La matita rosso e blu ha lasciato un segno indelebile nelle esperienze educative di molti di noi.
Chi di noi non ricorda una certa apprensione quelle linee rosse e blu tracciate sui nostri compiti che rappresentavano più di una valutazione, erano un mix di emozioni che oscillavano tra paura e senso di giustizia.
Alcuni di noi si sentivano scoraggiati e demotivati, pensando di non essere all’altezza o di non aver studiato abbastanza.
Altri, invece, prendevano quelle correzioni come una sfida da superare, un’opportunità per imparare dagli errori e migliorarsi.
In ogni caso, le matite rosso e blu rappresentavano un momento cruciale di confronto con il proprio lavoro e con le proprie capacità.
E alla fine, anche se poteva essere doloroso all’inizio, quel processo di correzione ci aiutava a crescere e a diventare sempre più consapevoli dei nostri punti deboli e delle nostre potenzialità.
In realtà, gli errori sono gli inevitabili sottoprodotti della nostra natura imperfetta.
Anche se ci rifiutiamo di accettarli, ne facciamo in continuazione, senza pensare che, gli errori offrono informazioni preziose sulle nostre capacità, sui nostri limiti e sul mondo che ci circonda, guidando la nostra crescita.
Nel corso della storia, gli errori sono stati la forza trainante del progresso: senza le sviste, gli inciampi e i tranelli dell’imprevisto, l’umanità non si sarebbe evoluta e non sarebbe neanche esistita.
Vi siete mai chiesti dove saremmo a quest’ora se gli errori non esistessero?
Dio creò Adamo senza pensare di dargli una compagna, quindi sbagliando; poi creò dalla sua costola Eva, che porterà Adamo a fare l’unico errore possibile nel giardino dell’Eden: cogliere la mela.
Ma quel gesto creò la possibilità di vivere sulla Terra.
Cosa sarebbe successo se l’elica impazzita del Dna non avesse agganciato, di tanto in tanto, la proteina sbagliata? se Dante, il peccatore errante, non avesse smarrito la “diretta via”? se Colombo fosse davvero sbarcato nelle Indie, invece di scoprire l’America.
E pensate a quanti farmaci sono stati scoperti per caso o per errore: ad esempio il Viagra è stato studiato prima come vasodilatatore nei casi di occlusione ventricolare, poi come trattamento per i malati di infarto.
Il suo potenziale si è realizzato solo quando i pazienti sulle barelle testati prima della commercializzazione avevano qualcosa in comune… e così, grazie a un errore, molte persone ora possono godersi notti appassionate (no, non sto parlando delle emorroidi).
Errori e crescita personale nel viaggio della nostra vita
Commettere errori è normale e vivere significa sbagliare in continuazione.
Inoltre, gli errori, gli sbagli, le imperfezioni, ci rendono diversi e ci impediscono di essere tutti uguali.
Sono come i fastidiosi pop-up pubblicitari della vita: possiamo provare a bloccarli, ma trovano sempre il modo di intrufolarsi, anche in situazioni serie, come nel campo medico, nella tecnologia e nell’ingegneria.
Inviare un’e-mail al destinatario sbagliato può causare grossi grattacapi; un infermiere confonde le cartelle cliniche di due pazienti, portando a una diagnosi errata.
Anche se commettere errori è un fatto della vita, esistono modi per ridurne la frequenza. Una strategia chiave è utilizzare misure di controllo della qualità.
Impostando controlli ed equilibri nei processi, è possibile individuare e correggere gli errori prima che diventino gravi.
Ad esempio, prima di un intervento chirurgico, nel tragitto tra la corsia alla camera operatorio, al paziente viene chiesta numerose volte conferma del perché è necessaria l’opera del chirurgo ( … come è stato individuato il calcolo renale? … dov’è il calcolo renale da rimuovere? … quale rene deve essere operato? …. etc).
Un altro passaggio cruciale è la formazione e l’aggiornamento continuo.
Fornire ai dipendenti opportunità di apprendimento continuo non solo mantiene le loro competenze affinate, ma li aiuta anche a rimanere aggiornati sulle migliori pratiche, riducendo in definitiva la probabilità di errori.
