La vita non è immutabile, così come non lo è l’uomo, che assiste a continui cambiamenti nella propria vita, protagonista cosciente o inconsapevole
Nella differenza tra i due approcci sta il grado di evoluzione o di regressione in ciascuno di noi.
Se dovessi consigliare un libro che presenta una decisa evoluzione nel modo di intendere gli eventi quotidiani, la scelta cadrebbe su:
“L’effetto composto” di Darren Hardy.
Secondo l’autore americano l’intepretazione dell’effetto di gesti abitudinari della nostra vita, apparentemente insignificanti e privi di conseguenze nell’immediato, risultano invece determinanti nel definire la rotta che abbiamo impresso alla nostra vita e delle conseguenze che ne conseguiranno da qui ai prossimi dieci anni.
L’effetto composto del titolo sta proprio nella summa di queste azioni nel lungo periodo.
Se avessimo un infarto dovuto all’otturazione delle nostre coronarie dopo aver mangiato un solo panino in un fast food cambieremmo immediatamente le nostre abitudini alimentari.
Qualora la mancata telefonata ad un possibile nuovo cliente causasse l’immediata bancarotta della nostra attività, di certo la faremmo
Se dopo aver fumato la prima sigaretta avessimo una pelle che dimostra dieci anni in più, accompagnata da un tumore ai polmoni, non ci sarebbe un miglior incentivo a smettere seduta stante.
Scioccante, vero?
Per fortuna c’è il risvolto positivo della questione: così come bastano minime azioni per compromettere il nostro futuro, allo stesso tempo sono possibili minimi cambiamenti quotidiani per imprimere una svolta completamente diversa nella nostra vita.
Se il nostro obiettivo è perdere peso, possiamo ridurre il numero di cibo spazzatura che assumiamo: una collega dell’autore aveva provato varie volte a perdere peso, senza successo:
Darren Hardy le chiese di camminare intorno agli isolati di casa sua per un chilometro, ripetendo questa routine per tre volte in tre settimane, poi tre volte ogni due settimane, quindi tre volte alla settimana ed infine cominciare un blando ritmo di corsa, avendo la cautela di interromperla nel momento in cui non si trovasse più a suo agio nell’esercizio.
Nell’arco di sei mesi la donna ha cominciato a correre dieci chilometri senza fatica; cosa sarebbe successo se le fosse stato chiesto di correre una maratona dopo una settimana?
Come si vede la legge dell’effetto composto funziona sempre, se correttamente applicata. Certo, occorre un fattore irrinunciabile in questa equazione:
Una forte motivazione che travalichi i confini della semplice forza di volontà.
Le premesse e le implicazioni di questo argomento sono tali che saranno trattate in un nuovo articolo.
Alex F. Romeo
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