotti della Gendarmerie armati a fare irruzione a Bardonecchia in pieno territorio italiano.
L’ITALIA E IL PREZZO DELL’ARRENDEVOLEZZA
Le interferenze in materie economiche non sono cessate con il nuovo Presidente.
Come il caso dei cantieri Saint-Nazaire quando Macron minacciando la nazionalizzazione dei cantieri navali ha impedito il passaggio, già concordato, del controllo alla italiana Fincantieri.
Le continuate e ripetute ingerenze nella già complicata politica libica, sempre con obiettivi legati al petrolio.
Il tentativo, fallito, da parte di Parigi di bloccare l’invio di 470 militari italiani in Niger, da impiegare sulle rotte dei trafficanti di uomini che vengono inviati in Libia e poi via mare verso l’Italia, e contro eventuali terroristi, sono altri esempi di intromissioni nelle questioni del nostro Paese.
Forse l’Italia paga il prezzo del suo scarso peso a livello europeo ma anche della scarsa reattività nei confronti di questi francesi così aggressivi che, tra l’altro, hanno fatto shopping, anche grazie alla crisi, di aziende italiane e ora cercano addirittura di ampliare le acque territoriali al confine con la Sardegna per favorire i pescherecci transalpini.
A distanza di tempo fa un po’ rabbia ripensare ai sorrisetti ironici di Sarkozy e della Merkel al vertice di Bruxelles, nel 2011, all’indirizzo di Berlusconi all’epoca Presidente del Consiglio.
In realtà fu una mancanza di rispetto, l’ennesima, ripetuta e grave, nei confronti dell’Italia.
Se poi dovesse emergere che all’epoca la Francia ma anche il suo Presidente stavano facendo i propri interessi, e non solo nazionali, ma addirittura privati, sarebbe veramente grave.
Qualcuno da Roma, con una certa energia, dovrebbe come minimo farlo notare ai cugini francesi anche per evitare che fatti simili tornino a ripetersi.
Perché stare insieme, in Europa, dovrebbe significare far parte di un’unione economica ma anche politica se così non fosse, sarebbe grave e visti i sacrifici che stiamo pagando, sarebbe il caso di trarne le dovute conseguenze.
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