L’intelligenza artificiale è una nostra amica? – l’era delle I.A.

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L’intelligenza artificiale (I.A.) è una nostra alleata oppure è un’insidia per noi? L’era delle I.A. è iniziata nel 2023, a cosa ci porterà?

di Alberto Aiuto     

La storia dell’umanità è la storia della tecnologia. Il 2023 passerà alla storia come l’anno dell’intelligenza artificiale (IA) che fino a pochi anni fa era confinata nei film e nei libri di fantascienza e guardata con sospetto. Poi è divenuta sempre più familiare.

Prima timidamente, poi sempre più impetuosamente, l’Intelligenza Aartificiale si è fatta strada a livello planetario. Ormai è ovunque.

L’intelligenza artificiale – come viene usata l’IA dalle persone?

Nei media, nelle conversazioni quotidiane, al bar o in un taxi, la discussione passa dalle previsioni su come già oggi ci sorveglia, su come cambierà la nostra vita, sui posti di lavoro che l’intelligenza artificiale eliminerà nei prossimi anni.

Diventa difficile pensare ad un’area della nostra vita che non sarà presto influenzata dall’IA.

Probabilmente solo la scrittura ha generato analogo stupore e timore reverenziale.

La scienza moderna ha cambiato molte convinzioni dell’uomo. Nella metà del ‘500, Copernico e Galilei svelarono che l’uomo non è al centro dell’universo.

Nel 1859, Charles Darwin rovesciò la concezione antropocentrica, togliendo all’uomo l’illusione di non appartenere al regno animale.

Agli inizi del XX secolo, Freud con la scoperta dell’inconscio affermò che l’Io è costretto a subire le pulsioni dell’inconscio senza poterle controllare.

Oggi l’uomo sta subendo una quarta umiliazione: l’IA può superare l’intelligenza umana.

La storia è iniziata circa 20 anni fa, quando un computer sconfisse il campione del mondo di scacchi Kasparov ed è divenuto invincibile.

Da allora la tecnologia è avanzata a ritmo esponenziale e già adesso ci conviviamo in modo inconsapevole.

Pensiamo ad esempio ad Alexa che ci aiuta a svolgere numerose azioni semplici; agli algoritmi che propongono spettacoli aderenti ai nostri gusti; al controllo passaporti effettuato con il riconoscimento facciale; al suggerimento di modi di dire o parole quando scriviamo sul telefonino; alle proposte pubblicitarie strettamente collegate ai nostri interessi; alla possibilità per le aziende di individuare i migliori candidati ad un lavoro che verranno poi contattati ed eventualmente assunti.

La strada è dunque tracciata, anche se facciamo fatica ad accettare la nuova realtà.

L’intelligenza artificiale. Di cosa parliamo

L’intelligenza artificiale. Di cosa parliamo
L’intelligenza artificiale. Di cosa parliamo

Intelligenza artificiale” è uno strumento molto complesso con cui la nostra intelligenza naturale può interagire candidata a sostituirci in molti compiti ripetitivi e a basso valore aggiunto.

 

L’importante sarà integrare le macchine nelle nostre vite. La responsabilità resta e sarà per sempre umana. L’unica certezza è che l’IA non è intelligente.

Abbiamo usato il termine sbagliato. È uno strumento che supporterà e amplificherà il nostro raggio di azione.

Questo accadrà in tutte le attività umane. Ormai siamo arrivati ad due possibili sviluppi: quello di un uomo “potenziato” dalla tecnologia o quello di una presa del potere da parte di algoritmi specializzati nell’intelligenza artificiale.

Entrambi suscitano timore: ci spaventa la nostra incapacità di padroneggiare le cause e gli effetti, il delirio di onnipotenza tecnologica, che può sfociare in un potere assoluto, senza freni.

Il pericolo è la sostituzione del mondo reale, delle identità e della natura e tutto ciò che lo costituisce: la storia, il pensiero, la vita, la presenza, il corpo, la natura.

Peraltro già oggi nella realtà virtuale (es. nei videogiochi) è sparito il dolore o la gioia o altre sensazioni dei personaggi a parte l’espressione facciale o un urletto, programmati dall’algoritmo.

Il segreto di un buon utilizzo della IA non è quindi lo sfruttamento fine a sé stesso del suo potenziale, ma è saper trovare il giusto equilibrio.

L’intelligenza artificiale. I vantaggi nella vita di tutti i giorni

L’intelligenza artificiale. I vantaggi nella vita di tutti i giorni
L’intelligenza artificiale. I vantaggi nella vita di tutti i giorni

L’intelligenza artificiale è come il Rinascimento: potrà rimodellare il regno mentale. Può essere un amplificatore del potenziale umano. Non per niente Umberto Eco sosteneva che l’uomo colto non è colui che sa molte cose, ma quello che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui gli serve e in due minuti.

Quindi l’IA non solo ci metterebbe nella situazione di essere tutti colti, ma di più, una volta che ci porge l’informazione ci aiuterebbe anche ad utilizzarla al massimo livello di efficacia. Cambierà (e sta già cambiando) il nostro modo di lavorare e di vivere. La rivoluzione è epocale e dobbiamo esserne consapevoli, indietro non si torna.

Mentre ci scorniamo su temi ormai superati (fascismo, antifascismo, nazismo, stalinismo, anni di piombo), in silenzio, nei centri tecnologici e finanziari, si decidono le sorti dell’umanità senza consultare nessuno.

