Il Paese delle mani sul…

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di Gaetano Buompane

L’altro giorno, non so come e quale strada io abbia percorso, sono capitato in un posto dove per salutarsi si toccano il sedere. Non è che sia una cosa folkloristica, che si faccia in un dato periodo dell’anno, per una festa o una ricorrenza. No. Per loro è normale, molto di più che stringersi la mano o avvicinarsi con la guancia destra e sinistra e fare il rumore del bacetto con le labbra.

Anzi, questi saluti in particolare sono considerati sconvenienti e offensivi, poco sinceri ed effimeri. Sono tollerati solo nelle rare occasioni di incontri ufficiali con importanti personalità di altri luoghi.

Certo, anche loro per causa della pandemia e del distanziamento sociale hanno dovuto trovare dei modi alternativi per salutarsi e reprimere quella voglia innata di allungare la mano, ma adesso che le cose sembrano migliorare e le persone stanno tornando a frequentarsi sempre di più, le sfregatine sulle natiche, le pacche e le palpate stanno nuovamente riavvicinando questo popolo che fa della schiettezza il suo punto di maggior orgoglio.

Non c’è distinzione di sesso, razza o di età, tutti per salutarsi toccano il deretano dell’altro.

Ma non chiamatela mano morta, per l’amor di Dio! La mano è viva, e più è viva e più si comunica desiderio e felicità nell’incontrare quella data persona. Fino alla massima esibizione di euforia che si manifesta con l’abbraccio e le due mani a stringere forte sulle natiche dell’altro.

Il saluto formale, al contrario, avviene con una leggera e fugace strusciata: in un incontro di lavoro, ad esempio, o quando si saluta rispettosamente una persona anziana.

La pacca più energica è usata tra amici di vecchia data o tra coetanei, mentre la palpata gustosa e insistita rafforza un sentimento di grande nostalgia per qualcuno che non si vedeva da tempo o il desiderio, con una persona che invece si è incontrata per la prima volta, di approfondire presto la sua conoscenza.

“Il saluto con la mano sul sedere” mi dice la segretaria alle relazioni col pubblico dopo avermi dato una decisa pacca sulla mela destra “è un gesto culturalmente condiviso e riconosciuto ormai da secoli, che caratterizza l’importanza della sincerità nella nostra società civile e nei rapporti umani. In fin dei conti è difficile palpare la natica di una persona che non ti interessa o che ti sta antipatica”.

Se in Giappone l’invasione della sfera privata non è accettata di buon grado e il toccarsi, abbracciarsi, anche solo sfiorarsi in pubblico è culturalmente inopportuno, qui, al contrario, non toccarsi il sedere sarebbe sinonimo di scortesia, “perché è proprio da come si tocca il sedere altrui che si comunicano i nostri reali sentimenti, le nostre reali emozioni e quindi le nostre vere e sincere intenzioni”. Insomma, offrire il fondoschiena alle palpate, anche inaspettate e improvvise, metterebbe al riparo da situazioni indesiderate.

Anche per questo di fondamentale importanza è la risposta al nostro saluto: occorre cioè saper interpretare il saluto altrui e accettarne di buon grado il significato. L’alto senso civico di questo popolo, il loro spiccato grado di civiltà raggiunto, sta proprio in tale aspetto del comportamento sociale.

Perché se a prima vista questo modo di salutare possa sembrare osceno e volgare, trova proprio nella sua schiettezza e sincerità il suo punto di forza. Se ad una palpata incisiva si ha come risposta una leggera e timida pacchetta allora è evidente, chiaro e senza ombra di dubbi che tra i due individui non ci sia sintonia. Certamente è meno equivocabile di mille giri di parole e non dà adito a momenti di imbarazzo o perdite di tempo.

Prima di andarmene mi è stato presentato un caso che ha creato molto scalpore nell’opinione pubblica e ha tenuto vivi i dibattiti per lungo tempo.

Un uomo è stato sorpreso a salutare una donna usando una protesi di silicone. La donna lo ha denunciato per danni morali, asserendo che quella mano finta ha minato le sue sicurezze, attaccato i valori in cui ha sempre creduto come cittadina irreprensibile e che da quel giorno non è più riuscita a dormire sonni tranquilli.

L’uomo, che si è dichiarato contrario al mettere le mani sul sedere, in qualsiasi occasione, luogo, e su qualsiasi persona, giudicandola una pratica invasiva, è stato obbligato a pagare una multa salata e a frequentare un corso di riabilitazione psichiatrica.

Paese che vai, usanza che trovi.

 

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Foto da Pixabay