#postcoronavirus:
“La malattia presso gran parte dei popoli non occidentali non si presenta mai come un evento fortuito.
Essa è il segno di qualcosa d’altro cioè di un incrinarsi di un ben più profondo equilibrio che trascende l’individuo e che investe la società o il cosmo.
Per usare una felice espressione di Augé (1986) ” (…) fanno di ogni disordine biologico il sintomo di un disordine sociale”.
Pino Schirripa, antropologo, Cooperazione sanitaria e medicina tradizionale, da La Cura e il potere
#postcoronavirus: Disordine biologico e disordine sociale.
Il primo lo stiamo vivendo. Il secondo sta dando i sui primi segnali.
Sarà l’impatto economico di cui a breve si sentiranno gli effetti pesanti.
Non avevamo mai vissuto un mix così devastante.
E non avremmo mai immaginato di viverlo.
Eppure, eccoci qui.
Mascherine sul viso, guanti, gel di sanificazione.
Come in film di fantascienza.
Igiene, ambienti asettici e disinfettati, tutto per tenere lontano e uccidere il maledetto Covid, il virus con la corona che ci minaccia come il Re di un’orda barbarica.
Ha cambiato le nostre abitudini, il nostro look.
Prima di uscire di casa, oltre le chiavi della macchina e di casa, il soprabito e la borsa, ci serve il kit di protezione.
Come astronauti su Marte o in un mondo dopo una guerra nucleare, attrezzati e protetti, ci dobbiamo difendere dal nostro stesso pianeta.
Forse la Terra era stufa e ha reagito?
Ogni organismo si difende. Se minacciato o con le spalle al muro.
Gli animali, a differenza dell’uomo, quando uccidono lo fanno per fame e per difendersi.
Comunque reagiscono sempre e solo per sopravvivere.
Mai per pura crudeltà.
L’Homo Sapiens, che cosi Sapiens evidentemente non è, unica specie disposta ad uccidere creature o addirittura suoi simili per interesse, denaro, accumulo di risorse, addirittura per semplice odio, curiosità o addirittura hobby.
#postcoronavirus
Siamo l’unica specie capace di distruggere intere porzioni del suo stesso habitat.
Mari, fiumi, foreste, montagne.
La foresta Amazzonica, gli Oceani riempiti di plastica, i fiumi avvelenati con gli scarichi industriali persino circoli polari devastati alla ricerca di petrolio e risorse da tesaurizzare.
Con il pericolo di provocare altre catastrofi.
Soldi, profitto, interesse ma anche disuguaglianze sociali ed economiche e la loro ostentazione.
Magari via social con un bel post su Instagram o Facebook.
All’improvviso, un virus, un’entità minuscola, esplode – ancora non si sa bene come, forse sempre a causa dell’uomo forse no – e manda in poche settimane tutto in tilt.
Un laboratorio segreto, un pipistrello ? Forse entrambi.
Un medico cinese cerca di dare l’allarme ma prima viene arrestato, poi muore della malattia che aveva cercato di fermare.
Ma ormai la catastrofe era in corso.
Tanti ammalati, decine di migliaia di morti.
Le città ferme, tutti chiusi in casa, o quasi.
Tanti altri fuori ma a loro rischio e pericolo. Per garantire cure ai malati o servizi essenziali.
#postcoronavirus: Il mondo si è fermato.
Con conseguenze mai immaginate se non nelle fiction e nei film genere “catastrofi”.
Un blocco totale. Una crisi vissuta per la prima volta nella storia umana.
#postcoronavirus: Una crisi via web.
Internet che insieme alla televisione hanno informato, aggiornato, mostrato, spiegato o tentato di spiegare quello che sta succedendo.
E il propagarsi della pandemia in tutto il mondo.
Stravolgendolo.
Nuove parole e comportamenti sono entrati nelle nostre vite.
#postcoronavirus: Come gli #hashtag della crisi da virus
Quelli al seguito di quelli principali di #coronavirus e #covid19
L’hashtag o cancelletto è l’aggregatore tematico, che rende più facile trovare messaggi, post, articoli, su un tema o su un contenuto specifico.
I più utilizzati sono quelli legati alla quarantena imposta in molti Paesi, per isolare il virus
Come…
- #iorestoacasa in Italia
- #JerestealaMaison, Francia
- #quedateencasa, Spagna
- #stayathome, Usa e Gran Bretagna
E quelle legate al lavoro che ci ha visto abbandonare uffici ma anche alcune fabbriche e aziende e poi scuole e università.
In particolare…
- #smartworking
- #fuoriclasse
- #LaScuolaNonSiFerma
lI lockdown, “isolamento” o “blocco”, il protocollo d’emergenza che ha chiuso in casa milioni di persone
- #lockdown
- #isolamentosociale
Con tutte le sue conseguenze e i nuovi comportamenti che comporterà.
