Ho fallito. Mai come in questo periodo gli ostacoli che la vita ci mette di fronte ci rendono deboli, inclini alle sconfitte.
Per un gran numero di uomini ammettere il proprio fallimento è un dramma, nonostante il riconoscimento della propria debolezza sia di per sé un atto di coraggio.
Il rispetto o la compassione che suscitiamo negli altri, come la celebrazione del ricordo che si riserva ad un fiero guerriero caduto con onore in battaglia, in molte occasioni non servono a niente e logorano il fegato, azzannano l’orgoglio e lo fanno a brandelli.
In questi casi quello contro cui si inizia a combattere è un sentimento di vergogna, di frustrazione: “Non ci sono riuscito, seppur provandoci, e adesso è l’ora di soccombere, di fare i conti con me stesso”.
Potrebbe essere – anzi è molto probabile che sia – una lotta già persa. In fondo la vergogna è un lento logoramento, una inesorabile sottrazione che porta alla rinuncia totale, all’abbandono, fino a non avere più le forze per il riscatto.
Chi pensa di aver fallito cercherà di convincere se stesso nella possibilità di un’altra occasione, ma dentro di sé sa già che solo un miracolo potrebbe rovesciare la situazione.
Eppure di occasioni per farcela, per vincere, per dimostrare di non essere uno dei tanti non sono mancate.
Il tormento, come un pungolo a ricordare con insistenza la propria fiacchezza, non è altro che il rimorso per una forza di volontà assente, o che non si è riusciti a stimolare a sufficienza.
Certo si potrà piangere, disperarsi, ma è meglio farlo in privato. Di fronte agli altri è bene ostentare una fiera consapevolezza del proprio essere e del proprio apparire.
Non servirà guardarsi allo specchio e – scusate il gioco di parole – immaginare la propria immagine, o peggio vedersi in un passato glorioso che ormai ha fatto il suo tempo.
Il fallimento ci inchioda al presente e ci sbatte in faccia la realtà.
Anche quest’anno abbiamo fallito miseramente l’appuntamento con la prova costume.
Che fine hanno fatto i buoni propositi di mangiare sano, a orari stabiliti, bilanciando proteine e carboidrati? Che fine ha fatto la dieta stilata dall’amica dietologa, l’idratazione, l’abbandono della vita sedentaria? E gli addominali? Non era per fare due serie da venti tutti i giorni, appena alzati dal letto?
Anch’io qualche tempo fa avevo dichiarato guerra alla panza, ricordate? Ebbene sì, ho fallito. È ancora qui, strabordante oltre la cintura.
Comunque tenti di sistemarlo, a qualsiasi altezza io provi a metterlo, il pantaloncino da mare non copre l’abbondanza addominale. Non c’è modo.
Che vi devo dire. Speriamo che torni presto l’inverno, che il freddo congeli quei buoni propositi che il caldo ha miseramente liquefatto.
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