Radiofarmaci. L’evoluzione continua

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di Alberto Aiuto

Fin dalla preistoria l’umanità ha cercato di curarsi, ricorrendo a qualcosa che potesse alleviare le sue sofferenze. Siamo passati da rimedi naturali a medicamenti via via più complessi. Siamo partiti utilizzando sostanze appartenenti prima al mondo vegetale, per passare a quello animale e minerale; poi, con l’evoluzione della chimica, si è passati ai farmaci di sintesi. Oggi, grazie alle biotecnologie e all’ingegneria genetica, sono in arrivo farmaci sempre più mirati verso gli organi malati o addirittura capaci di curare i singoli pazienti e non patologie comuni a molti individui.

Si stima che in Italia, nel 2022, le nuove diagnosi di tutti i tumori siano state 390.700. I tumori solidi (mammella, colon-retto, polmone, prostata e vescica, pancreas, distretto testa-collo, ginecologici) sono i più frequenti. (Fonte: I Numeri del cancro in Italia, 2022 – Intermedia Editore). In pratica, ogni giorno il cancro colpisce mille persone, ma grazie a protocolli terapeutici sempre più efficaci sei pazienti su dieci sconfiggono la malattia. La chemioterapia, cioè il trattamento dei tumori con i farmaci, ha fatto grandi passi; le tecniche chirurgiche e radiologiche sono oggi assai perfezionate e sono in grado di contrastare efficacemente la malattia.

Radioterapia e radiofarmaci. 

La radioterapia sfrutta fasci di radiazioni ionizzanti o fasci di particelle ionizzanti per danneggiare il materiale genetico (DNA) delle cellule maligne, fondamentale per la replicazione cellulare e per la crescita del tumore; nel momento in cui questo viene danneggiato, le cellule tumorali non sono più in grado di riprodursi e vanno incontro a morte cellulare. Può essere utilizzata da sola, o in combinazione con altri trattamenti come la chemioterapia, l’immunoterapia o la chirurgia. Naturalmente, benché si cerchi di colpire solo le cellule malate, purtroppo, possono essere irradiate anche porzioni di cellule sane, quindi scatenare effetti collaterali, molto variabili a seconda del tipo di tumore trattato e del tipo di trattamento scelto e delle condizioni di salute generali del paziente. Per limitarli è possibile utilizzare in alcune forme tumorali molecole radiomarcate, i radiofarmaci.

I radiofarmaci sono molecole costituite da due componenti: una molecola con funzioni di trasporto e un atomo radioattivo. L’uno è indispensabile all’altro: il primo consente di veicolare il radionuclide specificamente nella sede di malattia, il secondo colpisce solo le cellule tumorali con cui vengono a contatto. Tutto questo a fronte di una esposizione radiologica contenuta. Quindi con effetti collaterali limitati. Negli anni sono stati usati prima lo Iodio131 per i tumori tiroidei, poi radiofarmaci per i linfomi, per i tumori neuroendocrini e osteotropi per il trattamento sintomatico delle metastasi ossee.

Radiofarmaci. L’evoluzione della specie.

La grande attesa è riposta sull’arrivo di una serie di nuovi farmaci destinati alle forme avanzate di quei tumori, ancora oggi considerati dei “big killer”. Il primo passo è rappresentato da un nuovo farmaco per il tumore della prostata, il più diffuso tumore maschile (40.500 nuovi casi all’anno in Italia), grazie al via libera già concesso dall’Agenzia europea dei medicinali al Lutezio-177 sviluppato da Novartis, per il quale si attende “solo” la valutazione sulla rimborsabilità da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco.

Insomma nel prossimo futuro avremo nuovi farmaci più selettivi, più efficaci e più tollerati. Il problema alle porte sarà dove potranno essere somministrati. Attualmente sono poco meno di 50 i reparti di medicina nucleare in cui è possibile somministrare una terapia con radiofarmaci. In altre parole, servono più medici nucleari per far decollare queste terapie. Le Regioni devono farsi trovare pronte, altrimenti vedremo crescere i numeri della migrazione sanitaria pure per accedere a questo tipo di trattamenti. Come per le auto elettriche: senza colonnine, il mercato non decolla. Non basterà mettere il cartello “Lavori in corso”.

Alberto Aiuto

Tempo di lettura: 2’40”

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