Internet, web, lavoro e studio tutto o in parte da remoto.
L’impossibilità ormai conclamata di vivere senza tecnologia.
Il dover essere necessariamente attrezzati tecnologicamente e connessi via web.
Il mondo intorno a noi sta assumendo un volto terribilmente nuovo.
Si parla di più biciclette e meno traffico.
C’è stato il crollo dell’uso delle auto private, dei voli aerei, degli spostamenti.
Oggi le autostrade sono deserte, solo camion per trasporti di alimenti e beni essenziali
I treni fermi, le stazioni desolate. Gli aeroporti deserti o quasi.
Un mondo vuoto. Anzi, svuotato.
#postcoronavirus
Ora si riparte. Si deve.
Questo blocco è insostenibile pena il collasso economico e finanziario.
I viaggi aerei costeranno di più ? Magari si useranno le navi.
Un’idea ? Da Southampton a New York ci vogliono 5 giorni di navigazione in Atlantico.
La cabina costa 100 euro a notte. Un viaggio più lungo. Un nuovo modo di viaggiare.
Con la cabina isolata. Senza la “calca” da nave da crociera. Magari istituiranno servizi da Genova, Napoli, Palermo, Venezia come nell’800.
Tutto sarà diverso. Alberghi, ristoranti, bar attrezzati per garantire distanza e privacy.
Pannelli, privé, il metro per misurare i contatti ed evitare che il virus si propaghi ancora.
E chissà cos’altro ?
Molto cambierà. Lo sappiamo.
Non sappiamo quanto o come ma è certo che non vivremo più come prima.
Nuove regole di convivenza, di comportamento che si imporranno fino a quando un vaccino non eliminerà il pericolo di un nuovo contagio.
Un pericolo che sta ancora lì, minaccioso, dietro l’angolo.
Stare tutti in casa è un blocco che non ci possiamo più permettere.
Il mondo riapre. Ma molte realtà purtroppo non sopravvivranno a questo nuovo corso.
Economiche, culturali, imprenditoriali.
#postcoronavirus: Inizia il post quarantena
Uscire di casa dopo settimane di lockdown sarà uno shock simile a quello che abbiamo vissuto quando ci siamo chiusi dentro nei giorni di, #iorestoacasa.
Quando con il tricolore guardavamo giù dai balconi.
Magari cantando per tirare su il morale.
Il disordine biologico l’abbiamo visto.
E’ stato quello vissuto negli ospedali e nelle case.
Tra infermieri e malati. Tra contagiati e morti. Zone rosse e quarantena.
I medici e i sanitari colpiti dal Virus mentre accudivano i malati.
Gli anziani morti soli nelle case di riposo. Tanti che se ne sono andati senza nemmeno un funerale.
La sofferenza di tanti. Troppi.
L’Italia, tra i primi paesi colpiti, l’ha vissuto sulla sua pelle.
Chi poteva ha continuato a lavorare da casa.
I ragazzi si sono abituati, con gli insegnanti, a studiare via web.
Mentre tanti morivano, tantissimi guarivano e ancora di più si attenevano alle regole del lockdown.
Altri continuavano a garantire che ci fossero farmaci, cibo, generi di prima necessità, persino giornali e notizie.
Intrattenimento in tv per farci trascorrere questa involontaria clausura. Cinema, teatro, musica.
In certi settori, c’è stata persino una incredibile accelerazione, per garantire a tutti i servizi essenziali magari in maniera diversa.
Persino l’ultimazione di grandi opere.
A Genova è stato realizzato l’ultimo tratto del ponte dell’Autostrada.
Col tricolore e gli operai con le mascherine.
In Nord Italia realizzati reparti mobili per le emergenze.
E attuati i controlli per mantenere sotto controllo il lockdown e gli spostamenti.
Sono stati ristrutturati e adattati ospedali, reparti di terapia intensiva.
Salvate tante vite.
Non è da tutti. Per certi versi siamo stati d’esempio.
Come cittadini, popolo, esseri umani.
C’è stato qualche momento di sconforto. Qualche diatriba da social.
Le polemiche sulle app, il 5G, il calcio chiuso, le mascherine.
I runner e gli integralisti della chiusura.
#postcoronavirus: Su internet le immancabili fake news “sparate” e smentite.
I complotti internazionali, l’invasione prima americana poi russa con la scusa del virus.
Sulle cure, le misure, le mascherine, gli spostamenti, i parenti e i congiunti.
Ormai tutti sono sul web.
Anche i meno attrezzati, quelli che non sanno distinguere tra una fonte qualificata e siti di “fesserie” e bufale un tanto al chilo.
