Nelle notti particolarmente stellate sento un irrefrenabile bisogno di starmene per qualche tempo col naso all’insù inseguendo pensieri sul significato della nostra esistenza. Lo ammetto, nessuno me ne voglia, sono perlopiù riflessioni puerili sulla complessità del concetto di spazio infinito e sul bisogno, falsamente rassicurante, di immaginarmi chiuso in una scatola. Con lo sguardo perso nella Via Lattea sono combattuto da sentimenti contrastanti di attrazione e timore che finiscono immancabilmente per lasciarmi una velata sensazione di angoscia. Perché se l’Universo è infinito allora ci sarà sempre qualcosa di irraggiungibile, se invece ha una fine chi ha eretto quei confini? E che cosa c’è oltre? Per come la penso io Dio è solo una delle ipotesi. Quando abbasso lo sguardo sulla Terra la somma dei miei ragionamenti si riduce sempre alla banale constatazione di quanto sia piccolo e insignificante l’essere umano. Per farvi capire. Il 10 aprile di un paio di anni fa un gruppo di scienziati tostissimi ha diffuso con grande entusiasmo e soddisfazione la prima foto di un buco nero, Messier 87. Successo in campo scientifico e grandi pacche sulle spalle. Certo, perché il buco è lontano da noi 55 milioni di anni luce, vedi te se fosse ad un tiro di schioppo. La massa del mostro è grande 6,5 miliardi di volte quella del sole e il suo anello di fuoco è creato dalla deformazione dello spazio-tempo. La gravità al di là della superficie, l’orizzonte degli eventi, è così potente che qualsiasi cosa la attraversi, anche la luce, non ha più nessuna possibilità di uscirne. “Le porte dell’Inferno” come lo ha definito uno degli scienziati. E allora, come non sentirsi insignificanti di fronte alla manifestazione di cotanta potenza? Ma per quanto piccolo possa essere l’uomo rispetto all’imperscrutabilità dell’Universo, la storia ci mostra che c’è sempre qualcuno qui sulla Terra che cerca di rendere l’essere umano ancora più piccolo, togliendogli libertà, dignità e addirittura identità affibbiandogli un numero. L’ultima è di quel ragazzo che stava facendo una consegna ed è entrato in coma per causa di un incidente. Per aprire la pratica di infortunio alla fidanzata non è servito a molto fornire i documenti. L’Impresa esigeva l’id Rider. Per loro, senza codice, il ragazzo valeva ancora meno di quello che stava consegnando. Alla fine solo l’intervento ministeriale ha risolto rapidamente la situazione. Adesso, quando guardo le stelle, immagino di caricare su un razzo missile un po’ di gente e mandarla a 55 milioni di anni luce per farci raccontare cosa ci sia oltre l’orizzonte degli eventi.
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Foto di Norma Mortenson da Pexels