Si dice: ”mettersi nei panni di qualcuno” o anche “calzare le scarpe di qualcuno” per indicare lo sforzo necessario per comprendere ciò che un’altra persona sia capace di provare in una determinata situazione.
Spesso mi immergo a pensare alle pressioni subite dagli emigranti che, molti anni fa, dovevano uscire dalle loro miserevoli condizioni solo saltando a piè pari nell’ignoto;
senza alcuna sicurezza sulla possibilità di trovare un qualunque lavoro, senza alcuna ancora di salvezza se non confidando sulla propria volontà e sulla propria forza morale;
partivano verso il giorno successivo essendo certi che quello era l’unico modo per non morire e per non far morire la propria famiglia.
Speravano di guadagnare quel tanto per sopravvivere, il più delle volte, convinti di dover respirare polvere di carbone e fumo all’interno di anguste miniere prive di luce naturale e dove l’unico sollievo consisteva nella speranza di inviare qualche spicciolo al proprio paese.
Una cosa era certissima: non avrebbero visto la moglie e i figli per lungo tempo;
L’unico flebile legame la possibilità di inviare una lettera spesso scritta da qualcun altro che il più delle volte descriveva situazioni ormai superate giacché sarebbe arrivata troppo tempo dopo.
Avrebbero barattato la sussistenza con la perdita delle piccole grandi gioie familiari come può essere la sola presenza di un genitore nella quotidianità del figlio.
Una situazione oggi definibile preistoria.
Oggi viviamo in un’era in cui addirittura si vuole cercare di superare concettualmente il limite del tele trasporto.
Viaggiare dappertutto è diventato facilissimo perché è lo stesso spazio che viene inviato, o meglio, è l’immagine dello spazio che viene inviata mediante il web.
Oggi possiamo trovarci in qualunque momento e costantemente in Paesi lontanissimi, in Paesi dove magari esiste qualche affetto e possiamo vivere quegli stessi affetti secondo la nostra libertà e secondo i nostri principi; le persone care possono essere vissute come un padre farebbe con i propri figli quando vivono nello stesso posto.
Si può vedere crescere una bambina e seguirla negli studi e nelle prime scelte;
Si può anche tentare di trovare insieme la soluzione ai suoi dubbi; si può godere del suo sorriso e della sua ironia.
Non è la realtà ma nelle situazioni di forzata lontananza è un aiuto fondamentale, uno strumento di spessore strabiliante.
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