La Nato, l’Europa e la nuova Guerra Fredda

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Nell’Ottobre del 2018 si sono svolte a Bodo in Norvegia, le esercitazioni della Nato battezzate Trident Juncture 2018. Alle manovre, le più grandi mai organizzate dalla nascita della NATO, hanno partecipato oltre 50mila militari provenienti da 29 paesi, comprese Svezia e Finlandia.

L’esercitazione si è svolta nell’estremo Nord europeo e aveva l’obiettivo di testare l’efficienza difensiva delle forze occidentali in un ambiente ostile e in condizioni climatiche difficili e quasi estreme.

Sono stati impiegati:

  • 250 aerei
  • 65 navi
  • oltre 10.000 mezzi.
A Bodo, c’erano anche reparti italiani.

La 132ma Brigata corazzata Ariete, l’11° Reggimento bersaglieri, il 10° Reggimento genio guastatori, il 187° Reggimento paracadutisti, ed altri.

C’erano anche gli Euro-fighter del 4° Stormo di Grosseto, del 36° Stormo di Gioia del Colle e 37° Stormo di Trapani, i Tornado del 6° Stormo di Ghedi ed altri mezzi aerei addetti alla guerra elettronica, alle comunicazioni, alla logistica e alla sicurezza.

Queste manovre si sono svolte alla vigilia del 70° anniversario dalla nascita della NATO sancita a Washington il 4 aprile del 1949.

L’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico venne fondata da:
  • USA
  • Canada
  • Francia
  • Norvegia
  • Italia

Oltre che da tutti quei Paesi – compresa la Germania allora detta occidentale – che dopo la Seconda guerra mondiale, decisero di allearsi per far fronte alla crescente potenza sovietica dell’URSS e delle forze del Patto di Varsavia che dominavano l’Est dell’Europa.

Erano gli anni della cosiddetta Guerra fredda.

Uno scontro, sotterraneo per lo più, che durò fino alla caduta del Muro di Berlino e al crollo dell’Unione Sovietica, le della Russia comunista.

La NATO o OTAN venne creata proprio per fronteggiare le forze del Patto di Varsavia negli anni difficili e segreti, della Guerra fredda.

CIA e KGB, lavoravano a operazioni clandestine, compresa Gladio in Italia, e le forze armate convenzionali, con militari di leva, si preparavano alla guerra.

Se i carri armati e gli aerei da combattimento del blocco comunista avessero attaccato l’Europa, avrebbero trovato ad attenderli gli USA e gli alleati, compresa l’Italia.

Chi ha fatto il militare ricorda le grandi basi e caserme dislocate a nord Est, molte oggi abbandonate, che ospitavano centinaia di carri armati Leopard, pezzi di artiglieria, battaglioni di fanteria detta di arresto.

Anacronisticamente, quasi come sul Piave, servivano a fermare l’attacco e dare il tempo agli aerei NATO e USA di sganciare uno o più ordini nucleari tattici in casi di impiego di armi non convenzionali.

Quanto avrebbero resistito le nostre forze ad un assalto frontale proveniente forse dalla ex Yugoslavia di Tito o dall’Austria invasa?

Forse qualche ora a voler essere ottimisti, in attesa dell’arrivo della Cavalleria americana. Per fortuna nostra, tutto questo passò e nessun colpo sul nostro confine fu mai sparato.

Singolare però che l’anniversario della nascita della NATO, che oggi ha sede proprio a Bruxelles, coincida con eventi a dir poco preoccupanti.

Trump e Putin, l’America e la nuova Russia, si scontrano sul vecchio trattato anti proliferazione nucleare e , come accaduto negli anni della Guerra fredda, si sfidano sia dal punto di vista politico che militare su scenari di guerra lontani.

L’ultimo è stato quello insanguinato della Siria ma ora anche il Venezuela di Maduro e Guaidò con appoggi incrociati e contrastanti.

Intanto la Cina, in guerra commerciale per i dazi con gli USA, procede con la “colonizzazione” sotterranea dell’Africa, manda satelliti sulla Luna, lato oscuro, ufficialmente a seminare piantine, e come può mostra i muscoli in Asia ai vicini Giappone, Corea e Taiwan.

Le “piccole” guerre, dall’Afghanistan allo Yemen, alla Crimea, vedono i potenti interferire e fornire dispositivi bellici dalle mine a quelli tecnologicamente più avanzati.

La difesa e la sicurezza sono diventati temi “caldi”.

Mentre l’ONU sembra aver perso potere e sta a guardare.

Eppure l’Unione Europea, non molti lo sanno, ha da anni, un suo esercito, sostenuto dalla Germania e dalla Francia, ma del quale fanno parte tutti i partner europei, Italia compresa.

Si chiama Eurocorps.

È un Corpo d’Armata, di reazione rapida, istituito nel 1992 a La Rochelle in Francia.

Ha sede a Strasburgo e tra le altre ha la funzione di proteggere militarmente il Parlamento europeo.

Agisce sotto il Comando NATO ma è sotto la guida dell’Unione Europea.

I suoi reparti vengono da Belgio, Francia, Germania, Spagna e Lussemburgo.

Ne fanno parte anche militari, soprattutto Ufficiali provenienti da Italia, Grecia, Polonia e persino dalla Turchia.

In base al trattato del 2003 possono inviare forze a Strasburgo anche Gran Bretagna, Olanda, Austria e Finlandia.

Finora impiegato nel peace keeping, in Bosnia, Kosovo, Mali e Afghanistan e in Guinea. La funzione militare di Eurocorps può essere sia difensiva che offensiva.

Si calcola che ad oggi questa forza potrebbe impiegare fino a 6.000 uomini e che ha un costo annuale di oltre 190 miliardi di Euro (fonte Parlamento Europeo).

La Polonia, prima alleata della Russia negli anni della guerra fredda, entrata nella Nato fra molte polemiche ha annunciato la sua uscita da Eurocorps dal 2020.

https://youtu.be/Mvp334WxsUc

La Gran Bretagna con la Brexit non si sa che ruolo avrà in futuro.

Eppure mai come in questo momento, con nuove minacce come i terroristi dell’Isis, ancora non del tutto sconfitti, puntate contro l’Europa, ci sarebbe bisogno di un serio ragionamento sulla sicurezza Europea.

Mentre l’Italia è prigioniera del dibattito sui migranti e le ONG, certamente drammatico ma strettamente collegato con le influenze geopolitiche in Africa, e decisamente  relativo rispetto alle grandi nuove questioni aperte, l’Europa in crisi si prepara a nuove elezioni.

Il semplice accenno di Macron all’esercito europeo ha fatto andare su tutte le furie Trump.

Nella sua visione l’Europa deve restare suddita e non protagonista della politica mondiale. Magari finanziando di pi la NATO.

La Germania intanto arruola nelle sue forze armate cittadini europei e persino migranti selezionati per accrescere l’esercito tedesco.

La situazione è complessa ma è chiaro che non si può rimanere senza un apparato militare di difesa con buona pace dei pacifisti da salotto.

Nel 2019, a 70 anni dalla nascita della NATO, il tema della sicurezza dell’Europa libera e democratica rimane aperto e forse sarebbe il caso che anche i politici di casa nostra, il Governo Conte a Roma come i nostri esponenti al Parlamento europeo, se ne occupassero più attentamente.

Claudio Razeto

Tempo di lettura: 1’50’’

Foto tratta da: https://www.theatlantic.com/international/archive/2017/01/nato-ally-norway-russia-trump/514328/