Il dolore i suoi effetti e la terapia per combatterlo

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E’ difficile spiegare il dolore quando non lo provi.

Parlo del dolore fisico. Quello che ti paralizza, che va direttamente al cervello come una scossa elettrica, un impulso violento e brutale che annebbia tutto spandendosi come una scossa.

C’è quello martellante che pulsa e batte, quello leggero ma fastidioso che non va via senza un aiuto chimico, quello violento immediato come un lampo, quello costante e cronico che va gestito quotidianamente .

Un malato terminale grida “morfina morfina”

come chiedesse acqua da bere, uno meno grave resiste e aspetta che l’antidolorifico faccia effetto come una benedizione, chi ha un dolore passeggero va in farmacia e prende una pasticca.

Il dolore lo proviamo tutti nella vita e per fortuna lo dimentichiamo in fretta salvo poi ritrovarlo li così com’era quando l’avevamo incontrato la prima volta.

Se non fosse che fa così male potremmo definirlo un amico fedele che ci fa visita quando qualcosa non va e ci avvisa, ci mette in guardia.

Da secoli la medicina cerca di combatterlo e la scienza studia sostanze per lenirlo e allontanarlo oltre a individuare ciò che lo provoca. Gli antichi egizi usavano l’oppio, i cinesi l’agopuntura, gli Incas le foglie di coca.

Ippocrate, Polibio, Galeno furono medici antichi che lo studiarono cercando di classificarlo. Le piante, hanno fornito o forniscono ancora le basi della moderna farmacologia. Alcool, etere, oppio, morfina, fino ai moderni anti infiammatori di origine non steroidea i cosiddetti FANS da sempre si studia come attenuare ed eliminare quel disagio che gli Assiri attribuirono per primi a degli spiriti maligni che entravano in corpo.

Le guerre contribuirono a modo loro, avviando la ricerca del modo di alleviare le sofferenze dei feriti e l’agonia dei moribondi.

La nostra società combatte il dolore in tutti i modi basta guardare le pubblicità in tv,  dal mal di testa, ai dolori muscolari alle gengive infiammare.

Eppure la scienza che studia il dolore è relativamente giovane e non è stata inventata nemmeno da un medico.

John Bonica era un wrestler e anestesista italo americano di origini siciliane.

Fu lui a fondare la moderna terapia del dolore anche per combattere quelli che lui provava come postumi della sua attività sportiva.

A causa di numerose lesioni e affetto da artrite traumatica dolorosa subì 18 interventi.

Nel frattempo iniziò a studiare come combattere il dolore pubblicando nel 1953  un libro di oltre 1500 pagine dal titolo Il Trattamento del Dolore”, considerato la Bibbia della diagnosi e della terapia del dolore.

Dai suoi studi è nata la moderna algologia, o terapia antalgica, detta ufficialmente terapia del dolore o medicina del dolore, l’approccio terapeutico e scientifico che tratta il dolore i suoi effetti e come combatterlo.

Oggi i principali ospedali dispongono di unità specializzate mentre sul fronte farmacologico la ricerca continua a studiare nuove sostanze antidolorifiche.

Purtroppo non sono promossi come dovrebbero non si sa bene per quale tabù sociale.

Cambiano anche le sostanze terapeutiche.

Persino la tanto contestata cannabis sta lentamente entrando nei prontuari dei medici rischiando di essere legalizzata non tanto per uso personale quanto per quello medico.

Di certo c’è che chi soffre non vuole soffrire e la medicina ufficiale se ne sta rendendo sempre più seriamente conto.

Il dolore rende una persona inabile fisicamente bloccandola letteralmente  da un punto di vista fisico e annullandone la volontà dal punto di vista psicologico ed emotivo.

Se parliamo di soggetti in cura per malattie gravi il dolore diventa un male nel male. Un chirurgo dei tempi della Restaurazione francese affermava:

Il dolore uccide come l’emorragia. Aveva ragione.

Più i medici diverranno sensibili a questo tema più la medicina tornerà ad essere umana una caratteristica che qualche volta, tra statistiche e cure di massa e casi per fortuna sporadici di incuria e mala sanità, sembra essere tragicamente perduta.

Claudio Razeto

Tempo di lettura: 2’00”

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