Erro, ergo sum
Nel quadro generale delle cose, anche se gli errori possono essere frustranti, essi offrono anche preziose lezioni e opportunità di crescita.
Sono trampolini di lancio cruciali verso il progresso e l’auto-miglioramento.
Ci vuole una certa fantasia per immaginare un mondo che si possa creare attraverso l’elaborazione dell’errore.
D’altronde tutti insegnano a tutti come diventare vincitori, ma che dire di chi fatica ad avere successo?
Si sentono persi perché nessuno insegna come diventare perdenti.
Gli insegnanti (e i preti, soprattutto!) spesso pensano di sapere tutto e quindi tradizionalmente, quasi che le teste degli scolari (o dei fedeli) siano vasi vuoti in cui riversare la loro conoscenza.
Distribuiscono contenuti preconfezionati, rendendo l’apprendimento più difficile.
Commettere errori può avere un grande impatto su come ci sentiamo.
Quando sbagliamo, sentiamo una vocina che continua a sussurrare: e se fallisci?
Questa paura può impedirci di correre rischi e provare cose nuove, intrappolandoci in un ciclo di insicurezza.
È facile lasciarsi prendere dal senso di senso di colpa e vergogna. Ci rimproveriamo su cosa avremmo potuto fare diversamente, su come avremmo potuto evitare l’errore.
Ma soffermarsi su questi sentimenti non fa altro che appesantirci, rendendo più difficile andare avanti.
Michael Jordan ha sempre giustificato la sua gloria con una ricetta semplice: “Ho sbagliato così tante volte nella mia carriera, che alla fine ho vinto tutto”.
Gli errori: trampolino di lancio del miglioramento individuale
Errare è umano, perseverare nel nascondere questo concetto è semplicemente diabolico.
Eppure non ci vuole molto per capire che gli errori possono insegnarci lezioni preziose, sia buone che cattive.
In un mondo che spesso glorifica la perfezione, c’è bellezza nell’abbracciare l’imperfezione e nel riconoscere il ruolo degli errori nel processo creativo.
Celebrare l’unicità e la creatività che nascono dagli errori può promuovere una cultura di innovazione e apertura.
Accettando che gli errori sono una parte naturale della crescita e del progresso, possiamo creare uno spazio in cui fioriscono nuove idee e dove l’inatteso può portare a risultati notevoli.
Mentre affrontiamo le complessità della vita, non dimentichiamo il ruolo cruciale degli errori.
Accettare le imperfezioni intrinseche dei nostri sforzi può portarci alla saggezza, alla creatività e al successo.
Riconoscendo e imparando dai nostri errori, apriamo la strada alla crescita personale, all’innovazione e a una comprensione più profonda di noi stessi e del mondo.
Celebriamo la bellezza degli errori e usiamoli come trampolini di lancio verso un futuro più luminoso e illuminato.
In conclusione, riconoscere e valorizzare l’importanza degli errori non è un segno di debolezza, ma piuttosto una testimonianza della nostra resilienza e capacità di crescita e, in definitiva, diventare versioni migliori di noi stessi.
Del resto, un noto proverbio recita: sbagliando si impara.
Commettendo errori facciamo nuove esperienze, il verbo “errare” significa anche viaggiare; errante è colui che sbaglia ma anche chi vaga, chi si allontana dal sentiero, il pellegrino che lascia la strada nota e sa cosa lascia e non sa quel che trova, chi esplora nuove soluzioni a problemi noti, qualcuno che esplora nuove possibilità.
Quindi non temiamo di sbagliare, anche perché gli errori ci rendono più umani e più gradevoli agli occhi degli altri.
Un amico pasticcione è sempre molto più simpatico di un rompiscatole che sa tutto, e questa è una regola che ci porteremo dietro dai tempi della scuola fino alla vecchiaia.
E per finire ricordo un detto di Oscar Wilde: “Il miglior modo per rimanere giovani è continuare a fare gli errori di gioventù”.
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