Il futuro è già qui. Solo che non vogliono lasciarlo entrare. 

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di Claudio Razeto

Il futuro è già qui. Solo che non vogliono lasciarlo entrare.

Sui giornali, i siti internet, le tv, i media, le notizie di nuove scoperte e tecnologie si susseguono quotidianamente.

  • Intelligenza artificiale
  • biotecnologie
  • energie rinnovabili
  • medicina avanzata
  • viaggi spaziali e esplorazioni e molto altro.

La ricerca scientifica fa passi avanti ogni giorno, come mai era accaduto prima nella storia.
Chi, come me, è nato negli anni ’60, ha vissuto una vera rivoluzione tecnologica.
Oggetti, strumenti, innovazioni:
– dalla posta, ai fax, alle email, alle app
– dalle fotocamere con pellicola alle foto e videocamere digitali di ogni dimensione
– dai cavi di ogni genere al wireless, le reti invisibili che ci connettono
– dalle macchine da scrivere meccaniche ai laptop, ai tablet ai microchip innestati.

Vita quotidiana, medicina, energia, trasporti, aviazione, chimica, fisica, matematica.

Non esiste una sola parte del sapere umano che non venga investito da questa ondata tecnologica e scientifica.
La rivoluzione “tech”, sta toccando ogni settore, come il lavoro, l’intrattenimento, i viaggi e perfino l’estetica.

Mai l’umanità aveva compiuto un simile balzo in avanti. 

In termini di velocità e di varietà del sapere.

E utilizzato strumenti completamente inediti, come la connessione e la realtà virtuale.

La connessione ci rende collegati costantemente teoricamente – se c’è campo – con l’intera umanità. Gli antichi l’avrebbero chiamata magia, dislocazione dei corpi, forza del pensiero, metempsicosi.

Virtuale in linguaggio fisico-matematico significa: contrapposto a reale.

La realtà virtuale (Enc. Treccani) è la simulazione al calcolatore di una particolare situazione reale con la quale il soggetto umano può interagire, per mezzo di interfacce funzionali”. I guanti tattili che danno la sensazione di toccare con la pelle cose che non esistono nella realtà fisica non digitale, o gli occhiali dell’augmented reality.

Noi lo diamo per scontato ma l’alchimia, l’arte dei maghi è diventata realtà.

Un’evoluzione che ha modificato e a volte stravolto le esistenze di una buona porzione dell’umanità.
Cancellando tante professionalità e creandone di nuove. Generando dal nulla, col solo flusso del web, aziende completamente nuove, con business basati su impulsi motivazionali basati su interazioni “virtuali” oltre che reali.

Facendo estinguere oggetti, beni, strumenti a favore di innovazioni, a volte futili come certe App con le faccette, a volte vitali come e sono solo alcune:

  • gli esoscheletri per chi non poteva camminare e torna a muoversi e vivere sia pure meccanicamente, o le gambe “bioniche”
  • i microchip per i malati di SLA che possono comunicare col micro movimenti e altre invenzioni della medicina hi tech

E’ nata una nuova generazione. I Millenial, i cosiddetti nativi digitali.

Ragazzi che sanno usare un qualsiasi apparato touch e software, ma non un telefono a disco o a tastiera. Se non glielo si mostra, ma che apprendono prima di tanti “matusa” (chi non sa che vuol dire non è della mia generazione). Sono gli stessi che lasciano l’Italia per andare a lavorare all’estero. I nostri “cervelli in fuga” per i quali certe innovazioni sono normali.
Biotech, nanotecnologie, miniaturizzazione, la microchirurgia.
Il mondo è diventato più piccolo per certi versi (pensate ai viaggi con destinazioni un tempo sconosciute persino a pochi chilometri da casa, senza una carta geografica) con maps digitali dettagliate solo come un satellite può essere.

Il mondo si è globalizzato.

Tutto è più vicino e raggiungibile se non fisicamente almeno via web.
Dai fondali marini alle aree più inaccessibili del pianeta. Dallo spazio siderale, alle comete, fino ai pianeti che l’uomo si prepara ad esplorare. Si parla già di turismo spaziale. E nuove imprese in corso, nuove mete.
Come l’altra faccia della Luna, che ci apprestiamo a colonizzare dopo lo sbarco del ‘69, ben 50 anni fa in piena era analogica-elettronica.
Gli esseri umani del globo, tutti o quasi, sono ora più vicini, raggiungibili e visibili tra loro.

Ma esiste un altro aspetto di questo ciclo storico.
Non tutti i 7 miliardi di esseri umani hanno subito questo passaggio estremo o tratto vantaggio da una simile rivoluzione.
Qualcuno, tanti in realtà, è rimasto fuori.