Bioetica, intelligenza artificiale, neuroscienze, transumanesimo, ricerca farmacologica, impatto sociologico dell’uso massiccio o addirittura unico delle macchine nella produzione, fine del lavoro, reddito di cittadinanza universale, criptovalute.

Esistono campi, magari lontani dai riflettori, dove ci si attende molto dall’intelligenza artificiale. Ad esempio, nella ricerca scientifica potremmo affidare grandi dati da studiare alle macchine per accelerare il progresso in determinati campi.

Questo non vuole dire demandare le scelte alle macchine: Thomas Edison impiegò quasi due anni a provare circa 1.500 materiali da mettere dentro i bulbi vuoti delle lampadine prima di trovare, con il tungsteno, un candidato utile a non farle esplodere prima di 24 ore.

L’intelligenza artificiale. Gli svantaggi che possono derivare dall’IA

L’intelligenza artificiale. Gli svantaggi che possono derivare dall'IA
L’intelligenza artificiale. Gli svantaggi che possono derivare dall’IA

L’invenzione della stampa fece piazza pulita dei monaci amanuensi. La nuova intelligenza minaccia di eliminare non solo milioni di professionisti ma anche di professioni.

Non sparirebbero soltanto, giornalisti, copywriter e creatori di testi ma anche analisti, business manager e addirittura CEO, architetti, ingegneri, analisti finanziari.

Infatti il software è in grado di programmare piani marketing e finanziari, esaminare milioni di dati con responso quasi immediato, sostituire l’uomo in tutti i ruoli intellettuali. Resisteranno invece benissimo i lavori manuali. Tra questi, muratori, idraulici, cuochi, baristi, badanti, etc.

Inoltre, il software si migliora da solo dialogando con noi uomini, quindi abbiamo di fronte un’app che non solo ubbidisce ma pensa per conto suo.

E un software cosí autonomo, potrebbe un giorno stufarsi di ubbidire, potrebbe iniziare una guerra nucleare di sua iniziativa. Quindi, piuttosto che insegnargli di tutto, avrebbe bisogno che gli si insegnasse un codice morale.

Più seriamente bisognerebbe pensare ad una legislazione condivisa su limiti e usi e sappiamo che non arriveremo mai a questo. Per questo è ancora più urgente un piano politico per tutelare i lavoratori.

L’intelligenza artificiale. Il moderno Frankenstein.

L’intelligenza artificiale. Il moderno Frankenstein.
L’intelligenza artificiale. Il moderno Frankenstein.

L’umanità avrà tre opzioni principali: confinare l’intelligenza artificiale, collaborare con l’intelligenza artificiale o rimettersi ad essa.

ll mondo è nostro perché nessun’altra specie riesce a trasformarlo come facciamo noi.

Non si può essere contro le tecnologie. Hanno reso il mondo migliore. Le potenzialità dell’IA sono enormi.

 

Il rischio è che l’IA diventi troppo avanzata e autonoma, raggiungendo un livello tale da non essere più controllabile dall’uomo, o che possa essere utilizzata con intenzioni malevole, come creare virus informatici, armi o notizie false per manipolare le opinioni pubbliche.

Diventa dunque sempre più attuale il tema affrontato in un romanzo di Mary Shelley scritto nel 1818: la responsabilità morale dell’uomo nei confronti delle proprie creazioni e delle sue azioni.

Frankenstein è il simbolo degli effetti negativi di una scienza utilizzata senza saggezza e responsabilità. Il suo romanzo ci ricorda le molte sfide etiche e morali che dovremo affrontare se vorremo continuare a percorrere la strada dell’innovazione.

Nel nostro caso il rischio è che la crescita rapida ed espansiva dell’IA comporti la decrescita dell’Intelligenza Umana, delle sue connessioni vitali e mentali con la storia, con la tradizione, con il linguaggio, con la capacità di progettare il futuro e governare i cambiamenti; la ritirata del pensiero, il declino dell’arte e delle facoltà naturali, socievoli, lessicali e intellettuali dell’uomo e il calo progressivo e allarmante del Quoziente Intellettivo.

Cosa che certamente aumenterà ancora di più il gap generazionale.

L’IA siamo noi, l’abbiamo creata noi, la vivremo noi. Giusto dunque il dibattito in atto sul cambiamento, in tutti gli angoli del globo, del nostro modo di vivere il tempo, di conoscere, di relazionarci tra noi.

Meno comprensibile il vedere il bicchiere mezzo vuoto. In fondo si è inventato il codice della strada, si sono disciplinati i tempi del lavoro umano nella fabbrica, si sono decise regole per determinare lo sviluppo urbanistico delle città.

Più banalmente in Europa abbiamo accettato il formato del foglio A4.  L’intelligenza artificiale sta cambiando le regole del senso umano, così come nel passato fecero prima il linguaggio come prodotto dell’evoluzione biologica e poi la scrittura come suo prolungamento nell’evoluzione culturale. Non dovremmo pensare al dualismo “o noi o la tecnologia”.

Abbiamo il dovere di essere fiduciosi, ottimisti, dobbiamo avere il dovere di dimostrare che la convivenza è possibile.

Anche addirittura questa convivenza è utile, addirittura forse decisiva per il futuro.

Purtroppo (o per fortuna), lo sviluppo accelerato della IA è destinato a subire ulteriori salti evolutivi.

Basti pensare alla scarsa attenzione che sta assumendo il metaverso, nato solo qualche anno fa.

Già oggi si parla di Intelligenza Artificiale “generativa” e “generale”. Ma di questo parleremo in seguito.

Alberto Aiuto

Tempo di lettura: 3’40”

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