In passato (e probabilmente anche ora) gli infettivologi andavano periodicamente negli ospedali del Terzo Mondo con il duplice obiettivo di curare i nativi e di toccare con mano patologie infettive che, grazie all’arrivo di nuovi farmaci, avevano studiato solo sui libri.
Un professore, in partenza per il Sud America, mi chiese di avere in regalo 200 fiale di penicillina, impiegata prevalentemente nella profilassi dell’endocardite batterica; alla mia offerta di fornirgli antibiotici ad ampio spettro più efficaci, rispose che in pazienti mai trattati con antibiotici, la penicillina faceva miracoli e solo il cattivo uso che ne facevamo aveva reso necessario lo sviluppo di molecole sempre più potenti.
In pratica i responsabili del fenomeno dell’antibiotico resistenza eravamo noi, intesi come società dei consumi.
Gli antibiotici servono per curare le infezioni batteriche.
L’antibiotico resistenza è il fenomeno darwiniano per cui i batteri diventano resistenti a questi farmaci, cioè non rispondono più alla loro azione.
Un problema molto grave, che potrebbe aver causato 4,95 milioni di morti nel 2019 ed entro il 2050 potrebbe portare a 10 milioni di morti a livello globale.
Di fatto le infezioni da batteri resistenti sono più letali di patologie come l’AIDS, responsabile nel 2019 di 680.000 morti.
Il fenomeno ha diverse cause.
Un ruolo importante è dovuto all’abuso o all’uso non appropriato degli antibiotici e i paesi a reddito medio-basso hanno un consumo più elevato di antibiotici e antimicrobici rispetto ai paesi ad alto reddito.
Gli antibiotici sono spesso prescritti in modo eccessivo da operatori sanitari e usati male dai pazienti; e anche la possibilità di acquistarli senza prescrizione medica sta contribuendo alla diffusione del problema.
Inoltre ci sono anche molti comportamenti igienici scorretti, come:
- l’insufficiente lavaggio delle mani (non dimentichiamo che la mortalità causata dalla febbre puerperale fu azzerata quando gli ostetrici cominciarono a lavarsi le mani),
- la scarsa igiene alimentare e
- la non completa adesione alle campagne vaccinali.
Antibiotico-resistenza. Come intervenire
Per arginare l’antibiotico resistenza è necessario intervenire a tutti i livelli: politico, sanitario e individuale.
Da un lato le autorità governative devono continuare con l’impegno di sviluppare politiche che riducano il fenomeno dell’abuso di antibiotici e regolamentare lo smaltimento appropriati dei medicinali; dall’altro gli operatori sanitari devono prescrivere e dispensare antibiotici solo quando necessario, spiegare ai pazienti come assumere correttamente gli antibiotici, che cos’è la resistenza agli antibiotici e i pericoli di un uso improprio, parlare della prevenzione delle infezioni (tramite vaccinazione, lavaggio delle mani, sesso più sicuro e copertura del naso e della bocca quando si starnutisce).
Infine è fondamentale che anche i singoli cittadini, nel loro piccolo, modifichino i propri comportamenti: gli antibiotici vanno utilizzati solo se prescritti dal medico, rispettando gli orari di somministrazione; la cura antibiotica non va interrotta mai prima del termine, anche se i sintomi migliorano; non vanno usati gli antibiotici avanzati né condivisi; bisogna inoltre lavarsi le mani frequentemente, vaccinarsi (sì!) contro le infezioni virali quali influenza e Covid, perché queste infezioni aprono la porta alle infezioni causate dai “superbatteri”. Infine bisogna evitare che gli antibiotici (ed i farmaci in generale) vengano smaltiti correttamente, per evitare che arrivino, attraverso gli scarichi, a contaminare le acque e la Terra che ci nutre con i suoi frutti.
Il rischio è di tornare “all’epoca pre-antibiotica”, quando infezioni, anche banali, potevano causare la morte dei pazienti.
Per affrontare questa minaccia tutti (pazienti, medici, infermieri, farmacisti, veterinari, agricoltori, cittadini e politici) possiamo fare la nostra parte.
Infatti, anche se arriveranno nuovi farmaci, senza un cambiamento dei comportamenti, la resistenza agli antibiotici rimarrà una grave minaccia.
È dunque necessario un cambio di rotta rispetto alla prescrizione e all’utilizzo degli antibiotici. Subito.
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