Le nostre mascherine 

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di Simone Buffa

Le nostre Mascherine:

“Fa come il Mandaloriano: non togliere mai la maschera in pubblico”.

This is the Way.

Volendo parafrasare un meme che circola in questi giorni in rete per sensibilizzare la gente all’uso della mascherina.

La mascherina, maschera dei nostri giorni.

È da ormai quasi un anno diventata uno strumento di uso comune, nel quotidiano gesto di indossarla prima di uscire da casa.

This is the Way.

In Italia come in tutto il mondo. O quasi.

La mascherina, necessaria e obbligatoria, amata e detestata, benedetta e rinnegata.

Sembra incredibile, eppure a distanza di quasi un anno dall’inizio dell’emergenza Covid c’è ancora bisogno di far qualcosa per far pendere l’ago dell’opinione pubblica verso la sola direzione della bilancia che possa fare la differenza in questi tempi.

Ed è necessario farlo sotto la spinta motrice del buonsenso civico.

Il Mandalorian, personaggio dell’universo Star Wars sulla bocca di tutti con il lancio delle nuove puntate su Disney Plus.

Complice il dolcissimo Grogu del successo della serie, il personaggio del Mandalorian è ormai entrato di prepotenza nell’immaginario di tutti.

Al momento in cui scrivo la seconda stagione è in corso. Quando leggerete questo articolo, saranno già uscite tutte le puntate. Quindi non spoilerate!!

Ahem, dicevo… ah, già, il Mandalorian.

Non toglie mai il casco in presenza di esseri viventi. Certo, lui lo fa per ragione ben diverse dalla pandemia del nostro odiato virus. Per lui è più una tradizione del suo popolo, una questione di onore.

Ma con questo abbiamo capito che può esistere anche più di una buona ragione per indossare una maschera.

Qualcuno un po’ più timido dice di aver trovato un nuovo modo per acquisire quel pizzico di coraggio in più nel parlare in pubblico, per esempio.

Quel qualcuno sono io.

Lo ammetto.

La mascherina copre parte del volto e, non so per quale astruso percorso mentale, in qualche maniera mi fa sentire meno esposto. Più sicuro in me stesso.

Chissà se vale lo stesso per altri timidi in ascolto. Lasciatemi un commento, sono curioso.

Ho pensato alla Maschera con la M maiuscola e al ruolo che ricopre nel Teatro.

Con la T maiuscola.

Nella Commedia dell’Arte la maschera è essa stessa l’essenza del personaggio.

Dal naso all’insù o all’ingiù, intere o parziali, cornute o baffute.

La maschera detta la movenza e la movenza genera la voce.

Basta indossare, che ne so’, la maschera di Pulcinella ed immediatamente il passo diventa goffo, il profilo scanzonato, il fare un po’ losco, la voce assai stridula.

Intenta com’è a dare suono a battute l’una di seguito all’altra, immerse di popolare, tinte di volgarità.

E decisamente bello da vedere.

Beh, non è esattamente così semplice. Mica basta indossarla e basta.

Ho conosciuto attori che studiano Commedia dell’Arte e vi garantisco che c’è dietro un lavoro inimmaginabile per giungere a quei livelli di bravura mimica e vocale.

Ma è senz’altro vero che la maschera è una trasformazione.

Certo, sarebbe bello avere quel tipo di mascherina che ci trasformi in Mandalorian.

Ma a dire il vero molti lamentano che la maschera nasconda e basta. Vero.

Eppure si vedono in giro mascherine di tutti i tipi. Le classiche azzurre.

I più attenti comprano anche le ffp2.

Mascherine colorate, personalizzate, di marca o fatte in casa.

Forse tra tanto tempo, quando questo incubo ce lo saremo lasciati alle spalle, a qualcuno salterà pure in mente di farne una raccolta fotografica.

Lo venderanno da Feltrinelli, la gente se lo regalerà a Natale.

Le foto di gente in mascherina più bizzarre, le più originali.

Qualcuno dirà ancora che abbiamo nascosto un po’ troppo noi stessi dietro quelle mascherine.

Ma a me piace pensare che, sotto sotto, ognuno di noi -anche solo per una volta- sognasse di diventare per qualche istante il proprio supereroe dei fumetti o del cinema preferito.

O, perché no, un temibile ninja.

Solo che, con ogni probabilità, non ci va di ammetterlo.

Senz’altro la mascherina sarà l’elemento che più rappresenterà quest’epoca in quelle che saranno le immagini di un remoto 2020. Tra cinquant’anni, magari, un giorno, chissà.

Infine, in tema di maschere, è d’obbligo approdare -in gran finale- al meridiano zero del Teatro. Pirandello.

Un po’ scontato, lo so. Perdonatemelo.

Ma vale la pena arrendersi alla conclusione che, volenti o nolenti, nella banalità della vita, com’è ormai diventata di questi tempi, ci svegliamo al mattino con una maschera già addosso.

“C’è una maschera per la famiglia,

una per la società,

una per il lavoro.

E quando stai solo, resti nessuno.”

(Luigi Pirandello. Uno, nessuno e centomila )

Simone Buffa

Tempo di lettura: 1.20’’

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