Nonostante i cambiamenti, lo stile di vita sul pianeta Terra non è uguale per tutti.

Anzi.
In certe aree, le più povere chiaramente, è addirittura peggiorata per chi ci vive.
E il nostro unico mondo soffre:

  • di inquinamento, 
  • cementificazione incontrollata, 
  • deforestazione
  • sfruttamento di risorse
  • estinzione di specie animali e vegetali con la distruzione del tesoro della biodiversità

In questo fantastico pianeta Terra – unico a quanto sappiamo – dotato di aria respirabile, acqua e temperature sopportabili se non miti, restano ancora zone di vita quasi primitiva, isolate e semi-sperdute. Nonostante le città tecnologiche costruite persino nel deserto, i resort, i grattacieli sempre più alti e moderni ci sono tante regioni dominate dal degrado, dalla povertà, dalle malattie, perfino dalla mancanza di acqua e dalla fame.

Il clima avvelena per le emissioni industriali, i solventi chimici, le discariche dalla spazzatura alle scorie nucleari.

E – ormai non ci sono dubbi – si surriscalda.

“Le emissioni aumentano e le fonti di assorbimento si riducono, allora parte dell’anidride carbonica rimane e si accumula nell’atmosfera (…) L’utilizzo di fonti fossili ed ai processi industriali e l’11% alla deforestazione e all’utilizzo del suolo per fini agricoli o di edificazione. Il 16% sono le emissioni di metano dovute anch’esse alle attività agricole, alla gestione dei rifiuti, al consumo energetico.

http://www.lteconomy.it/it/articoli-it/articoli/chi-emette-la-co2-2

Perché?

Per soldi. Tutto in nome dei mercati. Potere, ricchezza, remunerazione dei capitali investiti…
Come dai commerci del medioevo era nata la borghesia, i banchieri, le compagnie così la new economy ha creato una nuova classe di supermiliardari emersi dal nulla con la sola forza di una tecnologia, di una web company, di una startap riuscita.

Imprese nate nei garage della Silicon Valley in California, Usa, che in meno di 20 anni hanno stravolto scenari economici e fatto chiudere aziende più tradizionali e datate.
Il mondo è cambiato in un attimo, in termini storici.

120 anni, un nulla.
Ma non a vantaggio di tutti e nemmeno della maggioranza.
Con la forza di un liberismo economico sfrenato, è cambiata la geopolitica mondiale, trasformando perfino i grandi regimi comunisti, Cina e Russia, in pseudo-capitalismi oligarchici.
La finanza poi, ha preso il controllo del sistema politico andando, con la forza dei soldi, oltre l’economia e l’imprenditorialità.
Oltre i valori, i principi, le teorie politiche, il “business”, impera e domina ogni cosa con la forza irresistibile dei mercati finanziari.

Che possono, con investimenti di capitale, fare cose fantastiche come ripulire gli oceani o curare il cancro. Ma anche causare guerre da quelle commerciali ai bombardamenti aerei, su militari e civili innocenti.

Ma che cosa sono i mercati? 

Sono persone, gruppi, cartelli, fondi, perfino sindacati di lavoratori, che per aumentare le rendite investono aspettandosi un ritorno in termini di remunerazione del capitale in investito.  Soldi che ripagano altri soldi.
Facendo crescere progetti bellissimi, con investimenti in ricerca, sviluppo, ma anche ordinari come i mutui per le case, gli acquisti con carta di credito (illuminante il film, con cast stellare, The big short di Adam McKay )

https://it.wikipedia.org/wiki/La_grande_scommessa

Fino ai più pericolosi terribili come armi (da sempre i budget militari sono i più alti nella ricerca) veleni industriali e chimici.

La spinta viene dal profitto generato sull’investimento, che determina il valore di un marchio, del brand, di un’azienda o un gruppo di aziende anche con base in paesi diversi e al di sopra delle stesse Nazioni.

L’investitore può essere un consiglio di amministrazione in uffici lussuosi, al 32 piano di Manhattan, o uno “sfigato” che invece di andare a Las Vegas decide di mettere un po’ di soldi su un nuovo progetto, oggi sconosciuto ma che magari in pochi anni, tipo Apple, renderà miliardi.

Funzionava già per le spedizioni marittime del ‘500 o con le linee ferroviarie nel Transvaal della Regina Vittoria.

Si investe e la Borsa. I titoli e i rialzi e le cadute fanno il resto.
Un prodotto tech e non(vedi la moda), grazie al mercato globalizzato e spinto dal web – un tempo avrebbe al massimo monopolizzato un paese – come quando in Italia la vecchia Fiat. Oggi, se funziona, viene venduto in milioni di pezzi in tutto il mondo dando vita a gigantesche realtà imprenditoriali.

