E facciamo festa

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di Gaetano Buompane

Il lavoro può essere fatto bene, oppure fatto male. C’è persino chi lo fa a metà. Poi lo lascia così com’è e tanti saluti. Chissà se mai tornerà a finire il lavoro che aveva iniziato.

C’è chi ha tanto di quel lavoro che forse se ne riparla il mese prossimo, c’è chi gira il mondo per lavoro, chi non si ferma mai un istante perché il lavoro è la sua vita. Chi è stressato per il troppo lavoro e chi è disperato perché lavora troppo poco.

C’è chi senza lavorare morirebbe e, purtroppo, c’è anche chi è morto lavorando. Credo, invece, di non aver mai sentito qualcuno che darebbe la vita per ottenere un posto di lavoro. Una volta assunto farebbe giusto in tempo a firmare il contratto.

Sicuramente c’è chi preferirebbe morire pur di non lavorare, chi fugge dal lavoro a gambe levate e chi di lavorare proprio non ha nessuna voglia.

C’è chi il lavoro se lo può pure scordare e chi al mattino, per un motivo o per un altro, farebbe di tutto per non andare a lavorare.

C’è chi ha lavorato tutta una vita, chi ha fatto mille lavori, chi adesso ha la schiena spezzata ma ha la pensione piuttosto misera ed è impossibile arrivare alla fine del mese.

C’è chi non ha mai lavorato in vita sua ma guadagna più di cento lavoratori. C’è chi ama il proprio lavoro e c’è chi lo ha sempre odiato, ma non ha mai trovato il coraggio di lasciarlo. Chi, maledizione, non può farne a meno e chi, a malincuore, non può continuare a fare il lavoro che ha sempre fatto.

Ci sono quelli che per moda o necessità lasciano il proprio lavoro in diretta streaming, chi è costretto ad abbandonarlo perché l’ambiente di lavoro è diventato tossico e chi il lavoro l’ha perso e se non è fortunato non lo ritrova più.

C’è chi, invece, un altro lavoro lo trova sempre, chi è felice come una pasqua perché è il suo primo giorno di lavoro, anche se con un contratto a prestazione occasionale e chi va a lavorare per l’ultima volta, ma l’altro lavoretto continuerà a farlo perché c’è da mantenere il figlio all’università.

C’è chi ha sempre lavorato in nero e non sa dire se è un vero lavoratore, chi sfrutta il lavoro altrui e non se ne farà mai una colpa e chi accetta qualsiasi cosa perché si deve pur lavorare per vivere.

Ci sono quelli che si sono inventati un lavoro, quelli che lo insegnano e quelli che col proprio lavoro hanno ispirato il lavoro di tanti altri. Ci sono i lavoratori modello, quelli da cui prendere esempio.

Esistono uomini che hanno cambiato il mondo col loro lavoro e ci sono lavori che hanno rivoluzionato la vita degli uomini.

Lavori disumani, lavori da schiavi, lavori che sembrano lavori, ma che non lo sono affatto.

Ci sono lavori che finiscono e lavori che non finiscono mai, lavori seri e lavori che fanno ridere, lavori necessari e lavori che, a guardare bene, non sono serviti a niente.

Ci sono i lavori più antichi del mondo e i lavori che da ora in poi faranno solo le macchine.

Esistono posti dove il lavoro è un miraggio, posti dove di lavoro ce n’è tanto, ma che nessuno vuole fare. Posti pieni di fannulloni, dove invece di lavorare si discute senza fine di come si dovrebbe meglio lavorare. Posti dove ci si limita a timbrare il cartellino.

Ci sono lavori che sembra incredibile che esistano, lavori delicati, di precisione. Ci sono lavori che non esisterebbero se non ci fossero altri lavori e ci sono lavori che solo pochi uomini al mondo sanno fare, o hanno il coraggio di accettare.

E infine ci siamo noi con le nostre vite e la voglia, o meno, di festeggiare.

Gaetano Buompane

Tempo di lettura: 1’20”

Foto da Pixabay

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