Una particolarità del Ramadan

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I cinque pilastri dell’Islam indicano gli obblighi fondamentali previsti dalla Sharìa;

insieme alla testimonianza di fede, alla preghiera canonica (cinque volte al giorno), alla elemosina rituale ed al pellegrinaggio alla Mecca, per ogni credente musulmano c’è anche la pratica del digiuno.

Questo digiuno deve essere praticato durante il mese denominato Ramadan,

il nono dei dodici mesi del calendario islamico, in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto.

A parte qualche differenza nell’applicazione del digiuno che ho potuto riscontrare personalmente nei vari Paesi islamici, in generale i musulmani si devono astenere non solo dal consumo di cibi e bevande ma anche dal fumare e dalla pratica di attività sessuali, da comportamenti peccaminosi, dalla menzogna, da azioni violente e ciò dall’alba al tramonto di ogni singolo giorno del mese di Ramadan.

Pertanto praticare il digiuno consiste in una grande prova per tutto il corpo e per la mente e implica importanti doti soprattutto caratteriali.

Immaginatevi, infatti, la forza di volontà necessaria per evitare di bere anche un solo bicchiere d’acqua, durante quelle giornate sudanesi, con temperature intorno ai 50 gradi, secche, polverose, aride, con il sole a picco sulla testa.

Un autentico supplizio.

Ma qui c’è da sottolineare una piccola curiosità: sappiamo che nel calendario islamico, lunare, l’anno viene suddiviso in 12 mesi per un totale di 354 giorni; ciò significa che, se in un determinato anno il calendario islamico e quello gregoriano (di 365 giorni) dovessero iniziare contemporaneamente, già l’anno successivo l’anno islamico inizierà 11 giorni prima dell’altro; la conseguenza immediata sta nel fatto che, ogni anno, ciascun mese del calendario islamico (compreso il mese di Ramadan) scivola indietro appunto di 11 giorni attraversando così, di anno in anno, anche tutte le stagioni.

Il credente musulmano si troverà pertanto a praticare il digiuno nei mesi estivi (cosa senza dubbio durissima) ma anche in quelli invernali.

Un ciclo intero dura 365/11, cioè circa 32 anni.

Da questa breve spiegazione si può capire meglio il detto: “fortunato il credente che praticherà il Ramadan d’inverno almeno due volte nella vita”.

Mudir

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