Che investono anche in settori lontani anni luce dal punto di partenza, tipo i Benetton e Atlantia, dalle t-shirt alle autostrade e agli aeroporti.

Come le bigtech americane, Apple, Google, Amazon and Facebook. 

Tutte made in Usa, che vendono pubblicità, comunicazione e le nostre identità.

Piattaforme web virtuali, giganteschi processori ospitati in spazi grandi come basi militari e città.
con billioni di dati sensibili, informazioni che ci riguardano, tutti i “casi nostri”.
Da qui i casi di violazione di privacy, uso politico dei social, influenze, concentrazioni monopolistiche che gli Usa iniziano a soppesare con sospetto (ci lavora l’Antitrust e diversi membri del Senato) e l’Europa si accontenta di tassare.

Poi c’è il vecchio mondo economico legato anch’esso a doppio filo ai mercati.

Quelli da Manhattan al tinello di casa, che abbiamo visto. Con enormi impatti geopolitici.

Cambiando pelle i vecchi imperi industriali, si adattano o si estinguono, grazie, o per colpa, di chi le deve guidare verso un futuro che è già arrivato.

Come le grandi società petrolifere americane degli anni ‘50/’70, le “7 sorelle” così dette da Enrico Mattei, fondatore di Eni. Oggi rimpiazzate dalle odierne che comprendono paesi come il Venezuela (ricco di petrolio ma in terribili difficoltà), il Brasile, la Malesia, l’Iran. E le equivalenti occidentali.

https://it.wikipedia.org/wiki/Sette_sorelle_(compagnie_petrolifere)#Significato_attuale_della_locuzione

Oggi che il clima è diventato un’emergenza, molte delle petrolifere si spostano verso l’energia green rinnovabile e le auto elettriche che diventeranno il loro nuovo core business.

Senza la benzina saremmo dovuti andare a piedi o a cavallo (come ai tempi dell’austerity), e senza gas scaldare le case con la legna e il carbone, inquinando ugualmente.

Per l’Italia, che ha bocciato il nucleare con uno dei referendum meno “ritoccato” della storia repubblicana (vedi referendum abolizione finanziamento ai partiti e responsabilità civile della magistratura) che ne ha bloccato ogni possibile sviluppo.
Insomma era un circolo obbligato, politico, economico, sociale, che in poco più di un secolo -mettendoci dentro due guerre mondiali- ha cambiato gran parte del pianeta sta mutando ancora e il futuro potrebbe essere pulito. Ma sono i governi che devono intervenire per regolare il cambiamento con gli strumenti della politica. E qui c’è il vero problema.

 

Ora che la scienza sta aprendo le porte a un futuro migliore, è l’ottusità umana imperante, che ne impedisce il decorso!

La politica che dovrebbe regolare il sistema con norme e comportamenti, ma soprattutto programmi e piani di sviluppo capaci di distribuire la ricchezza e sostenere i più deboli, è non solo spesso latitante,
ma sta producendo il peggio di sé stessa e tirando fuori tutti i peggiori “rottami” del passato.

Molti andati al potere con elezioni libere o quasi. Come Hitler del resto.

Dagli inconcludenti innocui ma inutili, come certi politici buoni per tutte le stagioni, ai più pericolosi.

Erdoğan avanza con i tank in Siria (modello Hitler nel ‘39 in Polonia), bombarda i Curdi che hanno sconfitto i tagliagole fondamentalisti dell’Isis, e ricatta l’Europa silente minacciando profughi e povera gente in fuga dalla guerra.
Trump minaccia tutti o con le armi e con i dazi. Persino il povero parmigiano italiano “tassato” mettendo a rischio 200mila posti di lavoro made in Italy.

E poi il Tycoon biondo miliardario tira su muri verso il Messico, muri come quello di Berlino, tirato su nel ’61 e caduto nel 1989.

In Gran Bretagna, Boris Jhonson, allievo di Eton e dell’Inghilterra più “posh” sogna di essere Churchill e di ricreare il British empire 4.0 (con i paradisi fiscali tra i più attivi nel mondo), getta il paese nel caos della Brexit e rischia il distacco dalla Gran Bretagna, di Scozia e Irlanda del Nord.
Valdimir Putin (ex agente del KGB) prova missili balistici nucleari, corre al riarmo che rivende ai paesi poveri, e mette radici in Siria, dopo qualche arresto e manganellata ai dissidenti moscoviti, minorenni compresi.
Kim Yo-Ungdalla Corea del Nord lancia missili per minacciare i paesi dell’area asiatica.