Mentre i social hanno fatto il resto diffondendo di tutto.
Cercando di arginare il fenomeno che il web anziché migliorarlo lo inquina grazie a cybercriminali o decerebrati da tastiera.
Alti e bassi. Ci sta.
Forse la parte peggiore ha riguardato lo Stato.
Le diatribe tra Governo e Regioni, i ritardi nel fornire un supporto che altri paesi hanno avuto in pochi giorni e non in mesi.
Il costante tentativo di strumentalizzare la comunicazione politica persino in un momento così delicato.
La confusione nelle direttive e l’eterna tentazione italica di complicare tutto, con decine di pezzi di carta e bolli, nonostante l’era web social.
#postcoronavirus: Ma una cosa è certa: noi Italiani, non ci siamo arresi
Ora siamo alla #fase2 alla #ripresa.
E arriveranno le conseguenze di questo tsunami.
Al disagio biologico seguirà quello sociale.
Forse la parte più dura di questa storia.
Il disordine sociale sarà quello che andrà governato a livello mondiale come conseguenza del virus.
A livello economico, finanziario, produttivo, industriale.
Non sarà indolore. Né una passeggiata.
Il problema non sarà solo quello dei balneari e della distanza tra i lettini al mare.
O dei tavolini al ristorante.
Posti di lavoro, famiglie, un benessere che probabilmente non sarà più quello del passato.
Avremo problemi. Dovremo affrontare sfide e contrasti.
Sono già all’orizzonte.
Ma ci saranno cose nuove, anche positive.
L’occasione di darsi da fare, lo spazio per inventarsi e inventare, nuovi modi di lavorare, comunicare, produrre.
Ma ci sono tante cose che, speriamo, dovremo lasciarci alle spalle.
Perché obbligati da quello che è successo.
La logica del “tutto gratis” e del “low cost” a ribasso.
Lo sfruttamento indiscriminato di risorse ma anche di persone.
La delocalizzazione di aziende. L’inquinamento del territorio.
Le infiltrazioni di criminalità e corruzione.
Uno Stato e un fisco forte con i “deboli” e debole con i “forti”.
La politica urlata, propagandata, usata, sporcata persino, ma troppo spesso inattuata e mai realizzata in programmi compiuti e in grado di dare sviluppo, crescita e reali opportunità sociali ed economiche.
Certi “teatrini” da talk show tv, speriamo scompaiano per lasciare spazio a competenze e capacità.
Per sopravvivere il nostro Paese dovrà puntare sulle cose migliori che ha.
E non è detto che bastino.
Migliorare e accrescere
- creatività e eccellenze
- un territorio unico
- un patrimonio culturale immenso
- grandi tradizioni culturali
- bellezza e gusto
Vissuti in modo diverso. Con meno “massa”. Più qualità.
Puntare sui giovani e anche sui meno giovani, quelli a disposizione, i più preparati e dotati.
Onestà morale e intellettuale, lavoro, impegno e una visione diversa della società in cui vogliamo vivere. Meno furbi e più onesti. Non uno vale uno ma ognuno vale per quello che è, e può dare.
Se il ‘900 è stato vissuto nella ricerca di “pane e lavoro”, il post 2020 dovrà seguire quelli di crescita, sviluppo sostenibile, futuro condiviso.
Lontani da egoismi e nazionalismi superati dalla Storia.
Magari verso nuove frontiere come quella dello spazio.
Una dimensione nuova, planetaria in cui persino il concetto della sola Europa, dominata da banche e finanza, è anacronistico e insufficiente.
Siamo ancora nella tempesta ma la terra è in vista.
Se non apriremo l’otre di Ulisse, se non faremo uscire aria, magari “fritta” dalla politica, anziché fatti concreti e progetti adeguati, manterremo la rotta e torneremo a casa uscendo anche da questa Odissea.
Se invece perderemo la rotta, vagheremo ancora. Spinti dalla tempesta. Rigettati dalle onde.
Forse perdendo ancora tanti amici lungo la strada.
Impoverendoci e poi riemergendo ancora come abbiamo fatto in passato.
#postcoronavirus: Sopravviveremo perché siamo italiani, ne abbiamo viste tante.
Ma perderemmo l’unica cosa buona che questo virus bastardo e maledetto ci ha portato.
Trasformare il disagio biologico e sociale che siamo costretti a vivere, in un’epoca nuova, migliore perché frutto di un’esperienza terribile dalla quale abbiamo imparato a cambiare corso e diventare migliori.
Tempo di lettura: 2’50”
Foto tratta da: https://www.lindro.it/post-coronavirus-tra-le-molte-minacce-loccasione-per-cambiamenti-di-paradigma/