La vita osservata in solitudine

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di Gaetano Buompane

Cos’è che ci cambia? Le sofferenze? Le scelte sbagliate? Oppure, come afferma qualcuno, in fondo rimaniamo sempre gli stessi, non cambiamo mai.

L’altro giorno una persona che non vedevo letteralmente da più di un secolo mi ha detto: “Mamma mia, fatti guardare. Ma come fai? Non sei cambiato per niente!”.

Nonostante i punti su cui dissentire siano parecchi, ho accettato il complimento sorridendo, a dir la verità un po’ in imbarazzo, anche perché obiettivamente non avrei potuto dire la stessa cosa di lui.

Se non mi avesse fermato e aiutato a fare uno sforzo di memoria, avrei tirato dritto per la mia strada e quel vecchio amico sarebbe stato nient’altro che uno dei centinaia di estranei che incrociamo ogni giorno per strada quasi ignorandone la presenza.

Ho maledetto questa vita che non ci lascia tempo, che ci costringe a ripartire con più fretta ogni qualvolta ci capiti l’occasione di fermarci.

Perché avrei voluto approfittarne e invitare quel mio vecchio amico a sederci un po’, a trovare un posto dove berci un caffè e fare due chiacchiere senza preoccuparci dei nostri impegni, degli orari stretti, dei minuti contati.

Non tanto per ricordare i bei tempi andati, ma per parlare di noi, di quello che siamo, o di quello che siamo diventati veramente.

Gli avrei fatto notare che seppur non sia cambiato così tanto nell’aspetto fisico, nell’animo e nel carattere potrei essere un’altra persona. Che se fossero queste cose a caratterizzare la mia apparenza, lui per primo, forse, avrebbe tirato dritto senza nemmeno accorgersi di chi io fossi.

La verità è che io non lo so più se sono la stessa persona di sempre, lo stesso uomo anche solo di un paio di anni fa.

Ma soprattutto, se accorgendomi di essere cambiato, non sono sicuro se sarei disposto a sforzarmi di tornare ad essere quello che ero.

Voglio dire, sembra proprio che il cambiamento di ognuno di noi sia una sorta di adattamento alle dinamiche della vita, alle difficoltà che ci si parano davanti.

Un cambiamento del nostro essere che viaggia di pari passo col mutamento delle nostre aspettative, dei progetti, delle nostre ambizioni.

In sostanza una necessità, molto spesso subita invece che voluta.

Pensiamo a come sia cambiato il nostro vivere quotidiano in base alle continue emergenze a cui dobbiamo far fronte e a come queste emergenze si siano fatte molto più presenti e tangibili nelle nostre vite, dallo scoppio della pandemia ad oggi.

Come biasimare un cambiamento, tanto più quando è forzato e drammatico, anche dei nostri caratteri, delle nostre sensibilità?

E stranamente, se c’è una cosa che è cambiata in me è questa improvvisa repulsione per la solitudine, che da sempre, al contrario, ero andato ricercando come fosse un bene prezioso.

Era proprio nella solitudine che ritrovavo quell’occasione, spesso rara, di fermarmi, di lasciare che la vita scorresse veloce altrove mentre io mi limitavo ad osservarla e così a cercare di comprenderla.

Adesso non mi basta più. Cercare di comprendere la vita in solitudine mi appare il modo più rapido per dimenticarsi di come sia avvenuto il cambiamento dentro me stesso. E certamente il modo più complicato per capire se valga la pena cercare di tornare ad essere quello che ero.

Quello che adesso vorrei con tutto me stesso sarebbe proprio poter perdere il mio miglior tempo con quel vecchio amico ritrovato per caso e scoprire con gioia che, seppur il suo corpo sia cambiato così tanto da rendermelo irriconoscibile, il suo animo sia rimasto quello di sempre.

Il Sofà è una rubrica settimanale.
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Foto da Pixabay

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