L’Iran, uno dei giacimenti petroliferi più grandi del mondo, è sotto un embargo che impedisce a Teheran di venderlo a vantaggio dei Paesi arabi, che spremono l’oro nero più che possono e investono in qualsiasi cosa possa rendere in futuro, per non tornare dai jet privati ai cammelli.
Una politica “da cannoniere”, a vantaggio anche dei pozzi Usa Texani, altri grandi estrattori nel paese che inquina e consuma più galloni di benzina e cibo spazzatura, di tutto il mondo.

In Amazzonia, polmone verde del Pianeta, Jair Bolsonaro, ex parà e artigliere, disbosca la foresta pluviale a vantaggio di latifondisti e aziende. In fondo – dice – è del Brasile e se vuole ci fa pure un parcheggio,

Signori della guerra africani– artefici di migrazioni, desertificazione e di guerre intestine addirittura tribali- svendono fiumi, laghi e dighe alla Cina che “colonizza” in silenzio, mentre il presidente del paese comunista con più miliardari al mondo, Xi Jinping, Segretario del Partito Comunista cinese, viene in Europa a sponsorizzare la via della Seta e lo sbocco sui porti del vecchio continente, mentre il suo Paese fa concorrenza sleale e realizza falsi, su tutti i prodotti possibili e immaginabili.

https://it.wikipedia.org/wiki/Via_della_seta

E poi Hong Kong in rivolta contro Pechino, Barcellona per l’autonomia catalana e Santiago del Cile per l’aumento del prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici.

L’Europain mezzo, con la Germania e la Francia asse portante-traballante (una per economia in rallentamento l’altra per la situazione sociale da Gilet gialli), in cerca di una identità realmente europea da proporre, con piani e progetti veri e unificanti, a tutti i suoi 500 milioni di cittadini.

L’Italia, paese fondatore, in perenne crisi da debito pubblico, la Spagna tenuta su dalle banche nazionalizzate. I paesi del Nord isolati e benestanti.

E singole nazioni o paesi come Polonia e Ungheria, Visegrád 4 o V4,del patto di chiusi a riccio, su un patto ispirato niente meno che a un congresso del 1335, in pieno medioevo.

https://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_di_Visegrád

Per difendere una identità nazional-sovranista che tra cento anni, se ci saremo, non avrà senso.

A meno che non torniamo ai villaggi di Asterix, i cavalieri Teutonici e agli elmi con le corna vichinghe stile Pontida.

La storia va avanti lo stesso

E quella, come le migrazioni puoi cercare di relegarla, rallentarla forse, ma non la fermi con un muro.

Sembra un mondo impazzito che si muove solo per denaro, guadagno e profitto smisurato. 

I super ricchi accumulano ricchezze che non potrebbero spendere in 5 vite.

E si fanno pure i selfie su Instagrame riprendere nei reality tv.

Il ‘900, iniziato con gli ideali di solidarietà sociale, pace, fratellanza universale e ispirato a grandi pensatori, degenera in un clima ben più pericoloso del crollo dell’antica Roma.

Oggi alcuni supermiliardari, possono influenzare le scelte di clienti o elettori su scala planetaria.

Ma – a parte un po’ di filantropia non sempre disinteressata – non si impegnano a riempire lo stomaco di chi ha sete di acqua e fame di cibo, medicinali e di giustizia.
Eppure hanno tanto denaro da poter competere con i governi dei loro stessi Paesi nella corsa allo spazio. E la ricchezza smodatamente grande, invece di essere considerata immorale oltre che pericolosa viene esaltata anziché controllata.

Visto che la prima delle regole è cercare di pagare meno tasse possibile.

Stiamo evolvendo troppo in fretta ma rischiamo di diventare dei Neanderthal obesi, ritoccati esteticamente, armati di super bombe, droni e raggi laser.

Scimmioni grassi e aggressivi, condannati al diabete, a un ictus, se non a un cancro, per una vita piena di roba che spesso non ci serve né ci rende felici.
Sono queste le porte sbarrate a un futuro che potrebbe avere gli strumenti per cambiare tante cose.
Tranne il cervello atrofizzato e egoista dei potenti che con la loro arroganza rischiano di distruggere il mondo.
E che grazie ai miracoli della scienza, tra trapianti, staminali e nuove tecnologie, rischiano di campare fino a 120 anni. Magari senza aver cambiato nulla a parte gli stratosferici conti in banca.

Claudio Razeto

Tempo di lettura: 3’00”

Foto tratta da: https://www.mondofox.it/2019/03/25/ritorno-al-futuro-4-un-film-impossibile-tra-sketch-e-sequel-fan-made/

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